Mezzo miliardo per i bimbi di Bosnia
Si crea un fondo per ricoverare i piccoli feriti con i loro famigliari in ospedali italiani Si crea un fondo per ricoverare i piccoli feriti con i loro famigliari in ospedali italiani Mezzo miliardo per i bimbi di Bosnia La Compagnia del S. Paolo chiede il concorso di tutti Torino chiama Bosnia: aiutiamo quei bambini che, ogni giorno, tentano di sopravvivere alla guerra, aiutiamo le loro famiglie. L'appello viene dalla Compagnia del S. Paolo che è parte rilevante del grande istituto di credito che tutti conosciamo. Non è più tempo di stare alla finestra: la solidarietà, uno dei fondamenti istituzionali del S. Paolo, deve trovare eco e concretezza. L'appello va oltre i confini cittadini: Torino chiama Bosnia e tutti gli italiani. Dice Torino, ossia il S. Paolo e quanti altri si accoderanno all'iniziativa: diamoci da fare, basta con gli orpelli delle parole che solleticano l'epidermide della sensibilità collettiva. Il problema è grosso: laggiù cascano le bombe e sembrano avere come obiettivo maledetto i più innocenti, i bambini, appunto. Che fare? Il S. Paolo stanzia, per cominciare, mezzo miliardo. Non sono soldi che andranno in Bosnia dove la solida¬ rietà stenta ad arrivare sotto qualsiasi forma, specialmente se si tratta di quattrini. Questo primo intervento vuol essere l'inizio di un fondo al quale tutti possono dare un contributo: enti pubblici e privati, associazioni e istituzioni. E' l'anello di una catena che si spera lunga e tenace perché sta attorno a un progetto: ogni lira andrà a garantire assistenza a chi, ferito e bisognoso di cure, dovrà essere ricoverato, sistemato presso ospedali o cliniche specializzate a Torino e fuori Torino. Bambini malati, feriti, saranno curati con l'assistenza dei famigliari. E resteranno fra noi bambini e famigliari, fino a quando le sorti dei loro luoghi d'origine non saranno restituiti alla normalità e alla pace. E' stata già assicurata la collaborazione della Croce Rossa internazionale e del ministero degli Esteri. E' necessario che un po' tutti mettano una mano sul cuore e una alla borsa: se si vuole che la catena abbia gli anelli necessari a saldare l'ap¬ pello in un progetto «nostro», com'è nella tradizione subalpina che bada al sodo e alle finalità. Progetto, quindi, che non si deve fermare ai lacrimosi commenti che seguono l'apparire, sulle reti televisive, delle tragiche sequenze sui dolori di un Paese impazzito e in preda alla più feroce violenza. Ecco il numero al quale telefonare per informazioni e soprattutto per adesioni: 011/5551. Siamo presi da mille problemi, l'affanno per la crisi che colpisce intere famiglie in una parentesi di recessione industriale potrebbe indurre molti ad un egoismo fuori luogo; sappiamo tuttavia che fenomeni esterni alle nostre quotidiane tribolazioni hanno sempre mobilitato quella che osiamo definire una solidarietà sincera, spontanea e fatta di piccoli e grandi contributi. C'è da ospitare eventuali vittime, c'è da dare un segnale, trattenuto finora sulla soglia della chiacchiera. [p. p. b. ] I bimbi di Mostar, vittime innocenti della guerra fratricida A loro è rivolto l'appello lanciato dalla Compagnia del San Paolo
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