Per Andreatta «è l'ora del raid » di Andrea Di Robilant

Per Andreatta «è Para del raid Per Andreatta «è Para del raid » Il Papa: fermate la strage, a ogni prezzo PIÙ'VICINO L'INTERVENTO CON il cuore spezzato sono costretto a evocare davanti a voi la carneficina avvenuta a Sarajevo: mani criminali continuano sistematicamente a distruggere e a massacrare. Supplico gli autori di atti così indegni di porre termine a questi crimini: ne dovranno rispondere a Dio». Così Papa Giovanni Paolo II ieri sera al microfono di Radio Vaticana. E se i responsabili non si fermeranno, allora il Pontefice scongiura la comunità internazionale «a fare di tutto, anche al prezzo dei più grandi sacrifici», per arrivare a un cessate-il-fuoco. Sua Santità esorta i leader politici a valutare una azione di forza in Bosnia. E questa volta anche il governo italiano, che non sembra avere dubbi sull'identità dei responsabili, si schiera a favore di un'intervento militare. Domani a Bruxelles il ministro degli Esteri Andreatta appoggerà l'ipotesi, da tempo sul tappeto, di bombardare con aerei della Nato le postazioni serbe che tengono nel mirino la capitale bosniaca. Il trasferimento della 526a squadriglia di caccia F-16 della Us Air Force da Ramstein alla base di Aviano è stato completato ieri e tutto è pronto per far scattare l'operazione. Le dichiarazioni di innocenza diffuse ieri sera da parte serba non sono apparse credibili alla Farnesina. «In base alle prime valutazioni del comando Unprofor», ha dichiarato il ministro, «la matrice del bombardamento odierno non sembra dubbia. Chiederò dunque ai colleghi dell'Unione europea di proporre, in assenza di un credibile impegno ad arrestare gli attacchi su Sarajevo, misure concrete di reazione al fine di far cessare bombardamenti come quello odierno». Andreatta ha anche annunciato l'invio di un'equipe di chirurghi a Sarajevo (chirurghi pedia¬ tri, maxillo-facciali, chirurghi di guerra) che sarà operativa la settimana prossima. La notizia dell'eccidio è arrivata alla Farnesina mentre la diplomazia italiana lavorava da diversi giorni all'ipotesi di un dialogo diretto tra croati e musulmani. La visita del ministro degli Esteri croato Granic a Roma giovedì sembrava aver rafforzato questa possibilità. E Granic aveva proposto, per avviare queste trattative, un incontro al vertice tra Tudjman e Izetbegovic da tenere a Roma. Ai musulmani l'ipotesi di un incontro al vertice era parso prematuro e avevano proposto, in alternativa, di cominciare con un incontro tra i due ministri degli Esteri mercoledì a Ginevra. Alla Farnesina la speranza che questa pista possa portare a qualche frutto non è svanita ma è chiaro che l'eccidio di ieri ha improvvisamente complicato la partita. E fonti diplomatiche non escludono che l'intensificarsi del fuoco serbo su Sarajevo dei giorni scorsi sia da collegare al cauto avvicinamento tra croati e musulmani. «A questo punto le ipotesi sono due», dicono alla Farnesina. «O il massacro di ieri avrà l'effetto di spingere Izetbegovic a superare le residue incertezze e a imboccare la strada del dialogo con Tudjman, oppure avremo l'effetto contrario: un ulteriore irrigidimento bosniaco». Andrea di Robilant

Luoghi citati: Aviano, Bruxelles, Ginevra, Roma, Sarajevo