Achille: volano palle di fango

Achille: volano palle di fango Achille: volano palle di fango «Una P2 segreta vuole sporcare la Quercia» IL MILIARDO IL MILIARDO DI SAMA ROMA 0P0 l'esperienza degli ultimi due giorni, ci aspettiamo di incontrare un Occhetto atterrito dagli ossimori, quelle figure retoriche consistenti nell'accostare nella medesima locuzione parole che esprimono concetti contrari, nei quali è maestro riconosciuto, ma che gli portano - come dire ? un po' di sfiga. Martedì aveva lanciato la «gioiosa macchina da guerra», mettendo insieme virile marzialità e certosina letizia. Ventiquattr'ore dopo, gli è piombato in testa il miliardo di Sama; e ieri, come non bastasse, la «gioiosa macchina da guerra» non s'è messa in moto al primo colpo. E invece, nonostante tutto... Una fiammante vecchia carretta che non si mette in moto - lo provochiamo -, quella dei Progressisti? «Qualche colpo di tosse nell'avviamento non fa una carretta. Vedrà che quando tutte le batterie saranno in fila potrà ascoltare una musicale e scoppiettante vitalità». Nonostante Sama e il miliardo? «Guardi, qui m'indigno: se non si capisce che in questa faccenda io sono parte lesa, allora vuol dire che questo Paese rischia di diventare fascista. Io, pensando di incontrare persone per bene, ho visto un sacco di industriali: Berlusconi, De Benedetti, Gardini. Con tutti ho parlato di politica e mai di soldi. L'ho sempre detto, anche quando Gardini era in vita, e lui non ha smentito. Sulla defiscalizzazione Enimont, poi, ho sempre espresso la mia contrarietà. Gardini muore e esce un briccone ad accusarmi...». Ma quel briccone è ormai una sorta di pentito controllato da Di Pietro. «Di Pietro fa il suo mestiere. Si trova di fronte una materia e opera da investigatore, come prevede la legge. Altri hanno messo a punto meccanismi a orologeria...». Abbia pazienza, onorevole Occhetto, lasciamo un attimo da parte la tesi del complotto berlusconian-gelliano. «Abbia pazienza lei. Cosa direbbe se io andassi da Di Pietro a dirgli: guardi che Sama ha finanziato le bombe terroristiche. Me l'ha detto Libertini prima di morire. Questo non è tollerabile nella più elementare cultura giuridica». E se Cusani confermerà? «Il morto sarà sempre lo stesso. L'affermazione di un morto non è verificabile e, per di più, in questo caso manca non solo la dazione, ma anche il movente. Il problema è un altro». Qual è? «In America, quando un pentito è in mano allo Stato lo mettono in una stanza e lui deve dire tutto dall'A alla Z, se no perde i benefici. Non può aggiungere o togliere in qualsiasi momento, come sta facendo Sama, prestandosi a chissà quale oscuro disegno. Bisogna valutare le nostre regole in materia e, se occorre, cambiarle». Mi pare che la vostra tesi sia che un insieme di casi secondari non fa una Tangentopoli. Se è così, non vi conveniva al¬ lora denunciare voi stessi tutti questi casi secondari? «In qualche caso l'abbiamo fatto. Ma vorrei far notare che l'unica cosa di una certa entità è un conto svizzero, che non è nostro, ma di Greganti. Su questo, per un anno, si è incrudelito parlando sui giornali di Quercia che brucia, di pds che crolla. I fatti che ci riguardano sono marginali e locali. Come peraltro diversi sono quelli che hanno coinvolto Bossi e La Malfa. Tangentopoli è altro, queste sono irregolarità che si trovano in tutte le storie di tutti i partiti del mondo». Insomma, secondo lei non potrà essere Tangentopoli a far fondere la ((gioiosa macchina da guerra»? «Mi aspetto di tutto in questa campagna elettorale quarantottesca, le palle di fango voleranno, ma noi siamo sereni». Chi fa volare le palle di fango? «Esiste ancora una componente piduista segreta, che traversa il Paese e non è mai stata disarmata. Ne sento il fantasma che aleggia intorno a me». Lasciamo perdere i morti che parlano e i fantasmi, onorevole Occhetto, ci dica invece come pensa di risolvere la rissa serpeggiante per le candidature progressiste. «C'è stato un piccolo scompiglio iniziale, ma penso sia normale in un'esperienza così importante e nuova. C'erano tante piccole chiese con le loro bandiere, non è facile portarle tutte nelle grande basilica. Ma nessuno ha detto che non verrà più. Tutti hanno siglato un documento: chi lasciasse quella firma sulla carta e se ne andasse, perderebbe la faccia». Bertinotti ha firmato, poi è uscito, è corso in televisione e ha detto che lui al governo tasserà i Bot e metterà la patrimoniale. «Lei non può pretendere che Occhetto sia uguale a Bertinotti, o che Del Turco abbia sulla questione morale la stessa visione giustizialista di Orlando. Ciascuno ha la sua connotazione, l'importante è il cammino che fa dalle posizioni di partenza. Pensi a quello di Cossutta e Bertinotti da quando hanno costituito Rifondazione». Per l'appunto. «E adesso la procedura si approfondisce. Tra pochi giorni presenteremo una serie di schede con il programma di governo, tema per tema, e su queste ci confronteremo con i partner, facendo accordi a geometria variabile». Prego? «Sì, con alcuni la convergenza sarà al cento per cento su tutto; con altri al cento per cento su una serie di problemi e magari al sessanta su altri». Il documento iniziale non promette granché. «Non è vero. E' un collante molto più forte di quello su cui si basò, ad esempio, l'accordo Giscard-Pasqua, che avevano opinioni opposte sull'unità europea. E poi le nostre diversità sono di sicuro minori rispetto a quelle che ci sono nell'altro fronte. Lì stanno facendo un solo sforzo: occupare il territorio. E hanno un solo punto programmatico, battere la sinistra, con l'aiuto dello strumento che hanno incorporato: le televisioni». Anche la sinistra vuole battere la destra. «Sì, ma noi abbiamo più umori, siamo impegnati anche in una sfida con il vecchio di noi stessi, sappiamo di dover contare su un'alleanza più forte per contrapporla agli strumenti televisivi della destra. Tutti i progressisti concordano sul fatto che, dopo le elezioni, occorrerà un governo di continuità rispetto a quello di Ciampi, che si continuerà a perseguire l'abbattimento del debito, che si farà onore agli impegni europei. Non promettiamo agli italiani Bengodi, ma un'Italia sobria». Sicuro che poi non avrete la tentazione di mettervi con Martinazzoli? «A Martinazzoli l'ho detto: un vero partito popolare è a sinistra. Lui mi ha detto di no e io a questo punto sono convinto che non dovremo fare un governo assieme». Ma se nessuno vincerà e avrà la forza per governare? «Ogni giorno porta la sua pena: si vedrà». Alberto Staterà «Ci vuole ben altro per inceppare il motore dei progressisti» Il segretario della Quercia, Achille Occhetto

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