Il cane kamikaze in autostrada. Spulciando tra gli stipendi pubblici

// cane kamikaze in autostrada. Spulciando tra gli stipendi pubblici LETTERE AL GIORNALE // cane kamikaze in autostrada. Spulciando tra gli stipendi pubblici Intrusi e vittime sulla Torino-Milano Vorrei raccontare un episodio che mi è accaduto poco tempo fa (posso fornire giorno e ora). Per1 correvo l'autostrada Milano-Torino con la mia auto, quando, a non più di 150/200 metri dalla barriera di Milano-Ghisolfa, sbucava dal guard-rail alla mia sinistra un cane bianco di grossa taglia. Trovandomi io sulla corsia di sorpasso, inevitabile fu lo scontro, la morte dell'animale e il grave danneggiamento della mia autovettura. Raggiunto il casello, scoprii che questo cane era già stato segnalato da ben due ore, la prima volta oltre la barriera. Aveva, quindi, passato il casello indisturbato. La maggiore preoccupazione di tutti i casellanti ero quella di avvisarmi che, comunque, la società autostradale non avrebbe risarcito i miei danni. Per mia sfortuna il cane era privo di qualunque segno di riconoscimento (tatuaggio obbligatorio oppure medaglietta). Quello che mi domando adesso è: poteva l'organizzazione autostradale provvedere a segnalare questo pericolo ai suoi utenti? Ha fatto tutto il possibile per impedire un incidente che poteva essere ben più grave? Vi è altresì da segnalare che quel tratto autostradale presenta una rete di recinzione che è un vero colabrodo: chi può escludere che fosse un cane randagio? Insomma, ad un servizio a pagamento non ha corrisposto un'intelligente gestione dello stesso, a tutto discapito dei suoi utenti. A mie ulteriori richieste di dichiarazioni scritte ai testimoni dell'accaduto (casellanti e sala radio soccorsi) mi ò stato risposto: «Impossibile senza autorizzazione della direzione autostradale». Dario Acerboni, Milano I «cornetti» figli di un assedio Suppongo di poter porre fine alla «vexata quaestio» dei croissant, senza urtare la suscettibilità di alcuno. In lingua francese la parola croissant sta a indicare l'oggetto del contendere, la forma cava della luna e il simbolo dei musulmani, con particolare riferimento ai Turchi. Mi consta che nel 1683, rotto l'assedio posto dai Turchi alla città di Vienna, grazie anche all'aiuto di un esercito europeo di liberazione formato in prevalenza da polacchi e tedeschi, un esperto di arti bianche, probabilmente di origine francese, per celebrare l'evento ideò il croissant, ovvero mise in forno il simbolo dei musulmani turchi. Enzo Todaro, Porza (Svizzera) In quanti modi si può dire Nobel Chissà se qualche lettore è in grado di risolvere i miei dubbi (e forse non solo miei): il dizionario del Gabrielli sostiene che si deve pronunciare «Nobel», ma sento fior di campioni di cultura continuare a dire «Nòbel». Chi ha ragione? Luigi Bonsaver, Torino «L'Antitrust sguazza con i soldi dei poveri» In questo momento delicato per occupazione e economia italiana, una moltitudine di lavoratori si è trovata povera, ma molti privilegiati continuano a sguazzare nella ricchezza con il denaro dei «poveri». Mi riferisco ai vistosi compensi corrisposti dal 1990 al presidente commissione Antitrust 357 milioni 319 mila, ai membri della stessa commissione 302 milioni 227 mila, al garante dell'editoria 302 milioni 227 mila, segretario generale del bacino del Po 269 milioni 500 mila, segretari generali dell'Adriatico 200 milioni, del Tevere 192 milioni 500 mila, dell'Arno 190 milioni, dei fiumi Liri, Volturno e Garigliano 185 milioni, dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta 180 milioni, dell'Adige 181 milioni. All'elenco, annoveriamo altresì, parlamentari, magistrati, generali, presidenti di enti vari, dirigenti generali. Perché i segretari sindacali, il presidente del Consiglio, ma soprattutto il ministro del Tesoro rimangono inerti su una questio¬ ne del genere? C'è forse una realtà politica, in cui chi ha privilegi non solo li vuole mantenere, ma nello stesso tempo vuole togliere qualcosa a chi è meno favorito