Il samurai ha le gomme a terra

Anche per Tokyo il 1993 è stato negativo e le previsioni non sono rosee Anche per Tokyo il 1993 è stato negativo e le previsioni non sono rosee Il samurai ha le gomme a terra Produzione e vendite in calo, bilanci a picco Anche l'auto giapponese è con le gomme a terra. Dopo aver tolto il sonno alle principali industrie automobilistiche europee e ai tre big di Detroit tra la fine degli Anni 80 e l'inizio degli Anni 90, ha vissuto un 1993 traumatico, con una sfilza di record negativi cui Tokyo non eia abituata". 1 motivi principali sono da imputare sia alla recessione interna, sia a quella internazionale che hanno tolto competitività all'industria del Sol Levante, in particolare a quella dell'auto. Tra le voci più allarmanti, i notevoli cali della domanda interna e delle esportazioni, l'aumento della disoccupazione, la costante discesa della produzione industriale e il forte apprezzamento dello yen su tutte le principali valute intemazionali. I dati resi noti dall'Associazione delle industrie automobilistiche giapponesi parlano chiaro. Nel 1993 la produzione di autoveicoli è scesa a 11,2 milioni di unità (12,5 milioni nel 1992), con una flessione del 10,2%, il maggior calo dal 1947. Per le vetture la perdita è stata del 9,4%, (da 9,4 a 8,5 milioni di unità). Le vendite sono diminuite del 7,1%, da 6,9 a 6,4 milioni di veicoli, quelle di auto del 5,7%, da 4,45 a 4,2 milioni. Hanno perso un po' tutti, chi più, come Isuzu, Mazda, Honda, Nissan, chi meno, come Suzuki e Toyota. La sola Mitsubishi ha guadagnato qualche punto. Le flessioni maggiori si sono registrate nelle esportazioni, con circa il 12% e le auto gialle vendute all'estero l'anno scorso sono state 3,9 milioni contro 4,4 nel 1992. Le conseguenze: bilanci in rosso per grandi Case produttrici come Nissan e Honda; migliaia di dipendenti mandati a casa o non sostituiti (ancora Nissan e Honda in primo piano), ovviamente senza quegli «ammortizzatori sociali» previsti in Europa e, soprattutto, in Italia; rinuncia a nuovi impianti; tagli agli investimenti e revisione delle strategie. Secondo gli analisti, l'industria giapponese dell'auto, oltre a soffrire le conseguenze della generale recessione del Paese, sta anche scontando una serie di errori: aver realizzato gamme di prodotto troppo vaste e complicate; aver ridotto in maniera eccessiva i tempi di cambiamento dei modelli con una frenetica realizzazione di sempre nuove vetture creando non poca confusione nella clientela; aver creduto in una crescita costante del potere di acquisto sia in Giappone che nel mondo, con il risultato di trovarsi con una sovraccapacità produttiva pesante da gestire; essersi indebitati troppo negli anni del boom per attuare faraonici programmi di sviluppo che oggi pesano in maniera grave sulle risorse finanziarie. L'apprezzamento dello yen, oltre ad aver danneggiato la competitività dell'intero sistema produttivo del Paese, si è scaricato pesantemente sull'auto. Tutte le Case nipponiche indistintamente si sono trovate alle prese non solo con i problemi del mercato interno, ma anche con realtà esterne difficili. Tra queste, l'aggressività americana che gode del cambio favorevole dollaro-yen, in un momento particolarmente buono per gli Usa grazie ai rinnovati e validi prodotti delle tre big di Detroit; la contemporanea minore redditività dei loro transplant in America (troppi i componenti di fabbricazione giapponese); la profonda crisi dell'Europa che ne ha ridotto volumi e profitti. E infine l'enorme surplus della bilancia commerciale di Tokyo, ora nel mirino di Washington e della Comunità economica europea. Gli interventi del governo - affermano gli esperti - non appaiono sufficienti a sbloccare una domanda indebolita dalle difficoltà finanziarie, dalla ristrutturazione di molti settori e da una diffusa crisi di fiducia. Consumi e investimenti delle famiglie continuano a essere frenati dalla flessione dei redditi e dal peggioramento delle attese, legato a una crisi del mercato del lavoro che ha messo in discussione persino il sistema dell'«impiego a vita» (come annunciato pochi giorni fa dalla Toyota) che in Giappone era come una specie di religione. E per il 1994? Le previsioni degli analisti non sono positive: la produzione di auto - affermano - scenderà sicuramente ancora al di sotto dei livelli '93 e per le vendite non sono ottimisti. Ad esempio, la Toyota, il colosso del mercato, ha aumentato, per il 1994, il suo target di vendite interne a 2.170.000 veicoli ( + 5% sul'93), ma prevede una contrazione all'BStero dell'8,4% a quota 1.400.000. La Nissan, secondo produttore del Paese, ipotizza invece una crescita maggiore sul mercato domestico ( + 9,2%) a quota 1.200.000 unità, cui si contrappongono, però, previsioni nerissime all'estero: —19,6%, per un totale'di 550.000 veicoli. Renzo Vi Ilare IL SOL LEVANTE IN CIFRE 1992 1993 Var. % PflODUZIOHETOT/ 12.449.284 11.227,545 -10,2 (VETTURE 9.378.694 8.497.094 -9,4) ESP0RTAZI0NE TOT. 5.667.646 5.017.761 -12,2 (VETTURE 4.408.864 3.910.605 -11,9) VENDITE TOT. 6.959.073 6.467.278 -7,1 (VETTURE 4.454.012 . 4.199.450 -5,7) VENDITE IN EURQPA 1.600.220 1 396.060 -12,7 NISSAN 438.970 401.160 -8,6 TOYOTA 339.480 317.540 -6,4 MAZDA 268.940 193.610 -28 HONDA 176.080 163.200 -7,3 MITSUBISHI 162.140 140.950 -13 ALTRE 21*85*7' 179.600 -16,3 VENDITE IN ITALIA 72.078 79.193 9,9 NISSAN 26.242 41.044 56,4 H§i$A 10.877 10.942 0,6 SUZUKI 10.442 8.438 -19,2 MITSUBISHI 9.285 7.790 -16,1 T0Y61A : 4.714 5.022 r 6,5 ALTRE 10.518 5.959 -43.3 Per lanciare in Italia il coupé Civic, disponibile in due versioni con motori 1500-1600, la Honda è ricorsa all'immagine di Valentina

Persone citate: Suzuki