«Ferlaino paghi e vada» di Marco Ansaldo

«Feriamo paghi e vada» «Feriamo paghi e vada» Duri il sindaco eMatarrese NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Abbiamo provato a sfrondarla dei bizantinismi e di quella terminologia ragionieristico-bancaria alla quale purtroppo ci dovremo abituare, ma la situazione del Napoli, come l'hanno raccontata ieri il sindaco Bassolino e il presidente della Federcalcio Matarrese, rimane il grande pastrocchio che era prima del pubblicizzatissimo summit. La novità, se la vogliamo considerare tale, è che l'istituzione politica e quella sportiva concordano su un punto al quale il popolino era arrivato da tempo senza troppi studi: «Ferlaino se ne vada senza pretendere nulla». Questo è il paletto fissato perché si muova al salvataggio il contorno poliforme di banche, enti, federazioni che si sono allertate come i cani San Bernardo in prossimità di una valanga. Corrado Ferlaino, l'ingegnere con la passione dei motori, il dirigente imprescindibile degli ultimi cinque lustri, è stato messo con le spalle al muro. «Da una situazione del genere non si può uscire indenni e lui dovrà infliggersi qualche ferita se non vuol morire», ha detto Matarrese che da ragazzo ha visto molti western. Ma l'Ingegnere, alla sua età, non è incline alle cure drastiche. Infatti in serata si è sparsa la voce di un rinvio di 24 ore dell'assemblea di lunedì nella quale avrebbe dovuto rispondere alle parole, anche dure, del sindaco e del presidente federale. Qualcuno dice che una pausa può essere importante perché potrebbero crearsi novità: addirittura che Ellenio Gallo, il presidente di cartapesta, prenda coraggio e acquisti metà del pacchetto azionario. Ma spostare il tempo delle decisioni appartiene al vecchio modo di gestire, che ha portato al Napoli un deficit inspiegabile: 85 miliardi. Il problema, riassumendo quasi due ore di colloqui nel palazzo di S. Giacomo, è questo. «Il primo punto - ha spiegato Bassolino - è dare un respiro immediato alla gestione e permetterle di finire senza problemi la stagione; il secondo è aprirla a una situazione che invogli altre forze a rilevare la società perché altrimenti tra cinque mesi ci ritroveremmo sull'orlo del baratro». Come ottenere gli obiettivi? Uno si può considerare risolto. Il Banco di Napoli (e presto anche gli altri istituti di credito) congelerà fino a giugno le proprie pretese e solo da quel momento partirà un piano di graduale rientro delle esposizioni del club. L'operazione dunque potrebbe estendersi per quattro, cinque, sette anni: una dilazione che non è sempre concessa alle aziende in crisi e ancor meno a chi non paga la rata del mutuo sulla casa. Senza l'assillo delle cambiali in scadenza, il Napoli cercherebbe poi i 35 miliardi che servono per pagare gli stipendi, i fornitori e per campare fino a giugno. Gli indiscreti sussurrano di un progetto che in città non vedevano dai tempi del piano Marshall: 15 miliardi arriverebbero anticipando le quote del contratto con la Rai, con Telepiù e gli altri crediti di Lega; 10 miliardi li darebbe in un'unica soluzione il nuovo sponsor, che la Lega stessa troverebbe; gli altri dieci miliardi li metterebbero Ferlaino, Gallo e gli altri azionisti. E qui avvertiamo il primo scricchiolio. Il secondo fortissimo l'abbiamo percepito quando Bassolino e Matarrese hanno dichiarato che Ferlaino dovrebbe andarsene «rinunciando a qualcosa». Al pagamento delle azioni? No, perché l'attuale padrone ha già detto che le regalerà. E allora? «Non dica che regala la società quando chi viene dovrebbe far fronte a un indebitamento che scoraggia qualsiasi forza nuova a intervenire. Se regala il Napoli lo regali davvero», ha detto il presidente federale, spalleggiato dal sindaco («Ferlaino vuole lasciare? Mi sembra giusto che lo faccia»). In pratica si chiede all'imprenditore e al suo sodale Gallo di contribuire a ridurre il deficit prima di andarsene senza ricevere una lira. Per Ferlaino il tutto si tradurrebbe nella rinuncia a una ventina di miliardi dei 35 che il Napoli deve alla Gis, una società che l'Ingegnere possiede e che ha costruito il faraonico e inutilizzato centro sportivo della Marianella. L'assurdo è che il maggior creditore del club ne sia anche l'azionista n. 1. Una storia che si presta ai cattivi pensieri. Bassolino e Matarrese (assistiti da un Nizzola che non ha voluto aprir bocca, quasi fosse in dissenso) hanno fatto capire che se Ferlaino rinuncia a quei soldi e mantiene fede alla sua parola, andandosene, tutto il piano di salvataggio potrà partire e concludersi magari con successo. Altrimenti verrebbero a mancare «le garanzie verso tutti coloro che in questo momento si adoperano per la salvezza della società» e banche, Federcalcio e Comune si ritirerebbero lasciando il Napoli al proprio destine. Le prime reazioni non sono state positive. Vedremo se cambierà qualcosa nelle prossime ore quando Matarrese e Ferlaino si parleranno. «Qui è in ballo l'ordine pubblico perché se non si salva il Napoli succede la rivoluzione», ha tuonato in Consiglio comunale Alessandra Mussolini. A Matarrese, che tra 11 giorni ci deve portare la Nazionale per l'amichevole con la Francia, non mancava che questo. Marco Ansaldo L'ingegnere Corrado Ferlaino

Luoghi citati: Francia, Napoli