Fiat, 5 cortei attraversano il centro di Marina Cassi

Rat, 5 cortei attraversano il centro La manifestazione contro la crisi e per sollecitare la ripresa Rat, 5 cortei attraversano il centro II comizio di Trentin in piazza San Carlo Cinque cortei partiti da Mirafiori, dall'Uva in corso Regina Margherita, dalla Fiat Avio di via Nizza e dalle stazioni di Porta Nuova e di Porta Susa sono confluiti in piazza San Carlo ieri mattina durante lo sciopero di 4 ore indetto dal sindacato unitario. Cinquantamila persone secondo gli organizzatori, 30 mila per la Questura. Una manifestazione filata via liscia, tranne ima breve contestazione dell'abituale gruppo di autonomi. Sono state quattro ore di sciopero nella Torino della crisi per chiedere lavoro, sollecitare la ripresa. Una mobilitazione - è stato detto - contro la Fiat, ma con uno sguardo rivolto avanti e con la speranza che il futuro di Torino non sia soltanto declino industriale. La mattinata si era iniziata a Mirafiori con la partenza di un lungo corteo verso il centro della città. Alla testa uno striscione: «Fiat ripensaci». Da una vecchia Regata un sindacalista lancia gli slogan. Classici («Da Torino al Meridione un solo grido: occupazione»), polemici («Ma quale occupazione, ma quali investimenti: si sono fregati l'Alfa pagando le tangenti»), unitari («Torino, Torino non stare lì a guardare, vieni in piazza a lottare»). Trentin si unisce al corteo in corso Agnelli. E' soddisfatto: «E' da metà degli Anni 70 che non si respirava un clima come quello di oggi». A Porta Nuova intanto si forma un secondo corteo con decine di gonfaloni dei comuni della provincia di Torino. Con la fascia tricolore ci sono i sindaci di Moncalieri, Nichelino, Chieri, Villastellone, Carmagnola, Pinerolo, Caselette, Condove. Con loro la presidente del Consiglio regionale, Spagnuolo. Ci sono gli striscioni di decine di fabbriche tra cui Fiat Rivalta e Lancia di Chivasso («Non siamo rassegnati»). Numerose le delegazioni della altre categorie: poligrafici, ospedalieri, vigili, Teatro Regio, trasporti, turismo, imprese di pulizia, i lavoratori della Robe di Kappa fallita da un mese. Da Arese sono arrivati gli operai del consiglio di fabbrica dell'Alfa e anche un gruppo di aderenti al cobas «Zapata». Dalla Campania una rappresentanza dalla Sevel. I cinque cortei occupano piazza San Carlo dove parlano un lavoratore dell'Alfa, uno della Sevel, i segretari di Firn e Uilm Dealessandri e Di Maulo. Poi tocca a Bruno Trentin. Soppesa piazza San Carlo irta di striscioni e cartelli, riempita dal frastuono di fischietti, slogan, applausi. Esclama: «Non dimenticheremo questa grande giornata». Aggiunge: «E non la dimenticherà la Fiat». Riconosce la crisi dell'auto, anzi rivendica: «L'abbiamo denunciata per primi noi, quando altri speculavano sui mercati finanziari». Ma attacca: «Dentro alla crisi congiunturale c'è la crisi della Fiat determinata da 10 anni di ritardi in cui si è smobilitata la ricerca, non si è fatta innovazione, si è mantenuta una organizzazione del lavoro gerarchica, obsoleta, autoritaria». II dirigente sindacale raccoglie gli applausi della piazza (di operai da sempre «quadri» del sin¬ dacato e di quadri Fiat in cassa integrazione che per la prima volta partecipano a una manifestazione) quando sottolinea: «Questa giornata è la vittoria della solidarietà contro chi sperava nella divisione tra Nord e Sud, tra Torino e Milano». Un centinaio di autonomi, preceduti da uno striscione «più salario, meno orario» riesce a raggiungere il Cavai 'd brons. Sono circondati da un nugolo di poliziotti. Urla, fischi, lancio di petardi, uova, palloncini pieni di vernice blu verso il palco (uno colpisce un fotografo). Trentin esplode: «Inchinatevi davanti ai lavoratori in lotta e smettete di fare i buffoni». Urla: «Questa è una manifestazione e non una fiera. Dopo ci spiegherete chi vi ha mandato qui». Poi riprende a parlare e guarda al futuro: «Il sindacato non è sordo ai richiami che arrivano non solo dal governo e dalle grandi città, ma anche dalla Fiat». Precisa: «Prima di riawiare la trattativa però sono necessarie alcune premesse che vanno dalla revisione del piano indu¬ striale della Fiat alle politiche di formazione alle forme di tutela e riqualificazione professionale come contratti di solidarietà e cassa integrazione a rotazione». Conclude: «Il nostro impegno è di far rientare in fabbrica il maggior numero possibile di lavoratori». La manifestazione si chiude con una frase al microfono di Maria Teresa Arisio, impiegata in cassa integrazione: «Propongo un applauso a noi che siamo uniti per la prima volta». Marina Cassi Agli autonomi che contestano «Inchinatevi ai lavoratori in lotta e smettete di fare i buffoni» Piazza San Carlo gremita dopo l'arrivo dei cinque cortei di manifestanti, durante il comizio di Trentin

Persone citate: Bruno Trentin, Dealessandri, Di Maulo, Maria Teresa Arisio, Spagnuolo, Trentin, Zapata