«Prima di noi il diluvio» Storia di uno show-mito

«Prima di noi il diluvio» —« Storia di uno show-mito «Prima di noi il diluvio» Storia di uno show-mito LOS ANGELES. «Prima di noi, la gente non stava a casa il sabato sera», ha ricordato recentemente Bill Murray. L'attore comico americano non ha avuto bisogno di aggiungere altro, quel «noi», lo sanno tutti, stava per lui, John Belushi, Chevy Chase, Gilda Radner, Dan Aykroyd, Bill Murray, Jane Curtin, Loraine Newman. Stava per il cast originale, i produttori, gli sceneggiatori di «Saturday Night Live», un programma che ha reinventato e trasformato la televisione. Un'espressione un po' abusata, penserà qualcuno. Ma allora bisogna tornare indietro a quell'ottobre del 1975, al sabato sera del debutto. La televisione americana, in quegli anni, era estremamente conservatrice e convenzionale. Sì, c'era un programma come «M.A.S.H.», che aveva saputo dissacrare le Forze Armate. Ma per il resto, nella programmazione di CBS, ABC e NBC non c'era niente di rischioso e di realmente originale. Non si era mai visto, sino a quella sera, uno show dove si prendeva un pesce vivo, lo si infilava nel frullatore e poi si esclamava: «E' semplice, facile, veloce, pronto a essere versato!». Non si era mai visto un programma di news, «Weekend Update», dove Chevy Chase, il conduttore, poteva prendere le notizie della settimana, anche le più drammatiche, e capovolgerle in scenette esilaranti e paradossali. Non si era mai visto un osanna alle droghe condotto davanti a decine di milioni di spettatori e un Presidente degli Stati Uniti presentato come un cretino goffo e inetto. Mentre la musica rock perdeva la sua carica eversiva, la generazione del dopoWoodstock aveva trovato il proprio elemento unificante ridendo assieme davanti a un televisore il sabato sera. Saturnay Night divenne non solo un programma con indici di ascolto elevatissimi, ma un fenomeno sociale. E alla NBC si trovarono colti in contropiede. Avevano deciso di mandare in onda il nuovo show perché il loro pubblico stava invecchiando e occorrevano telespettatori più giovani. Si erano rivolti a Lorne Michaels, un produttore canadese allora trentenne e lo avevano relegato al sabato alle undici e mezzo, in un'ora in cui i giovani tradizionalmente sono fuori di casa. Ma Michaels non si fece scoraggiare. Aveva un'idea, che tenne rigorosamente segreta ai boss della NBC. «Volevo creare l'impressione che la rete era stata chiusa», ricorda. «E che questa gente era arrivata e si era impossessata dello studio». Che è proprio quello che è accaduto, ma per la NBC ormai era troppo tardi. Il samurai di John Belushi, il Richard Nixon di Dan Aykroyd, le prediche di Padre Guido Sarducci erano ormai en¬ trati nel costume e nella cultura nazionale. E mentre gli indici di ascolto schizzavano all'insù, anche i Presidenti si trovarono costretti a stare al gioco. Con la sua goffaggine, le sue cadute dalla scaletta dell'aereo, i suoi discorsi un po' sgrammaticati Gerald Ford divenne un obiettivo naturale per Chevy Chase, che all'inizio dello show si presentava così: «Good Evening l'm Chevy Chase and you are not». Avrebbe potuto ignorarlo, avrebbe potuto decidere di arrabbiarsi o anche di fare causa. Ma Ford un giorno si rivolse alla nazione con queste parole: «l'm Gerald Ford and you are not». Con il successo vennero i soldi, la fama, i riconoscimenti, la sedu¬ zione di Hollywood. E il team iniziò a disintegrarsi. Chevy Chase durò due anni. Nel 1978 «Animai House» si rivelò il grande successo dell'estate cinematografica e si persero per strada anche Aykroyd e Belushi, che quattro anni dopo moriva in un albergo di Hollywood per una overdose. Dopo un paio di stagioni, Saturday Night Live aveva perso la sua carica provocatoria e rivoluzionaria ed era diventato un'istituzione, un nome che ancora adesso, a quasi venti anni dalla sua nascita, continua a garantire ogni sabato sera spettatori e pubblicità. Tra alti e bassi, la sua fortuna è legata soprattutto alla presenza di singoli comici e presentatori che vanno e vengono ed è anzi diventata una piattaforma di lancio importantissima. Eddie Murphy si è formato qui e così, dopo di lui, Joe Piscopo, Billy Crystal, Martin Short, Robert Downey jr. Anche Mike Myers e Dana Carvey, i due dementi protagonisti di «Wayne's world», sono diventati celebri con la trasmissione della NBC. E adesso c'è Phil Hartman, la cui specialità è diventata l'imitazione di Bill Clinton, sesto Presidente Usa preso di mira dalla tagliente ironia di Saturday Night Live. Ma lo show non è più dissacratorio come una volta, non si organizzano più i parties al sabato sera per raccogliersi attorno al teleschermo. Lo si guarda se non si ha niente di meglio da fare. Se armeggiando con il telecomando ci si imbatte in una rete che fa vedere una trasmissione dei giorni d'oro, ancora adesso viene istintivo fermarsi e mettersi a rivedere un'ennesima volta John Belushi, Dan Aykroyd e compagni. E Chavy Chase che ripete: «l'm Chavy Chase and you are not». Lorenzo Sorte Ottobre 1975 rivoluzione in video con le gesta di Belushi & soci —« Qui accanto: Sharon Stone. Sopra: John Belushi e Dan Aykroyd in «The Blues Brothers» e Paolo Bonolis che conduce il programma

Luoghi citati: Hollywood, Lorne Michaels, Los Angeles, Stati Uniti, Usa