Si ribellano i forzati del freddo di Cesare Martinetti

Milioni di poveri avevano accettato di lavorare a -50° RUSSIA Muoiono le città artificiali sorte sulle miniere: «Rubli subito o sciopero generale» Si ribellano i forzati del freddo Eltsin taglia gli stipettài, il Grande Nord insorge MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ' La flotta russa dell'Estremo Oriente ha depositato ieri su un iceberg i primi cento turisiti americani in crociera tra i ghiacci per un brindisi artico: vodka, champagne e caviale; rosso. Il business avanza, il capo della flotta passeggeri del Nord dice di avere prenotazioni per i prossimi 4 anni. L'ultimo brivido del turismo estremo si dispiega così mentre un altro brivido percorre la Russia. Da una capo all'altro dei suoi nove fusi orari, nelle gigantesche città del ferro, del carbone e del petrolio al di sopra del circolo polare artico, corre in questi giorni un altro tam-tam: sciopero generale. I forzati del freddo, annichiliti dai 40-50 gradi sottozero e disillusi in pochi mesi dalle privatizzazioni incoerenti, sono sull'orlo della rivolta. Non bastavano gli stipendi arretrati (di mesi): il governo - su proposta del neofacente-funzioni ministro delle Finanze Dubinin - sta pensando di tagliare i «privilegi» che spettavano ai lavoratori del Nord come «compensazioni dei disagi». Milioni di pallidi eroi sovietici che con lo loro famiglie avevano accettato di trasferirsi all'Estremo Nord in cambio di stipendi alti o del miraggio di poter tornare a casa dopo pochi anni di lavoro in «condizioni estreme» con i soldi per l'auto, una dacia e una vita migliore, sono sull'orlo della disperazione. Lo slogan dello sciopero generale rimbomba noi saloni degli ex soviet locali dove ora si riuniscono i sindacati indipendenti. In megalopoli ibernate come Vorkutà, 116 mila abitanti (miniere di carbone e pozzi di petrolio), Murmansk, 468 mila (miniere di ferro), Norilsk, 174 mila (rame, nikel, gas), Surgut, 248 mila (gas e petrolio), in città inventato dal nulla intorno ai pozzi come Neftejugansk (86 mila anime), si sta progettando una protosta disperata e paradossale per la nuova Russia tanto ricca di materie prime, quanto incapace di sfruttarle. Il nuovo governo di Viktor Cernomyrdin - cosi sensibile alle vecchie lobby sovietiche ha stanziato giovedì 14 trilioni di rubli per l'agricoltura. Neanche un rublo, né una parola, por gli esploratori del Nord. E così il Trud di ieri (il quotidiano dei sindacati) poteva intitolare «Al Nord ghiacciato comincia a fare caldo» il servizio sulla riunione di Vorkutà dove il vicepresidente del sindacato indipendente dei minatori Marmaliukov ha proposto di bloccare il passaggio dei treni con le materie prime. Lo sciopero generale si farà «se il governo non caminiera idea». Tutto è cominciato il primo luglio 1993 quando Boris Eltsin ha firmato il decreto che liberalizzava i prezzi del carbone. 1 minatori l'avevano chiesto fin dall'89 immaginandosi un avvenire capitalistico così come l'avevano visto in tivù. Da quel giorno, poco per volta, ò crollato tutto il sistema di protezioni sovietiche, dai salari garantiti alle agevolazioni. L'inflazione ha fatto il resto. La situazione è ora quella che ha così descritto qualche giorno fa alla Novaja Gazata il direttore del consorzio carbonifero di Vorkutà Gherashenko: «Metà delle miniere dovrà chiudere. In altre zone del Paese la gente può provare ad imparare un altro mestieri.;, pensare di prendere il treno o un autobus e andare in una città vicina a cercarsi un posto di lavoro in fabbrica. Qui non è possibile, siamo ai confini del mondo, ci sono solo le miniere, non si può nemmeno pensare di coltivare la terra perché non cresce niente». Qualche mese fa - quando c'era ancora qualche soldo in cassa - s'è pensato a dimissioni incentivate. Ha raccontato Gheraschenko: «Volevamo dare a ciascuno 80-100 milioni di liquidazione (un rublo = 1,2 lire, ndr) perché potessero andare via a cercar fortuna. Ma un'indagine ci ha detto che l'80 avrebbe speso i soldi in vodka e sarebbe rimasto qui. I minatori non sanno rinunciare all'idea di scambiare carbone con videoregistratori e beni di consumo. Le aziende dovrebbero investire in tecnologie, ma gli operai vogliono solo bere, mangiare, guardare film gialli, erotici e dell'orrore. Sono stati attratti qui da salari altissimi, ora l'ottanta per cento di loro non sa dove andare, sono disperati, Vorkutà è condannata». E lo sciopero è l'ultima disperazione. Cesare Martinetti Milioni di poveri avevano accettato di lavorare a -50° per l'auto e la dacia Ora il governo si è scordato di loro I principali centri di produzione oltre il Circolo polare artico protagonista di un fugace Far West sovietico

Persone citate: Boris Eltsin, Dubinin, Eltsin, Gherashenko, Viktor Cernomyrdin

Luoghi citati: Estremo Oriente, Mosca, Murmansk, Russia