Monaco, le radici del boom di M. Fe.

Monaco, le radici del boom Monaco, le radici del boom In questi anni la Casa tedesca ha indovinato strategie e auto A Stoccarda gli eterni rivali della Mercedes cominciano a preoccuparsi sul serio: la Bmw adesso sta esagerando. Quelli di Monaco, una volta snobbati, sono cresciuti di anno in anno e ora, malgrado i tempi grami per tutti, acquistando la Rover hanno compiuto un vero colpaccio e beffato addirittura i giapponesi della Honda (ma sarà vero?). E' un po' la ciliegina sulla torta per la Bmw, nata nel 1916 come fabbrica di motori per aerei (e tuttora li produce in accordo con la Rolls-Royce) e passata poi anche alle auto e alle moto. Saldamente in mano agli eredi di Herbert Quandt (rappresentati nel consiglio di sorveglianza dall'ex presidente Von Kunheim), la Casa bavarese, dopo un periodo oscuro, è salita dalle 150-200 mila vetture degli Anni 70 a 598 mila nel '92, scese nel '93, per la crisi europea, a 533 mila (però, le vendite sono state 550 mila). I bilanci sono rimasti in attivo, come accade da 26 anni, gli investimenti hanno continuato a marciare (2200 miliardi di lire l'anno scorso, mediamente duemila dal '90) e le prospettive si sono allargate con i lavori per un nuovo impianto negli Usa, operativo a partire dal '95. Né è stato necessario ricorrere alla cassa integrazione o ad altri ammortizzatori sociali. E le vendite di moto hanno raggiunto una cifrarecord (38 mila unità), portando altri miliardi nelle già pingui casse della società. «Ci siamo difesi bene» dicono a Monaco con logico orgoglio. Il boom è il frutto di una serie di scelte e strategie varate nel corso degli ultimi 15 anni da Von Kunheim e dal suo successore, Bernd Pischetsrieder, un uomo di prodotto e di fabbrica. Nessun volo di fantasia, ma un accorto e metodico piano di sviluppo che si è articolato in varie direzioni: rinnovo degli impianti (adesso la Bmw ne possiede dieci, di cui uno, in Austria, sforna 350 mila motori all'anno); rinnovo della gamma dei modelli, partendo nell'86 con la poderosa ammiraglia Serie 7 e via via scendendo all'intermedia Serie 5 (1988) e alla compatta Serie 3 (1990), e delle motorizzazioni; grande attenzione alla rete commerciale e al prodotto, con contenuti tecnologici sempre più sofisticati, un'iniezione di sportività e cura maniacale della qualità; una notevole flessibilità industriale, grazie anche a specifici accordi con i sindacati su giorni e orari di lavoro. Oggi la Bmw è presente in un centinaio di Paesi. La gamma di modelli è giovane (ma la Serie 7 dovrebbe presto essere riproposta in una nuova edizione) e le motorizzazioni variano da 4 a 6, 8 e 12 cilindri. I propulsori (salvo un 4 cilindri 1600 e un 1800) sono plurivalvole e i Diesel sono tutti dotati di turbo per offrire prestazioni di elevato valore. Nel '93 la Casa di Monaco si è mantenuta in Italia sui livelli '90-'91, distribuendo 31 mila auto e 2100 moto. La berlina della Serie 3 è stata il cavallo di battaglia Bmw: circa 350 mila quelle consegnate nel mondo (le esportazioni costituiscono il 45%). Nel nostro Paese ha rappresentato il 76% delle vendite. L'acquisizione della Rover è destinata a rafforzare la posizione di Monaco. La Casa britannica ha compiuto buoni progressi alla scuola giapponese e potrà offrire un valido contributo ai piani Bmw, volumi e integrazione di gamme a parte (fuoristrada e piccole vetture a trazione anteriore), [m. fe.]

Persone citate: Bernd Pischetsrieder, Herbert Quandt, Rolls, Von Kunheim

Luoghi citati: Austria, Italia, Monaco, Stoccarda, Usa