Una Bibbia svela il mistero, Shakespeare era il conte di Oxford di Emanuele Novazio
Una Bibbia svela il mistero, Shakespeare era il conte di Oxford Né attore, né mercante: uno studioso tedesco annuncia di aver scoperto finalmente la sua vera identità Una Bibbia svela il mistero, Shakespeare era il conte di Oxford Troppe coincidenze fra le chiose al testo sacro e i drammi del bardo di Stratford on Avon BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'era già il sospetto, ma adesso è una certezza, e le prove sono in una Bibbia stampata nel 1560 arricchita da annotazioni manoscritte e da chiose a margine: William Shakespeare, rivela un ricercatore tedesco in un libro di prossima pubblicazione, era il diciassettesimo conte di Oxford e si chiamava, in realtà, Edward de Vere. Il «padre della letteratura inglese» non era dunque un poeta, come si è a lungo immaginato. E neppure un attore o un mercante di Stratford on Avon, o addirittura un «club letterario» al completo che metteva in comune attitudini e ispirazione, come qualcuno ha supposto. «Shakespeare», al contrario, era un uomo molto vicino agli ambienti di corte, dei quali conosceva bene le trame e i segreti, le passioni e gli inganni. Il Complotto Shakespeare, come Walter Klier intitola un volume che condensa contributi di altri studiosi (fra loro l'americano Roger Stritmatter), è forse il frutto di trame segrete, di scelte bizzarre ed equivoci alimentati, nei secoli, da prove camuffate o volutamente distorte. Ma ha il fascino delle grandi narrazioni d'avventura: come in un poliziesco di buona annata, la soluzione è legata a un solo indizio, il primo di una serie nella quale tutto potrebbe smarrirsi, se l'investigatore non avesse un ottimo fiuto. La Bibbia del 1560, dunque: in questo volume rilegato in velluto rosso e decorato con fregi d'argento (dal 1925 si trova alla «Folger Library» di Washington) c'è la chiave per svelare il mistero. Le ricerche di cui si parla nel libro di Klier sviluppate soprattutto da Stritmatter - hanno mostrato che il Conte di Oxford l'acquistò nel 1569 per due sterli- ne, sette scellini e dieci centesimi, come confermano i fregi della casata impressi sulla rilegatura. Ma hanno anche svelato che le annotazioni fatte a mano sui margini del volume sono proprio del Conte: e queste chiose - ecco la svolta dell'intera vicenda - non possono che essere state scritte dall'autore Ai Amleto e di Molto rumore per nulla. Lo conferma, fra l'altro, il confronto fra i versetti della Bibbia sottolineati e commentati dal Conte di Oxford, e i drammi attribuiti a William Shakespeare. Interessi, rifles¬ sioni e opinioni della persona che ha chiosato la Bibbia corrispondono pienamente - secondo le ricerche riassunte nel Complotto - a quelli dell'uomo noto come il «poeta di Stratford on Avon». Moltissime «citazioni indirette» della Bibbia compaiono per esempio nel Mercante di Venezia, in Misura per misura, in Amleto e nei «Sonetti». E due dei versetti sottolineati dal Conte di Oxford, in un sonetto del poeta inglese si fondono fino a formarne uno solo. Paragoni con autori contemporanei di Shakespeare confermano che non si tratta, in questo caso, di una semplice e generica «cultura biblica», sostiene Klier. Al contrario, quella che emerge è «una visione del mordo molto individuale», che era possibile ritrovare soltanto negli strati dominanti, fra le classi al potere nell'Inghilterra del Sedicesimo secolo. Una visione del mondo sostenuta da concezioni monarchiche alle quali - insiste l'opera di Klier «i colleghi borghesi o "proletari" di Shakespeare erano del tutto indifferenti». Ne è un esempio la teoria dell'invulnerabilità del Sovrano unto dal Signore, alla quale nei drammi di Shakespeaie si fa riferimento almeno quindici volte. La fonte è in quei versetti del Vecchio Testamento (nel primo capitolo del secondo libro di Samuele) che sulla Bibbia del Conte di Oxford hanno vistose sottolineature. Un altro esempio sono le riflessioni sull'usura annotate a margine, e i segni neri accanto a un gran numero di versetti che affrontano lo stesso tema. Le si ritrova, con perfetta coincidenza, nel Mercante di Venezia. Ma, riconosce Klier, se il mistero è sciolto, resta il dubbio che Shakespeare possa davvero svelarsi, e soprattutto che i suoi lettori glielo consentano. Emanuele Novazio Chiave del giallo l'antico volume acquistato nel 1569 dal nobile inglese: ci sono appunti che portano all'Amleto Un ritratto di William Shakespeare, l'ideologia espressa nei suoi drammi è tipica di una persona appartenente alla classe nobile
Luoghi citati: Inghilterra, Oxford, Venezia, Washington
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