MA CON TE NON POSSO TORNARE

amore vero Apocrifo d'autore MACON TE NON POSSO TORNARE ~~jf*\ARISSIMO Abelardo, ■ ' (...) Ho ricevuto il tuo biI ghetto, in cui mi chiedi 1 i nientemeno che Hi lasciava I re il Paracleto e perfino l'abito monacale che porto per andare ad abitare con te in una mansarda della rue Saint-Jacques, dove ti sarei di aiuto e di conforto nelle tue infermità e per i tuo ultimi travagliati giorni terreni, e dove non ci mancherebbe lo spazio per metterci almeno i più importanti tra i nostri amatissimi libri (non certo tutti), ma non ci sarebbe posto per nostro figlio Astrolabio, che dovrebbe abitare invece presso un'affittacamere di casa vicina oppure rimanere qui, dov'è finora cresciuto, tra le mie consorelle del Paracleto. Ti prego non negarti, concludi. Mi nego, invece, Abelardo... Mi nego dolorosamente, tristemente, e rimarrò al Paracleto fino al termine dei miei giorni senza mai più rivederti, perché se fu infaustissimo per me il momento di assumere l'abito ora non finirei di pentirmi se lo gettassi. La tua mutilazione e la mia monacazione mi hanno meravigliosamente preservata dal precipitare dalla condizione di amante segretissima in quella di banale moglie di un chierico con sequela di figli destinati, per essere prole di coppia letterata, a finir male, nel furioso oceano dei teologi, dei chierici e dei dotti pieni di vizi immondi e coperti di bolle non soltanto ecclesiastiche che si agita intorno alla rue de Fouarre. Se Eloisa deve restare Eloisa, ed Eloisa di Abelardo, per sempre, allora Eloisa non può essere fatta scadere a convivente, per di più legittima, poiché fummo uniti in matrimonio prima di separarci, di un vecchio Abelardo non più suo rapitore, seduttore ed amante. Il Paracleto con le sue mura, i suoi orti, i suoi campi, protegge non soltanto Eloisa come eterna amante ma anche nostro figlio Astrolabio, che qui respira un'aria molto migliore e che ha imparato l'arte di riparare sandali, di tagliare abiti e di preparare elettuari per le monache, dal diventare un chierico arrogante e un teologo gonfio di vento, esperto in sillogismi quanto ignorantissimo di senso della vita e vuoto di amore per le creature. (...) Guido Ceronetti (Da «D. D. Deliri Disarmati», ed. Einaudi)

Persone citate: Einaudi, Guido Ceronetti