Tangentopoli, indaga anche il fisco

La Guardia di Finanza presenta i conti: nel '93 accertata un'evasione da 25.000 miliardi La Guardia di Finanza presenta i conti: nel '93 accertata un'evasione da 25.000 miliardi Tangentopoli, indaga anche il fisco Scoperte mazzette per 810 miliardi ROMA. Le tangenti andavano di pari passo con l'evasione fiscale. Le inchieste sugli scandali, ha rivelato ieri il comandante della Guardia di Finanza Costantino Berlenghi, hanno portato a individuare 1055 miliardi di imponibile evaso, mentre i pagamenti di tangenti accertati ammontano a 810 miliardi. Per trovare i soldi necessari ai pagamenti illeciti i trucchi erano i soliti: fatture false, guadagni non dichiarati, deduzioni di costi non legittime, frodi sull'Iva. Il lavoro della Guardia di Finanza, 430 ispezioni finora, e tutt'altro che finito: prosegue man mano che cadrà il segreto istruttorio sulle successive indagini. Non è chiaro però quanti di questi soldi saranno effettivamente restituiti dai colpevoli. Se da una parte il generale Berlenghi vanta i 25.000 miliardi di imponibili evasi che i suoi uomini hanno scoperto nel corso del '93, dall'altra il segretario generale del ministero delle Finanze, Gianni Billia, spiega che al termine del contenzioso il fisco è riuscito finora a recuperare solo una piccola parte delle imposte evase. Nello stesso '93, questo il dato fornito da Billia, il gettito da recupero di evasione è ammontato a 4000 miliardi circa, pari appena allo 0,8% del gettito totale. Negli anni scorsi si era infatti calcolato che solo il 20-25% delle maggiori imposte contestate ai sospetti evasori si traduceva in effettivo gettito. Per incassare di più, il generale Belenghi ha avanzato ieri una serie di proposte tecniche: per esempio, occorre evitare la formazione di società fantasma, a puro scopo di evasione, che poi risultano insolventi. E certo l'evasione ha grandi dimensioni: Billia sostiene che calcoli precisi sono impossibili, ma si può averne un'idea «dai 30.000 miliardi di gettito del condono, 20.000 quello propriamente fiscale e 10.000 quello previdenziale». Oltre all'evasione, una piaga del nostro fisco secondo Billia è costituita dalle troppe agevolazioni che garantiscono vantaggi ingiustificati a particolari cate- gorie di contribuenti. Come se non bastassero, il segretario generale del ministero segnala che rischia in questi giorni di aggiungersene una nuova, a beneficio delle banche «che non hanno saputo gestire i propri crediti alle imprese» Nel decreto di fine anno si prevede la facoltà di elevare dallo 0,50% allo 0,75% il coefficiente di deducibilità per la svalutazione di crediti: nell'ipotesi massima «il costo sarebbe di tremila miliardi» che rischiano di scaricarsi sugli altri contribuenti. Frattanto continua la polemica elettorale sulla pressione del fisco. Contro la demagogia ieri si è schierato il segretario del partito popolare, Mino Martinazzoli: dire agli italiani che pagheranno meno tasse è una bugia». Piuttosto bisogna dire che c'è molto da cambiare, perché «abbiamo uno stato fiscale che non crea solidarietà tra i cittadini, che oltre che ingiusto è anche barocco». Secondo Martinazzoli una ricostruzione fiscale dello Stato nel senso del decentramento è necessaria ma un eccessivo federalismo potrebbe aumentare il carico tributario e non diminuirlo «per la somma tra imposte locali e statali». Nel frattempo l'agenzia Dire ha fato i conti sui crediti di imposta e si scopre che il ministro delle Finanze, Franco Gallo, ha ancora 70.674 miliardi di debiti nei confronti di oltre 16 mila contribuenti. Che sono così ripartiti: 37.660 miliardi per imposte dirette e 33.014 miliardi per Iva. I crediti Irpef, secondo la Dire, sono pari a 9239 miliardi, di cui 1719 per interessi. I contribuenti in attesa di rimborso sono in totale circa 15 milioni. [r. r.] I DEBITI DI GALLO [LA TORTA DEI CREDITI D IMPOSTA) CREDITI D'IMPOSTA 70.674 MIUARO! [ì 8.000 por interessi] così suddivisi: IMPOSTE DIRÈTTI 37.660 MIUARDI IVA 33.014MIUARD! Da sinistra il ministro delle Finanze Franco Gallo e il presidente della Borsa di Milano Attilio Ventura

Luoghi citati: Milano, Roma