Quante partite vale una vita? di Lorenzo Mondo

r PANEALPANE Quante partite vale una vita? Emmmmm come una ciliegina sulla torta o, per stare più vicini a una realtà tutt'altro che zuccherosa, come un foruncolo sulla gobba. Parlo della intempestiva decisione del questore di Messina che ha proibito l'ingresso nei campi di calcio ai cinque tifosi accusati di avere provocato la morte di un ragazzo sul treno Siracusa-Roma. La storia si trascina da una settimana, sfilacciando l'orrore e la rabbia provati domenica scorsa all'arrivo della notizia. La notizia è riconducibile a pochi dati essenziali. Il solito treno invaso dagli ultras che insozzano e sfasciano gli scompartimenti, maltrattano passeggeri e controllori, aizzano nelle stazioni le bande di parte avversa che rispondono con il lancio di pietre, senza ìinunciare alle bottiglie Molotov. Al sicuro stanno soltanto i macchinisti sulla locomotiva blindata, che qualche volta, mi immagino, proveranno una voglia matta, come l'anarchico di Guccini, di scaraventare quel treno di bruti fuori dai binari. Soltanto che, domenica, un povero ragazzo finito nella bolgia è stato percosso per futili motivi, è stato braccato e terrorizzato fino a cercare scampo fuori dal finestrino e sotto le ruote del treno. Tolto l'epilogo raccapricciante, non è un caso isolato. Il ministro Costa ha rivelato infatti che certe trasferte costano allo Stato, ogni anno, tre miliardi e passa di danni. Capite, mentre con ritardi indegni di un Paese civile si sta progettando un piano per l'alta velocità nelle lumacose ferrovie italiane (che servirebbe fra l'altro a tonificare l'economia) dobbiamo ancora vedercela con il fenomeno unico, ed endemico, dei pendolini della delinquenza. E il contribuente, spremuto dalle tasse al limite dell'intollerabile, viene a sapere che gli tocca anche contribuire ai viaggi dispendiosi di chi ha bisogno di drogarsi con una partita di calcio. I rimedi proposti sono risibili, come l'assicurazione imposta alle società sportive, le quali non ammetterebbero mai le loro responsabilità e non potrebbero del resto accollarsi le colpe di torme autogestite. Quando il problema resta banalmente quello dell'ordine pubblico, di porre un freno a una delle tante maligne ^jscrescenze che serpeggiano lungo la Penisola. Non aiuta alla bisogna la discrezionalità oracolare di una magistratura che, nel caso specifico, tiene dentro i due minorenni e mette in libertà i tre maggiorenni, discettando con eleganza tra omicidio colposo e omicidio preterintenzionale. Magari con il soccorso di una pseudosociologia giustificazionista che, facendo tabula rasa di libero arbitrio e responsabilità personale, tira in ballo la povertà, la cattiva educazione e persino le baraccopoli del terremoto. Ma qui c'è un morto, forse afflitto dagli stessi handicap sociali, anche se non tifoso, che chiama giustizia. Un cittadino normale, doppiamente offeso dai primi atti «riparatori», ed è una tragica ironia che essi siano dovuti in base alle leggi e alle consuetudini vigenti. Torno alla grottesca ordinanza del questore di Messina. A uno dei teppisti, perché recidivo, sarà chiuso lo stadio per tre anni, agli altri quattro, per due. Mi chiedo, incuriosito, se il dosaggio di calcio, se l'astinenza dall'applauso o dall'invettiva sugli spalti di uno stadio siano comparabili in qualche misura con la vita di un uomo. Mi trovo a computare quanti anni o mesi di privazione siano proporzionati a una eventuale tortura o mutilazione prima dell'ammazzamento. Oggi, su tutti i campi di calcio dove giocheranno squadre siciliane (solo nella terza Italia vaticinata da Bossi?) sarà osservato un minuto di silenzio. Con qualche impazienza, prima del fischio liberatore. Perché lo spettacolo deve continuare, anche se l'attore muore recitando, anche se il trapezista precipita. Peccato che la pratica di stoicismo venga imposta anche agli spettatori, anche a chi è fuori scena e ignaro della partita. Nello sgangherato circo Italia ci tocca vedere anche questa. Lorenzo Mondo ido j

Persone citate: Bossi, Guccini, Molotov

Luoghi citati: Italia, Messina, Roma, Siracusa