Motori modulari è una bella idea di Gianni Rogliatti
Inedite vie per prodotti più efficienti TECNICA Inedite vie per prodotti più efficienti Motori modulari è una bella idea In tutto il mondo i costruttori sono impegnati in importanti lavori di ammodernamento dell'industria, attraverso nuovi metodi progettativi e costruttivi. Quasi una nuova filosofia dell'automobile. Nel campo dei motori si coglie un riflesso di questo processo nella fabbricazione dei «modulari». Il concetto di modularità è noto e applicato da tempo allo scopo di semplificare la produzione e ridurre il numero delle parti di ricambio. In Italia un esempio interessante è quello della società emiliana Vm (che costruisce i Diesel montati, fra l'altro, sulle Alfa Romeo 155 e 164 e sui mono volume Chrysler Voyager). La Vm ha cominciato molti anni fa a fabbricare propulsori sulla base di due tipi di cilindri, che venivano associati opportunamente per formare unità motrici con un numero variabile di cilindri a seconda delle esigenze di potenza richieste. La modularità è spinta ad alti livelli. Basti pensare che la società di Cento costruisce le teste singole per ciascun cilindro, così semplificando e riducendo i costi di produzione. Ora, la Ford sta unificando i propri modelli in modo da riuscire con cinque tipi di cilindri a coprire tutte le esigenze di produzione dal piccolo 4 cilindri in linea di 1100 ce fino a un grande V10 che dovrebbe fare concorrenza a quello della Dodge Viper. La stessa Mercedes adotta la modularità a tal punto che una delle teste del VI 2 serve anche per il 6 cilindri in linea. E anche numerose altre Case adottano criteri simili. Ma anche il concetto di modularità si evolve e, attualmente, sono in fase di avanzato allestimento nuove fabbriche dove sarà possibile costruire una gamma molto articolata di propulsori. Un esempio interessante è quello dello stabilimento Fiat di Pratola Serra, in provincia di Avellino, che entrerà in funzione a fine anno per produrre l'intera gamma dei motori della classe media del Gruppo Fiat, con cilindrate comprese tra i 1300 e 2500 ce sulla base di 4 e 5 cilindri in linea. In questi impianti sarà possibile costruire motori che al tradizionale concetto di modularità (diverse dimensioni dei cilindri e diverso numero dei cilindri stessi) aggiungono numerose varianti. In tal modo, la gamma diventa praticamente infinita ed è possibile aggiungere nuovi propulsori man mano che se ne presenti la necessità. Ovviamente il costo iniziale degli impianti è maggiore ma la flessibilità operativa che ne deriva compensa ampiamente l'investimento e permette di cambiare tipo di motore molto più frequentemente di quanto non sia possibile oggi. Le fabbriche attuali, per ammortizzare le spese, debbono rimanere in funzione per vent'anni con lo stesso tipo di prodotto. Grazie al nuovo sistema uno stabilimento durerà a lungo ma i propulsori saranno sempre innovativi. A titolo di esempio si possono elencare alcune varianti che, grazie a nuovi metodi produttivi, si aggiungono a quelle classiche citate prima: motori a benzina e Diesel; teste con tutti i tipi di distribuzione possibili (a uno e due assi a camme, due, tre e quattro valvole per cilindro, eventualmente anche con variatore di fase e diversa configurazione della posizione delle valvole); una o due candele per cilindro e qualsiasi tipo di accessoristica del motore a cominciare dal sistema di iniezione e dei comandi per i vari servizi. Si tratta di una vera fabbrica robot, alla quale il progettista potrà chiedere di produrre qualsiasi tipo di motore nel campo delle possibilità offerte dalle attrezzature. Unico limite di base le dimensioni massime del cilindro e del numero dei cilindri in programma. Gianni Rogliatti tipo di prsistema ua lungo msempre inA titoloelencare grazie a nvi, si aggiche citate Nel disegno un esempio di motore modulare: è quello Diesel turbo realizzato dalla VM e utilizzato dall'Alfa Romeo 164 e dal Chrysler Voyager
Luoghi citati: Avellino, Cento, Italia, Pratola Serra
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