e protetto. E' evidente che questi «stipendi eccellenti» non si conciliano con la crescita del debito pubblico, né con le retribuzioni di lavoratori e pensio¬ nati che gridano sofferenza sulle piazze. Chiedo, fra i tanti personaggi di potere, ci sarà qualcuno che risponderà a questa lettera con l'impegno di far correggere o modificare il perseverare di questa discriminazione scandalosa? Ettore Beretta, Torino Vite e fatiche degli edicolanti Sono un edicolante e vorrei rispondere alla lettera del sig. Catola (gennaio 1994), che sembra conoscere molto bene la situazione degli edicolanti! Non mi soffermo sui sacrifici della nostra categoria perché tutti quelli che lavorano ne fanno. Oltretutto è un lavoro che mi sono scelto licenziandomi da un precedente impiego. Ma sarei molto curioso di conoscere questo sig. Catola. E' forse titolare di un carrettino di frutta e verdura? E' molto facile, signor Catola, parlare, anzi scrivere guardando il problema da fuori e forse se lei venisse a trovarmi, potrei spiegarle veramente i nostri problemi, e forse potrebbe cambiare opinione al riguardo del Monopolio! Infatti, come si fa a chiamare Monopolio un genere che ha un gran numero di edicole ed è presente in quasi tutti i centri commerciali? Provi a contare le tabaccherie che hanno, sì, loro il Monopolio! Ricordo poi, che le «licenze» non si possono vendere per legge, ma si chiede un prezzo di avviamento in base al giro di affari, quindi valgono tanto quelle che lavorano tanto, e questo non solo per le edicole! Invito Catola a leggere la legge 41667 del 25/2/87 sull'editoria che vieta l'affidamento in gestione a terzi consentendone solo la collaborazione, oppure l'affidamento è consentito ad un familiare affine fino al 3° grado di parentela o altro sostituto nel caso di impedimento per malattia o di superamento dell'età pensionabile dell'edicolante e non c'è da arricchirsi per questo! Vincenzo Palermiti Orbassano (Torino) Colajanni e Violante nemici rispettosi Su La Stampa del 2 febbraio, mi viene attribuita la frase: «Lo scandalo è semmai la magistratura che per un mese ha tenuto la storia sotto silenzio perché ricattata dal giudice Violante». Mi corre l'obbligo di precisare che non potevo attribuire alla magistratura di aver tenuto sotto silenzio la deposizione di Sama, in quanto era nota proprio perché avvenuta in un'aula giudiziaria, come io stesso ho ricordato. Per quanto riguarda l'on. Violante, debbo dire non essermi mai permesso di parlare di «ricatto». Il fermo dissenso che ho con le sue posizioni politiche e le sue iniziative non mi ha mai indotto a scendere sul terreno della diffamazione. Napoleone Colajanni Stregone di Ylenia o business man L'articolo del 31 gennaio 1994 e relativo alla scomparsa di Ylenia Carrisi (titolato: «Stregata da Alexander jazzista da marciapiede») contiene un passo del seguente tenore: «Si sentiva forte. Perché? Era stato forse quel libro che Mascala le aveva consigliato? Si cliiama New Think, nuovo pensiero, un'introvabile broda mitopoietico-paranoide, dovuta alla penna di un certo De Bono, che insegna la via per il controllo, il "potere" sulla propria vita». Nella nostra qualità di gestori per l'Italia dell'attività formativa svolta in campo aziendale dal Professor Edward de Bono, desideriamo precisare: a) che il Professor De Rono è perfettamente conosciuto no) campo industriale, essendo consulente o avendo tenuto seminari e lezioni nel nostro Paese, tra gli altri a gruppi, società o enti come: Arnoldo Mondadori Editore, Barilla, Coin, Lanificio Ermenegildo Zegna, Lega delle Cooperative dell'Emilia Romagna, Manifattura Lane Marzotto, Merloni Elettrodomestici, Montefluos, b) la produzione libraria del Professor Edward de Bono, già docente nelle università di Cambridge, Oxford e Harvard, è assai ampia, ma tutta di tipo strettamente tecnico, intemazionalmente nota agli studiosi di dinamiche aziendali e riteniamo di poter escludere che essa abbia mai interessato sassofonisti di qualsivoglia origine, età e colore. Promostudio