Quel feeling tra pds e msi di Pierluigi Battista

Quel feeling tra pds e msi Quel feeling tra pds e msi Obiettivo comune: battere i centristi DALLA SCIABOLA AL FIORETTO UROMA N sorriso. Un'ammiccante strizzatina d'occhio. Tutto un fare garbato e complimentoso tra nemici che un tempo, quando si chiamavano «fascisti» e «comunisti», usavano guardarsi in cagnesco. Oggi nei rapporti tra i post-comunisti del pds e i post-fascisti del msi (e di Alleanza Nazionale) sembrano imporsi le regole di un nuovo galateo: scambi di cortesie, partecipe attenzione reciproca, parole misurate. E sullo sfondo, chissà, una tentazione inconfessabile. O forse l'effetto di una comune avversione anticentrista. Gianfranco Fini viene presentato con tutti gli onori in un'intervista all'Unità. Non è la prima volta, per carità, che il segretario missino viene ospitato dal giornale «fondato da Antonio Gramsci». Eppure fa un certo effetto che proprio nello stesso giorno dalle colonne del Secolo d'Italia, quotidiano del msi, partano gli elogi indirizzati al giornale avversario: «Cari nemici dell'Unità, complimenti, con la nuova edizione avete fatto un giornale molto bello. Complimenti ancora e auguri». Come incoraggiamento non c'è male. E non è neanche tanto male un recente giro di valzer che ha visto impegnato il Secolo e Massimo D'Alema. «Aridatece Fini», invocò un giorno in diretta tv il numero due del pds. Immediato ringraziamento dei missini: «D'Alema dimostra che si può discutere pacatamente senza far ricorso agli abituali anatemi e al disprezzo dell'avversario». Gli «anatemi», caso mai, li si riserva agli altri nemici: Berlusconi per i «progressisti», i «comunisti» per il cavaliere. Curioso ma vero: Fini usa parole molto più pesanti con Bossi che con Occhetto, con il quale ha recentemente sostenuto un elegante duetto televisivo. Ancor più curioso: Augusto Barbera, proprio lui così pacato e così poco incline alla demonizzazione dell'avversario, se ne è uscito ieri con uno squillante: «Meglio neri che affaristi». Si riferiva al singolare caso del candidato «progressista» di Catania Scuderi, che ha confessato che tutto sommato per lui sarebbe stato meglio votare al ballottaggio il candidato missino piuttosto che quello moderato. Imbarazzata la rettifica di Occhetto. Senza nessuno strepito, però. E anzi, come si vede nel caso di Barbera che già una volta ha mostrato tutto il suo compiacimento per la «costituzionalizzazione» del msi, con un certo seguito persino nel gruppo dirigente del partito. Si lamenta Alberto Asor Rosa: «Consigliare di votare un fascista con la scusa di sbarrare il passo a un democristiano e come evirarsi per far dispetto alla moglie». Eppure, malgrado i lamenti (molto sporadici e singolarmente dimessi, per la verità), la sindrome del «milazzismo», il ricordo di quel lontano 1958 in cui la sinistra e la destra si saldarono in una tenaglia alla Regione Sicilia per stritolare il Centro democristiano, sembra penetrare nel corpo di un partito di cui peraltro ^antifascismo» costituisce uno dei caratteri genetici. «Capisco chi tra i progressisti dice che non voterà mai per il centro», sostiene ancora Augusto Barbera. E insomma, se nel tenero feeling che sembra alimentare i nuovi rapporti tra il partito di Occhetto e quello di Fini ci fosse il sostegno di una comune ostilità anti-moderata? Pierluigi Battista f ^fll /\JSjiBj ' JaE mi jIH m costituzionalista pds Augusto Barbera: «Meglio neri che affaristi»

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