Toro e Napoli, o si cambia o si chiude di Claudio Giacchino

Si lavora ai piani di salvataggio delle due società, ma le difficoltà sono ancora molte Si lavora ai piani di salvataggio delle due società, ma le difficoltà sono ancora molte Toro e Napoli, o si cambia o si chiude Valutato il club granata, ma la cifra è top secret E MAI PIÙ' MANAGER DASSALTO LE drammatiche situazioni di Napoli e Torino hanno un denominatore comune. Si spera, sull'una e sull'altra sponda di quel fiume impetuoso gonfiato dai debiti dei due club, che Feriamo e Goveani tolgano presto il disturbo. Qui non si tratta di ingratitudine dei tifosi, c'è purtroppo qualcosa di più grave. Si fa strada l'idea che il comportamento dei due dirigenti non sia stato al di sopra di ogni sospetto, nel pilotare le società. Si tratta di due situazioni molto diverse, intendiamoci. Il pauroso deficit partenopeo ha in Ferlaino un chiaro colpevole nella conduzione velleitaria del club. E questo è notorio. Ma c'è anche un aspetto oscuro, in quanto Ferlaino risulta tra i maggiori creditori del club come socio occulto della società chiamata a costruire il nuovo complesso sportivo del Napoli. Goveani in un solo-anno di presidenza granata non ha certo potuto combinare i disastri imputati a Ferlaino, anzi formalmente ha ridotto le spese del club già dissestato. Ma molte sue iniziative, già se ne è parlato ieri, lasciano supporre che anche lui, pur in misura più contenuta del collega napoletano, abbia cercato di trarre vantaggi dalla sua posizione. Ferlaino e Goveani, l'uno al Sud e l'altro al Nord, sono uomini con i quali il calcio non sente davvero più bisogno di convivere. Uno sport che muove tante passioni e tanti denari, se vuole superare la crisi e incamminarsi bene verso il 2000, deve essere guidato da dirigenti oculati, non da manager d'assalto. Perciò non sono soltanto le tifoserie interessate, oggi, a invitare Ferlaino e Goveani a passare la palla ad altri, [g. ro.] TORINO. Che venerdì denso di avvenimenti per il Torino. Il perito ha stabilito quanto vale la società granata e la prossima settimana coloro che vogliono comprare il club potranno cominciare le trattative con il curatore fallimentare. Intanto Goveani ha telefonato a Giribaldi: il presidente e l'aspirante suo successore si vedranno in Costa Azzurra martedì o giovedì; dall'esito dell'incontro, se cioè il Notaio avrà strappato una sorta di buona uscita, dipende la celerità del passaggio di consegne. Comunque Giribaldi non è il solo pretendente: in lizza c'è sempre Gian Marco Calieri. E può entrarvi chiunque sia disposto a mettere mano al portafogli. Essendo la trattativa una sorta di asta, chi offrirà di più sarà il nuovo padrone: indipendentemente, e ciò non è prospettiva tranquillizzante, dalle garanzie, diciamo così calcistiche, che può vantare. Ma, andiamo per ordine. Quanto vale il Toro? Lo sanno soltanto tre persone: il dottor Vitaliano De Gennaro, il giudice Massimo Macchia, il curatore fallimentare Pietro Aime. De Gennaro è il perito che ha valutato la società granata. Dichiara: «Sono vincolato al segreto, a ogni modo tutte le cifre che ho letto sui giornali relative al valore del Torino (i quotidiani hanno scritto di 10-12 miliardi, ndr) sono campate in aria. Per eccesso o per difetto? Non posso dire niente... No, non avete alcuna possibilità d'azzeccare la cifra, nemmeno alla lontana». Il giudice Macchia, al quale De Gennaro ieri pomeriggio ha consegnato la perizia, afferma: «La cifra fissata dal perito non sarà comunicata nemmeno ai commercialisti di chi è interessato a comprare il club. Tocca a loro