La badessa dello scandalo di Carlo Grande

La badessa dello scandalo La badessa dello scandalo Storici divisi, una lunga disputa r\ IUELLA passione forsen| I nata, intreccio terribile I 1 di corpi e anime, di orgo- I f glio e seduzione (che solo Y lil Medioevo avrebbe po- tuto partorire) affascinò gli umanisti, Corneille, Voltaire, Rousseau. Ma prima di ogni altro il Petrarca, che dell'epistolario possedeva una rarissima copia manoscritta. Se la coccolava, annotandone con entusiasmo i passi preferiti, specie quelli di Eloisa. II dibattito sull'autenticità delle lettere si è infiammato sulla scia del Positivismo ottocentesco, dividendo gli studiosi. Vittore Branca, che della letteratura trecentesca ha studiato in particolare il Boccaccio, era amico e allievo di uno dei protagonisti: «Ho seguito personalmente i corsi di Etienne Gilson al Collège de Franco, ero affascinato dalle sue lezioni. Lui era pienamente convinto che l'epistolario fosse vero. E anch'io propendo per la sua autenticità». Gilson pubblicò il suo fondamentale Eloisa e Abelardo nel '37 (fu tradotto da Einaudi nel 1950) e la vicenda sembrò giungere a un punto fermo. Anche Charlotte Charrier, che nel '33 dedicò un libro a Eloisa, credeva che l'epistolario fosse autentico, pur non escludendo interpolazioni dei copisti medievali. Ma nel 1972 uno studioso americano, John Benton, proclamò a gran voce che si trattava di un falso, «fabbricato» nell'abbazia stessa di Eloisa, molto tempo dopo la sua morte. Con lui polemizzarono molti studiosi: da Pietro Zerbi a David Luscombe, al filologo Peter Dronke, che confrontò un'opera di Eloisa con i ritmi, le cadenze, le ripetizioni lessicali dell'epistolario. Concluse che i testi erano stati scritti dalla stessa persona: in entrambi si ritrovano la stesse idee, originali e provocatorie, della battagliera badessa. Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, che sull'argomento ha pubblicato diversi libri, concorda: «Nei testi filosofici di Abelardo ho trovato le stesse idee che compaiono nelle lettere, anche se sono espresse in modo diverso. Quindi è ridicolo pensare che sia un falso. Chi nega l'autenticità del carteggio, Duby compreso, è vittima di due pregiudizi: il primo è che il Medioevo sia un'età fredda, dominata dal potere ecclesiastico, nella quale non si parla di sesso, di adulterio, del corpo. Basta avere in mente i riferimenti erotici di molti romanzi d'amore, o le lettere di San Bernardo, per capire che non è vero. «Il secondo pregiudizio è più irritante. "Voglio essere la tua puttana, non tua moglie" diceva Eloisa. E gli storici maschilisti sobbalzano: ma come, una donna di quel periodo che parla così liberamente!? Ma abbiamo una messe enorme di lettere, poesie e autobiografie di donne del XII e XIII secolo, che scrivevano in modo altrettanto "libero". E nessuna era estranea all'ambiente ecclesiastico». Il bello è che mentre Benton, dopo qualche anno, si rimangiava tutti i dubbi con una clamorosa «retractatio», uno storico belga, Hubert Silvestre, sottolineava nelle lettere ancora molte incongruenze di tipo culturale, psicologico e storico. Forse la cosa più certa della vicenda è che tra i due ci fu amore vero: al Pére Lachaise, il cimitero monumentale parigino, c'è la tomba dove i loro resti riposano, insieme. Carlo Grande