Reggio scende in trincea centro l'assalto dei clan di Enzo Laganà

Reggio scende in trincea centro l'assalto dei clan Reggio scende in trincea centro l'assalto dei clan REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nessun dubbio ormai sulla matrice terroristico-mafiosa: la 'ndrangheta con quello dell'altro ieri sera ò al terzo colpo in due mesi infetto all'Arma dei carabinieri e tutti e tre gli episodi sono probabilmente collegati. Prima dell'agguato mortale di Scilla (due carabinieri uccisi il 18 gennaio) e del mancato bis di martedì sera a Reggio, il 2 dicembre c'era stato un altro inquietante episodio. Quella sera, proprio al rione Saracinello, dove si è verificato anche l'ultimo agguato, una gazzella dell'Arma era stata raggiunta da una sventagliata di mitra. A sparare erano stati degli sconosciuti a bordo di una Fiat Regata verde. L'inseguimento fu vano, ma l'auto venne ritrovata il giorno dopo completamente bruciata. Gli inquirenti pensarono che fossero delinquenti intercettati dai militari. Alla luce di questi ultimi due agguati, si parte nelle indagini proprio da quella sera. Questa circostanza è stata riferita ieri dai sostituti procuratori Pedo- ne, Tei e Castaldini, che si occupano delle indagini sull'agguato di Scilla e ora anche su quest'ultimo contro l'appuntato Salvatore Serra, 38 anni, di Palermo, e il carabiniere Bartolomeo Musicò, di Messina, sono stati sparati almeno 25 colpi di mitraglietta e di lupara. Che a fare fuoco siano stati in due non ci sono più dubbi. I militari sono stati sorpresi sulla gazzel¬ la mentre transitavano davanti a un autosalone sulla tangenziale cittadina. Quel che ancora non ò chiaro ò la dinamica, se cioè Serra e Musicò abbiano rallentato la marcia perché insospettiti da persone che armeggiavano davanti alla concessionaria (forse stavano sistemando una bomba) oppure siano stati oggetto di un tiro al bersaglio, quasi che i killer fossero in attesa di una qualsiasi pattuglia dell'Arma. Pare caduta al momento la terza ipotesi, secondo la quale ai due sarebbe stata tesa una trappola: una telefonata anonima che segnalava persone sospette davanti all'autosalone per far accorrere la pattuglia. Più e meglio si potrà sapere quando i due militari saranno in condizioni di riferire come sono andate le cose. Per ora sono ricoverati nel reparto di rianimazione degli Ospedali riuniti. Le loro condizioni rimangono piuttosto gravi. Gli accertamenti balistici potranno risultare deteiminanti per stabilire se i tre fatti, quelli del 2 dicembre, del 18 gennaio e del 10 febbraio, sono tra di loro collegati. Per il comandante generale dell'Arma Luigi Federici, che ieri è stato di nuovo a Reggio, non ci sono dubbi: «Quel che è avvenuto martedì sera ci ha confermato che la criminalità organizzata cerca di spezzare l'azione che le forze dell'ordine stanno compiendo proficuamente». Ed un magistrato gli ha fatto eco: «La 'ndrangheta da struttura confederata nella Calabria si è trasformata in struttura verticistica». Intanto ieri la città ha reagito con dignità all'ennesimo attacco mafioso alle forze dell'ordine. Un corteo spontaneo, guidato dal sindaco Falcomatà e dall'arcivescovo Mondello, composto da oltre tremila persone, ha raggiunto dal municipio la sede del comando dei carabinieri. Enzo Laganà Sopra l'avvocato Cordaro. A sinistra la madre di uno dei due carabinieri feriti

Persone citate: Bartolomeo Musicò, Castaldini, Cordaro, Falcomatà, Luigi Federici, Salvatore Serra

Luoghi citati: Calabria, Messina, Reggio, Reggio Calabria