Occhetto insegue Verdi e Ad in rivolta

La disputa sui seggi inceppa la «macchina» progressista: non siamo gli ascari del pds La disputa sui seggi inceppa la «macchina» progressista: non siamo gli ascari del pds Occhetto insegue Verdi e Ad in rivolta Adornato e Ripa di Meana assenti al vernissage del simbolo Polemica tra i socialisti: solo tre di noi nei collegi sicuri ROMA. Carlo Ripa di Meana gli attacca il telefono in faccia. Ferdinando Adornato gli riserva un trattamento meno traumatico e tronca la comunicazione con maggior grazia. La «gioiosa macchina da guerra» si rivolta contro il suo inventore. E' lui l'interlocutore telefonico che nell'arco della stessa mattinata incorre nelle ire del portavoce dei verdi e del leader di Alleanza democratica. I due ricorrono a metodi piuttosto spicci per far capire ad Achille Occhetto che non andranno alla conferenza stampa di presentazione del nuovo simbolo. Né parteciperanno più alle trattative se le loro richieste non saranno soddisfatte. Così il segretario del pds si reca al grande appuntamento rischiando di non poter mostrare nemmeno il simbolo, visto che lo hanno in consegna quelli di Ad. Che, magnanimi, lo portano all'ultimo momento. Con Occhetto ci sono Orlando, Cossutta, Bertinotti, l'ex psi Enzo Mattina e Del Turco. Quest'ultimo in rappresentanza di un partito riottoso e stanco di essere sottoposto ad esami per accedere al consesso progressista. Infatti, mentre al residence Ripetta va in scena la presentazione del simbolo, monca della preannunciata conferenza stampa, che si sarebbe rivelata piuttosto imbarazzante, a Montecitorio i socialisti sono in ebollizione. «Ci stanno facendo anche le analisi del sangue, ma tanto che importa, ormai siamo privi di dignità», si lamenta Felice Borgoglio. E Nicola Capria, cui è stato vietato di candidarsi nella sua Messina, minaccia di rompere il tavolo regionale in Sicilia. Ma che è successo? I socialisti hanno già cambiato idea? No, semplicemente, ambivano a qualche seggio in più. E si sono dovuti prontamente ricredere. Racconta Mauro Del Bue: «In Emilia Romagna vige il "manuale Sabatini", dal nome del segretario della federazione pidiessina, che ha deciso che chi è stato craxiano fino al '92 non può candidarsi. Così hanno fatto fuori Boselli. Con me non potevano applicare questa regola e si sono attaccati alle mie dichiarazioni sul "triangolo rosso" e su Togliatti. Mi hanno chiesto conto di vecchie interviste. Sono stato condannato per un reato di opinione. Nelle altre regioni, invece, sono stati esclusi quelli che apparivano troppo sui giornali, come Nencini. O i massoni, e i presunti tali». Morale della favola, «solo tre socialisti hanno avuto l'onore di essere candidati nei loro collegi naturali: Del Turco, Spini e Giugni». Le «rogne» del psi, però, almeno per il momento riguardano Del Turco. Occhetto è già sufficientemente impegnato su altri fronti. In mattinata, prima della presentazione del simbolo, gli tocca rabbonire Ripa di Meana. Che tiene duro. Il segre¬ tario pidiessino perde la pazienza e sbotta: «E' colpa vostra. Mandate alle riunioni del tavolo gli estremisti». A quel punto il portavoce dei verdi non ci vede più: «Come ti permetti», urla e sbatte giù il telefono. Adornato è più urbano: «Achille non vengo al Ripetta perché non abbiamo ancora stilato l'accordo di governo». Per il leader di Ad non è un punto da poco. Quel documento gli servirà a distinguersi da Rifondazione, Rete, e forse, anche dai verdi. «Il programma lo facciamo, non ti preoccupare, ma prima presentiamo il simbolo», gli risponde Occhetto. Che si sente replicare dall'altro capo del filo con un secco «no». Dunque verdi e Ad non si fanno vedere al Ripetta, mentre i cristiano sociali inviano lì un «osservatore». I primi si riuniscono nella sede del gruppo, alla Camera. «Non siamo gii ascari del pds, Occhetto si merita di fare un bel bagno», incita Massimo Scalia. Persino Rutelli non è tenero. Ma che cosa vogliono? «Trenta parlamentari» ammette sinceramente Gianni Mattioli. E Alleanza democratica, invece, a che aspira? «Vuole andare con Segni» insinua malignamente Mattina. «Ad è stata sovradimensionata nelle candi- dature. Ed è chiaro che se noi la spuntiamo sarà penalizzata per questo punta i piedi», ipotizza il verde Ronchi. «Vogliamo un programma di governo, l'indicazione di un premier e candidati non lottizzati» replicano i diretti interessati. La fortuna non si dimostra benigna con Occhetto. Anche gli alleati apparentemente più mansueti sono pronti a lucidare le armi. Orlando sorride accanto al leader pidiessino. Ma fino a poco più di una settimana fa telefonava ai verdi proponendo di uscire dall'alleanza: «Mettiamoci insieme, raggiungeremo il 30 per cento». E adesso? Pugnalerà alle spalle il segretario pidiessino? «I retini non hanno digerito la storia di Sama» butta lì Franco Piro, che però è notoriamente un acerrimo nemico dei progressisti. Bertinotti smania. Persino Cossutta dà un dispiacere a Occhetto. Gira e rigira il simbolo tra le mani. E chiede incredulo: «Per fare 'sta roba ci hanno messo tutto questo tempo?». E quanto ce ne vorrà per rimettere insieme i cocci? «Lunedì, vedrete, riprenderemo a tessere la tela», profetizza Scalia. Curioso che a dirlo sia proprio un verde. «Ambientalista sì, ma pure realista: uniti, vinciamo. A meno che non arrivi un avviso di garanzia ad Occhetto. In questo caso ce la prenderemo tutti in quel posto». Maria Teresa Meli Il segretario dei Verdi Carlo Ripa di Meana. Sotto, uno dei fondatori di Ad, Ferdinando Adornato

Luoghi citati: Emilia Romagna, Meana, Messina, Roma, Sicilia