Uno storico «smonta» la corrispondenza fra i due celebri amanti medioevali: e conclude che non è autentica di Mirella Serri

Uno storico «smonta» la corrispondenza fra i due celebri amanti medioevali: e conclude che non è autentica Uno storico «smonta» la corrispondenza fra i due celebri amanti medioevali: e conclude che non è autentica TORMENTATI amanti, neanche gli storici li lasciano in pace. Sul famoso carteggio tra Abelardo ed Eloi—_Jsa si proietta l'ombra del dubbio. E' un falso storico confezionato in epoche successive? A far da spia sulla autenticità delle lettere sarebbe il lessico dei due celebri innamorati: troppo «moderno» e in anticipo sui tempi. E' Fabio Troncarelli, professore romano di paleografia, in un saggio apparso sul numero di febbraio della rivista Storia e dossier, ad agitare le acque e a riproporre con molti indizi la tesi sostenuta anche da altri studiosi, come l'americano John Benton che le lettere siano apocrife, o riviste e manipolate in periodi posteriori. Troncarelli riapre una sorta di ferita: quella che sembra vacillare sotto i colpi degli storici è una delle più grandi - e note - storie d'amore della cultura occidentale. Un caposaldo dei nostri catechismi amorosi. Tra l'allieva e il famoso Maestro - nato in Bretagna nel 1079 ed approdato alla prestigiosa cattedra di Notre-Dame dopo avere sconfitto le idee dei due temibili avversari, Roscellino e Guglielmo di Champeaux - la passione era divampata poco dopo che Abelardo aveva avuto l'incarico di far da precettore all'intelligentissima Eloisa. Evirato per vendetta Orfana diciassettenne, appena uscita dal monastero di Argenteuil, la giovane gli era stata affidata come un bene prezioso dallo zio, il canonico Fulberto. La scintilla destinata a far scoppiare il gran fuoco era stata probabilmente alimentata anche dal fascino intellettuale che il quarantenne teologo e filosofo esercitava sulla giovane allieva. La data di avvio della corrispondenza è incerta, ma lo scambio epistolare fu intenso probabilmente a partire dal 1134 e cioè dopo che la scure della vendetta familiare aveva colpito Abelardo, evirato nottetempo per mano di due sicari. Il filosofo, in un primo momento, aveva accettato di sposare Eloisa che aveva dato alla luce un bambino di nome Astrolabio, ma aveva però voluto un matrimonio segreto, poiché la notizia della sua relazione sentimentale poteva nuocere alla sua immagine pubblica di pensatore casto e non contaminato da beghe e relazioni terrene. In seguito, per salvare la reputazione di Abelardo, la giovane aveva persino accett ito di entrare in monastero. Ma Fulberto aveva interpretato questo passo come un ripudio di Eloisa da parte di Abelardo, e sul teologo era calato il castigo dello zio. Da allora, tra i due amanti si era intrecciato un intenso scambio di lettere, destinato ad avere tanta risonanza nei secoli non solo perché si tratta di due raffinati e colti interlocutori, ma anche perché rap¬ presenta una delle prime testimonianze di un punto di vista femminile sull'amore. Ed è proprio «amor», per Troncarelli, la parola che alimenta le perplessità dello studioso armato di lente d'ingrandimento e di curiosità filologica. «Immoderato amore», «animi perturbationem», «insania», ovvero turbamento dell'animo, sentimento temibile e smodato, incontenibile. L'amore è nello scambio tra Abelardo ed Eloisa una malattia psichica, una forza oscura che s'impadronisce dell'individuo, lo costringe ad agire quasi contro la sua volontà, e genera sofferenza nel momento stesso in cui dà felicità. Nelle lettere, osserva Troncarelli, affiora una concezione dell'amore estranea alla cultura del tempo, che anticipa contenuti e linguaggio di un opera più tarda, il De amore di Andrea Cappellano (fine del XII secolo). «Bisogna fare molta attenzione alle sfumature. Le lettere dei due amanti sono organizzate come un impasto, un mosaico in cui c'è qualcosa di stonato che non funziona. Vi entrano acquisizioni del proprio tempo e altre che sembrano giustapposte, come un mobile che viene ricostruito con parti antiche ed altre più moderne». Certo, sia il De amore che le lettere hanno fonti in comune, Ovidio, per esempio. L'espressione «Immoderatus amor» la usano sia lo scrittore latino che Cappellano. Ma mentre per Ovidio l'amore coincide con l'erotismo, per Cappellano vuol dire costruire un'immagine mentale della persona che stimola la passione, un amore più legato agli affetti e che si può trasformare in «immoderatus». Allo stesso modo, Eloisa intende l'amore come «insania» e, in quanto tale, lo sente in conflitto con la sua religiosità. Due condanne per eresia Eloisa fino alla morte vivrà a Troyes dove Abelardo aveva fondato la scuola del Paracleto, il maestro continuerà ad insegnare e sarà condannato due volte per eresia. Nonostante Abelardo sia un grande innovatore e le sue opere filosofiche facciano di lui uno dei pensatori più originali del Medioevo, la sua fama è rimasta legata alle lettere. Oggi viene smantellato un mito? «Forse si tratta di un epistolario dove successivamente molte parti sono state interpolate e aggiornate - ribadisce lo storico -. Ecco un esempio della mia tesi. Immaginiamo di trovare un testo di data incerta in cui vengano usate con precisione e con consapevolezza psicoanalitica una serie di parole come "nevrosi", "libido", "complesso di Edipo". Certo, si può supporre che lo scrittore abbia composto il testo prima di Freud e lo abbia anticipato. Ma è molto più ragionevole pensare che Freud abbia elaborato prima la sua dottrina amalgamando insieme fonti disparate». Ma il parallelo con Freud non piace al filologo romanzo Aurelio Roncaglia: «Il De amore di Cappellano non ha la novità tecnica - rispetto al suo tempo - del linguaggio di Freud. Per capire le lettere bisogna tener conto dell'epoca, della cultura in lingua volgare dei Trovatori, contemporanea e anteriore. La grammatica del sentimento «Cappellano non è affatto originale, è un sistematore, un pedante che scrive la grammatica dei rapporti amorosi e riprende espressioni ed idee di Trovatori precedenti, a cominciare da Guglielmo IX d'Aquitania, morto nel 1126. Proprio i Trovatori, con la lirica amorosa, descrivono l'educazione sentimentale della giovane Europa. Nella polemica con Guglielmo di SaintThierry, avvenuta dopo il 1140, Abelardo usa a proposito dell'amore il termine che Troncarelli si stupisce di trovare nelle lettere di Eloisa: "insania". Ci sono poi altre lettere tra Abelardo ed Eloisa, le Epistulae duorum amantium, datate intorno al 1120: potrebbero essere autentiche. A favore dell'autenticità si è poi schierato il maggiore storico del Medioevo, Etienne Gilson. La questione è aperta». E la storia d'amore continua. Mirella Serri Lo storico Georges Duby. In alto, Eloisa e Abelardo in una miniatura medievale. A sinistra, Vittore Branca amore vero

Luoghi citati: Europa