Silenzio o imbarazzate risposte al Comune e alle Soprintendenze a chi chiede notizie dell'arto

Silenzio o imbarazzate risposte al Comune e alle Soprintendenze a chi chiede notizie dell'arto Silenzio o imbarazzate risposte al Comune e alle Soprintendenze a chi chiede notizie dell'arto Il braccio di Pepe, chi l'ha visto? Rimosso per restauri, nessuno sa dov'è finito Il monumento al generale calabrese Guglielmo Pepe, distrutto in piazza Maria Teresa il 24 agosto 1989 da un automobilista e ricostruito il 21 settembre 1991 grazie a 50 milioni offerti dalla Cariplo, è di nuovo mutilato. Questa volta ha «perso» il braccio destro, puntato al cielo per additare l'avvenire d'Italia. E per il momento non si riesce a sapere dove quel braccio sia finito e in che stato si trovi. Sia il Comune, proprietario della statua, sia le Soprintendenze sono per ora avari di risposte. «Il braccio è sparito un paio di settimane fa», spiega l'antiquario Giliberto Zabert, che ha negozio in piazza, a pochi passi dalla statua. Un atto di vandalismo? I cocci dove sono finiti? «Non mi risulta siano stati i vandali a mutilare la statua», prosegue Zabert. «Pare comunque che il braccio stesse per cadere. Sono venuti a rimuoverlo alcuni che sono sembrati restauratori». Hanno lasciato un moncherino, che solo da un paio di giorni è stato fasciato con un telo plastico di fortuna. Ma erano restauratori del Comune o delle Soprintendenze? «Noi non ce ne occupiamo», assicura l'architetto Giorgio Fea della Soprintendenza ai Beni architettonici. «L'intervento non è di nostra competenza. Perché ci siamo divisi i compiti con la Soprintendenza ai Beni artistici. Per quanto riguarda i monumenti noi ci occupiamo dei piedistalli e loro delle opere statuarie». Ai Beni artistici la soprintendente Sandra Pinto è «fuori Torino per servizio» e in sua assenza vige la consegna di un cortese ma fermo silenzio. «Però al Comune qualche cosa ne sanno dice Fea - perché alcuni giorni fa qualcuno ci ha telefonato per chiedere informazioni». Agli uffici tecnici del Comune la segretaria dell'ingegnere capo Franco Pennella crolla dalle nu¬ vole, ma interroga volentieri il coordinamento civico Beni monumentali. Dopo ore annuncia: «Sì. forse quel braccio l'abbiamo preso noi del Comune. Dovrebbero averlo portato a restaurare da qualche parte. Ma al momento non sapremmo dire dove». Così per ora si può solo supporre che il restauro sia stato affidato a quegli stessi «tecnici dei laboratori comunali» che ricostruirono il monumento due anni fa. Il lavoro ha resistito appena 28 mesi. Nonostante gli onori che gli vennero tributati. La statua risanata fu inaugurata dal Presidente della Repubblica Cossiga e venne celebrata dall'edizione di un libro, frutto di una ricerca promossa dagli ex allievi della Nunziatella, la gloriosa scuola militare napoletana che il giovanissimo Guglielmo Pepe frequentò fra il 1797 e il 1799. Pover'uomo, ha avuto più coraggio che fortuna. Nato a Squillace nel 1783, nel 1799 divenne ufficiale. Si battè contro i Borboni per la Repubblica Napoletana, poi dal 1821 per le libertà costituzionali, quindi nel 1848 per liberare Venezia dagli austriaci. Conobbe il carcere e sfuggì al patibolo solo con l'esilio. Morì nel 1855, in una Torino indifferente. Camillo Cavour ricorda che la partecipazione ai funerali «fu eccessivamente misurata». A ricompensare il generale Pe¬ pe fu solo l'amore della moglie, Marianna Coventry. Fu lei a volere quel monumento, per ricordare con il marito gli immigrati caduti per l'Indipendenza italiana. L'opera fu affidata allo scultore Stefano Butti ed eretta nel 1858 nel Giardino dei Ripari, ora aiuole Balbo, prima di essere spostata nel 1872 dove si trova. Maurizio Lupo li braccio destro che il generale Guglielmo Pepe levava al cielo fino a poche settimane fa è scomparso. A 28 mesi dall'ultimo restauro è rimasto un moncherino che ha trovato protezione solo nei giorni scorsi, avvolto da un telo

Luoghi citati: Italia, Squillace, Torino, Venezia