«lo, cattolico e porno-attore»

«lo, cattolico e porno-attore» Branciaroli da CI a Tinto Brass «lo, cattolico e porno-attore» ROMA. Nel nuovo film di Tinto Brass, ispirato al romanzo di Alberto Moravia «L'uomo che guarda», ha il ruolo del «professore» Alberto: esibizionista, costretto a letto e avanti negli anni ma strenuamente deciso a godere fino all'ultimo dei piaceri della carne. Di lui, quasi sempre in pigiama, si vede e si nota soprattutto l'enorme membro, inquadrato dal regista, più volte, sia «a riposo» che «in azione». Curioso pensare che a dar vita a un personaggio superdotato e vizioso come il professor Alberto sia un noto e impegnato attore di teatro, che più volte in pubblico ha dichiarato la sua appartenenza a «Comunione e Liberazione»: Franco Branciaroli, habitué dei set di Brass dai tempi de «La chiave». Branciaroli ci sveli il segreto: quel pene esibito nel film è vero o artificiale? «Non lo posso rivelare. Potrebbe giovarmi non far sapere come stanno le cose». Lei dice di essere cattolico e di militare in CI, ma come si concilia la fede religiosa con l'apparire in un certo tipo di pellicole? «La Chiesa è prima di tutto la chiesa dei peccatori. E comunque io non pecco facendo certi film. Bisogna dire, papale papale, che l'onestà di Brass è evidente: almeno lui dice "Signori, qui c'è la macelleria"; altri raccontano di voler affrontare temi importanti, dicono "filmo la crisi" e poi mostrano le tette. E poi bisogna ribaltare una certa idea dei cattolici; quelle immagini scontate in cui le ragazze cattoliche appaiono tutte invariabilmente bruttine e piene di brufoli. Appena si dichiara di avere la fede si viene bollati con questi luoghi comuni. In realtà esiste tutto un mondo fatto di cattolici fiammeggianti, basta pensare a Giovanni Testori». Ma l'essere cattolico, accusato addirittura di integralismo, impegnato sul fronte di Ci tanto da aver spesso portato i suoi spettacoli ai meeting di questa formazione, influisce in qualche modo sul suo lavoro? «Certo che il cattolicesimo pesa nel mio lavoro, hanno detto pure che avevo l'appoggio del Vaticano... Non voglio fare polemica, ma la verità è che nel teatro italiano, interamente laico, essere cattolici è uno svantaggio. Lavorare è molto più duro per un cattolico che per un laico». Di Testori è stato allievo prediletto, ha sempre interpretato testi forti di Strauss, di Celine, ha lavorato con Ronconi e De Bosio, al cinema è stato diretto da Antonioni e Jancso. Anche adesso, mentre nelle sale cinematografiche vengono proiettate le sue performances sessuali orchestrate da Brass, lei è in palcoscenico con un lavoro di Gogol. Erotismo e cattolicesimo, impegno e film di sesso: come si conciliano tutte queste attività? «Più si fanno cose serie più si sente l'esigenza fondamentale di sfogarsi in un settore "primario" della vita, di tornare all'infantile "gioco del dottore" che è uno dei pilastri dell'esistenza di ognuno di noi: non si estingue mai, è una cosa che resta dentro per sempre. Non sono certo l'unico a vivere questi desideri: molti grandi attori del passato, penso per esempio ai tedeschi, consumavano le loro notti, dopo le rappresentazioni teatrali, travestiti da donna sulle scene dei cabaret. Non bisogna dimenticare che gli attori sono prima di tutto degli esibizionisti. Quasi tutti sentono il bisogno di lasciarsi andare, di "porcellonare", e per me lavorare con Brass è proprio come prendere parte a un gioco porcellone». Sul set non ha mai provato momenti d'imbarazzo? «Posso dire che l'imbarazzo potrebbe essere grande se non ci fosse il divertimento a superarlo. Con Brass durante le riprese io mi diverto moltissimo: è tutto un gioco di complicità, uno scambio di strizzatine d'occhi, un esplodere di risate. Il personaggio che faccio ne "L'uomo che guarda", poi, è molto caratterizzato, tutto da recitare: anche se allude a Moravia io lo interpreto con le espressioni e con i modi di Brass». Non le piacerebbe apparire anche in film d'altro genere? «Mi hanno offerto molte altre cose, ma ho preferito dire di no. Ha presente quei film italiani, sulla crisi della coppia, tutti ambientati in un appartamento? Meglio evitare, molto meglio Brass!». Fulvia Caprera 1/ ' __^_ì..^,^*i. Franco Branciaroli in una scena del film «L'uomo che guarda»

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