Attenti a non ricadere negli errori del passato

relli 1LÌ IL PUNTO Attenti a non ricadere negli errori delpassato t fi L gran rilancio attuale delJL l'interesse per la Borsa, dove il valore degli scambi è balzato dai meno di 500 miliardi del '93 (e nel '9i \» media quotidiana era stati appena di 150) agli oltre mille miliardi per seduta, è l'ultimo, e più clamoroso sbocco di un'onda lunga che s'era messa in movimento già nella prima metà dell'anno scorso. Infatti, nei primi sei mesi del '93 è entrato nel portafoglio delle famiglie un flusso di nuove azioni per quasi 10 mila miliardi, tre volte il valore di quelle entrate nel corrispondente periodo del '92. Aquesto proposito, è utile ricordare che nel maggio '92, sulla «Relazione» al bilancio della Banca d'Italia, fece la sua prima comparsa il Sec-Sistema europeo dei conti economici. Uno dei risultati fu che il portafoglio di azioni e partecipazioni delle famiglie si gonfiò dai 156 mila miliardi del 1989, quali risultavano dalla vecchia metodologia (pari all'8,2% delle attività finanziarie totali), ai 425 mila miliardi del '91, il 16,6%, esattamente il doppio, del risparmio totale delle famiglie. Ma, questo improvviso ritorno «azionario», quasi ai livelli dove l'avevamo già visto negli Anni Sessanta, lo si dovette quasi esclusivamente al fatto che, grazie al «Sec», sono state incluse tra le famiglie anche le imprese individuali (con meno di 20 addetti), in passato comprese nel settore imprese. Tuttavia, l'allora governatore Ciampi poteva egualmente affermare, anzi, riaffermare «il convincimento che la principale peculiarità del nostro sistema finanziario risieda attualmente nella scarsa rilevanza della Borsa nella raccolta di capitale di rischio e ai fini della ricomposizione degli assetti proprietari d'impresa». Eia Borsa, infatti, dalla nuova metodologia Sec non trasse alcun vantaggio per la raccolta di «capitale di rischio» che si mantenne, per le società quotate, sotto i 10 mila miliardi di lire nell'89 e nel '90, per le nuove emissioni annue lorde, per scendere fino ai poco più di 3 mila nel '92, un nuovo minimo dal 1988. E con le emissioni delle società non quotate, il valore totale delle emissioni lorde oscillò negli ultimi anni intorno ai 20 mila miliardi. Basterebbe il confronto tra queste emissioni azionarie e quelle dei titoli di Stato per constatare e convenire che si tratta di un confronto improponibile: in un triennio (1990-92), poco più di 66 mila miliardi di lire le azioni, quasi 2 milioni e mezzo di miliardi i titoli di Stato. NELLA sua prima relazione all'assemblea della Banca d'Italia, il governatore Antonio Fazio sottolineava nuovamente la necessità «di creare le condizioni per una domanda di azioni più ampia e stabile, anche in previsione dell'at¬ tuazione del piano di dismissione delle partecipazioni pubbliche». Ora, con le privatizzazioni in pieno svolgimento, la Borsa si ripropone come canale collettore di risparmio privato verso il capitale di rischio. Si può dire che le rose sono fiorite? Pare di sì. Speriamo, però, che non durino, come le rose, solo per lo spazio di un mattino. NON sono più i tempi di venti o trentanni fa, quando, nei periodi di «boom» della Borsa, il «parco buoi» si trasformava, sia detto senz'offesa, in un elegante punto d'incontro delle signore «bene» che venivano a seguire di prima mano, in persona, le «performances» dei loro investimenti. Anche il «telematico» ha fatto calare il sipario su questi lieti o meno lieti incontri. Ne ha guadagnato in serietà la Borsa, che, anche se non riuscirà forse mai ad eliminare quei termini legati al gioco e all'azzardo, tuttavia, sembra aver tratto, e proprio dalle incertezze legate al quadro politico e alle vicende giudiziarie che continuano ad attraversarlo con minacciosa continuità, stimoli alla professionalità per chi vi lavora. DICIASSETTE mesi fa, su «La Stampa» del 5 settembre '92 a proposito di Borsa e di Fondi comuni, scrivevo, tra l'altro: «In questi tempi, estremamente difficili per i mercati finanziari, e non solo italiani, i fondi hanno dimostrato di aver "aggiustato" il portafoglio, e di saperlo gestire in modo da contenere gli effetti della congiuntura sfavorevole. Anche i risparmiatori oggi si mostrano più maturi: lo prova il fatto che, con una raccolta totale negativa ancora in agosto (1461 miliardi di riscatti, contro nuove sottoscrizioni per 1249), quella dei fondi azionari si è chiusa in leggero attivo. Un annuncio della fine del diluvio? Difficile, ma non è vietato sperarlo». QUELLO, infatti, fu veramente il segnale, per i fondi, che le acque avevano incominciato a ritirarsi. Lo abbiamo scritto ieri, parlando di fondi. Lo ripetiamo oggi, non limitandoci, però, alla Borsa, ma allargando il discorso all'orizzonte economico complessivo. Questo non significhi, però, guardare più in grande, e trascurare il piccolo, si tratti d'impresa o di singolo risparmiatore. Significherebbe ricadere negli errori del passato. Il che, come insegnavano i latini, è stoltezza. Mano Salvatorelli 1LÌ

Persone citate: Antonio Fazio, Ciampi, Salvatorelli