presentare un'offerta, guai se sapessero già qual è la nostra richiesta». Il dottor Aime, come sempre, tace. La trattativa. La condurrà Aime e la cifra indicata dal perito sarà la base di partenza. Il curatore mira a un solo obiettivo: strappare quanti più miliardi possibile. Serviranno per risarcire i creditori di Borsano. Ecco, proprio questa necessità di spuntare la massima offerta (necessità di tutti i curatori fallimentari) esclude l'aspetto morale: ossia, chiunque può diventare padrone del Toro. Il rischio che la società finisca in mano a chi vuole solo farne una speculazione, arricchendosi su di essa, quindi esiste. Oddio, se guardiamo al recente passato torinista, non sarebbe nemmeno una grande novità... I tempi. Impossibile pronosticare quanto durerà la trattativa. Determinante sarà la condotta di Goveani. Gli sono state sequestrate le azioni del Toro, ma rimane pur sempre lui il presidente. Chi vuole comperare deve, volente o nolente, passare attraverso il Notaio, trovare un accordo perché questi si faccia da parte. Trovato l'accordo, trovato il nuovo padrone granata. Diversamente, le cose andranno per le lunghe, potrebbero trascinarsi all'infinito o quasi. Se Goveani fa resistenza, il curatore, per sbloccare la situazione e consegnare il Toro a chi ha presentato un'offerta congrua, deve chiedere la cosiddetta «revocatoria»: cioè, che il giudice revochi le azioni al Notaio. Però, quest'ultimo ha facoltà d'impugnare il provvedimento e la vertenza giudiziaria durerebbe da 5 a 8 anni. «Logicamente, in tal caso - spiegano gli esperti - il Torino scomparirà». In questo caso però anche il Notaio resterebbe a bocca asciutta: dunque, non conviene neppure a lui la lotta senza quartiere. L'incontro. Insomma, Goveani, come dice il giudice Macchia, «ha sempre un forte potere contrattuale». Non è riuscito a formare una cordata che gli desse i miliardi per continuare a essere presidente e non può certo reggere la concorrenza di Giribaldi. Inoltre i tifosi non lo vogliono più vedere, sono pronti alla «contestazione dura», allo stadio e fuori. L'unico obiettivo del Notaio: sfruttare il «potere contrattuale» per ottenere una buona uscita. Secondo indiscrezioni, intenderebbe chiedere a Giribaldi 5 miliardi. Sempre stando alle indiscrezioni, Giribaldi non vuole scucire una lira: ma è scontato che qualcosa dovrà corrispondere. Ecco quindi che diventa decisivo l'incontro sollecitato da Goveani, e dal suo aspirante successore subito accordato ieri, nel corso di una cordiale telefonata. Si troveranno martedì o giovedì, a Montecarlo o a Nizza, dipende solo dalla salute di Giribaldi: il miliardario soffre da una settimana alla gola, è quasi afono. Giribaldi. Professa ottimismo su una rapida conclusione della trattativa, continua a ribadire che vuole il Torino ma senza fare follie: ad ogni modo, dovrà sobbarcarsi una spesa non indifferente, dovendo far fronte, oltre alla richiesta di Aime, anche ai debiti granata, circa 25 miliardi. Un concorrente, Giribaldi, potrebbe averlo in Calieri: l'ex padrone della Lazio sta alla finestra, tempo fa s'è fatto avanti con Aime ricordandogli che è pronto a fare un'offerta e che già un anno fa s'era proposto come acquirente ma Borsano gli aveva preferito Goveani. Claudio Giacchino Goveani andrà a trovare Giribaldi per avere una forma di «buona uscita» E sotto il Vesuvio tanti strani aspetti nel deficit azzurro Luigi Giribaldi (nella foto a fianco insieme con l'attore Bud Spencer) incontrerà la prossima settimana il notaio Roberto Goveani (sopra)

Luoghi citati: Lazio, Montecarlo, Napoli, Nizza, Torino