Acciaio, si è fuso il patto di sindacato Falck di Valeria Sacchi

Acciaio/ si è fuso il patto di sindacato Falck I grandi «soci storici» vogliono costringere a un chiarimento i due cugini Alberto e Giorgio Acciaio/ si è fuso il patto di sindacato Falck La famiglia resta sola, Pesenti e Rocca chiedono nuove strategie RIMPASTI IN SOCIETÀ' MILANO. I grandi azionisti della Falck, fatta eccezione per la famiglia, hanno dato la disdetta al patto di sindacato della società, che scadrà il prossimo mese di giugno. Lo ha annunciato il presidente della società, Alberto Falck. «Per decisione della maggioranza degli azionisti - ha detto Falck -, il patto di sindacato, sottoscritto il 16 dicembre 1991 e la cui scadenza è prevista per giugno 1994 con l'approvazione del bilancio relativo all'esercizio 1993, non verrà rinnovato». Il presidente ha poi aggiunto: «Nell'ipotesi di poter raggiungere su altre basi analogo accordo, sono previste riunioni tra i soci per esaminare punti di convergenza per un nuovo patto di sindacato, di cui si darà notizia in seguito». La decisione del gruppo di soci, che avrebbe in Giampiero Pesenti e Gianfelice Rocca i vessilliferi, nasce dall'esigenza di ridi- scutere strategie e futuro del gruppo siderurgico, gravemente colpito dalla crisi di settore. Una chiarezza che il rosso del bilancio e la risalita dei debiti rendono urgente, ma che la diversità di orientamenti all'interno della famiglia ha finora impedito. Non è un mistero, infatti, che da tempo i cugini Alberto e Giorgio Falck non sono affatto d'accordo sulle scelte di fondo. Giorgio, ingegnere ed esperto d'acciaio, da sempre responsabile delle attività produttive, si oppone allo smantellamento di queste attività. Alberto, già da qualche anno, tenta viceversa di spostare il baricentro della Falck sui servizi, il commercio, le attività finanziarie, l'energia (Sondel). Due punti di vista che, finora, sono andati avanti a colpi di mediazioni e, in definitiva, di non scelle di fondo. Ed è proprio per costringere la famiglia a decisioni nette che i grandi azionisti avrebbero annunciato lo scioglimento del patto. Non solo per questo, naturalmente. Sembra che alcuni di loro, come la Danieli (che è proprietaria del 3%), sarebbero anche intenzionati a cedere la partecipazione. Ma la vera ragione della disdetta è di costringere i due cugini a mettere le carte in tavola. In quest'ottica, è possibile immaginare che Alberto sia sostanzialmente d'accordo con la mos- sa di Pesenti e dei Rocca. E d'accordo sia anche la sorella di Giorgio, Gioia, il cui marito, Carlo Marchi, siede nel consiglio di amministrazione della Falck. Da qui a giugno, insomma, da quel tavolo di cui Alberto Falck parla, potrebbe uscire un diverso assetto di accordi azionari e un preciso piano strategico che non potrà non passare anche per un riassetto finanziario. La società ha infatti chiuso il primo trimestre 1993 con una perdita superiore ai 12 miliardi, scaturita soprattutto dalle svalutazioni effettuate sulle società partecipate per coprirne perdite pari a 70 miliardi. Sempre a fine giugno, i debiti erano saliti a 567 miliardi, di cui 465 verso banche. Non a caso, nel mese di gennaio, Alberto Falck era andato in via Filodrammatici, per cercare consiglio. Chissà che questa disdetta non sia il primo segnale del nuovo «piano Mediobanca» per Falck. La tensione che da qualche tempo serpeggiava tra i soci ha fatto comunque bene al titolo, da qualche tempo al rialzo. Ieri, la Falck ha addirittura esordito ai blocchi con una transazione di 450.000 azioni per un controvalore superiore ai due miliardi. Mentre sul telematico, l'ordinaria ha guadagnato addirittura il 4,85%. Valeria Sacchi Da sinistra Alberto Falck e Giampiero Pesenti due dei soci aderenti al patto di sindacato della Falck

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