Viale Mazzini fa quadrato «Deve state al suo posto» di Maria Grazia Bruzzone

Viale Mazzini fa quadrato «Deve state al suo posto» Viale Mazzini fa quadrato «Deve state al suo posto» ROMA. La crisi al vertice della tv pubblica è durata soltanto poche ore. Dopo la «censura» dell'Ordine dei giornalisti di Milano sulla vicenda Lombardfìn, Gianni Locatelli aveva subito presentato ricorso e contemporaneamente aveva rassegnato le dimissoni al Consiglio di amministrazione. Per lunghe ore la sua sorte è sembrata appesa a un filo. Tanto che quando il consiglio, dopo una lunghissima discussione, a voto segreto e all'unanimità, ha respinto le dimissioni, è stata quasi una sorpresa. Il finale della travagliata, interminabile storia fra l'ex direttore del Sole 24 Ore e la finanziaria di Leati, arrivava infatti dopo una giornata fitta di incontri, dichiarazioni, commenti. Quando già girava insistente la voce di un' autosospensione del direttore generale. Una sorta di «congelamento», in attesa della soluzione definitiva del caso, con un interim al direttore del personale Pierluigi Celli. Una soluzione che lo stesso Locatelli avrebbe auspicato. In previsione di una sentenza dell'Ordine lombardo ormai imminente e forse infausta, sembra che il direttore generale avesse già la lettera di dimissioni in tasca. E ne avesse parlato l'altro ieri con Romano Prodi, suo amico e, come presidente dell'Iri, azionista di riferimento della Rai. Ma, nel giorno del terremoto al vertice, almeno al mattino, quando comincia a circolare la notizia della «censura» da parte dell'Ordine, la Rai non dà segni di grande inquietudine. Nessuna «assemblea volante» nella solita mensa di Saxa Rubra. E quella che è in corso, per altri motivi, al Tg3, pare poco interessata al problema. Persino i giornalisti dell'Usigrai arrivano sul tardi e sembrano avere ancora le idee poco chiare. «Dobbiamo valutare la situazione», risponde laconico il segretario Balzoni. Che poco più tardi, vola a viale Mazzini per consultarsi coi vertici. Nel Palazzo intanto, il consiglio di amministrazione, dal quale fra l'altro si aspettano con urgenza • le nuove regole sui talk-show elettorali, è stato rimandato al pomeriggio. E tira un'aria cupa mentre i consiglieri discutono sul da farsi. Arriva la dichiarazione pubblica di Locatelli, che annuncia il ricorso «contro una censura costruita su motivazioni inesistenti», ripresa con rilivo anche dalle tv. Ma l'impressione che il direttore generale possa restare al suo posto, in una situazione fluida, è destinata a svanire presto sotto i colpi delle richieste di dimis sioni che cominciano a piovere da tutte le parti. Dai retini, ai Verdi a rifondazione, al msi, alla Lega (il pds si pronuncerà solo molto più tardi). Poco dopo, la valutazione ufficiale dell'Usigrai, che chiede le dimissioni del direttore generale, sembra far capire che il dado è ormai tratto. «Il provvedimento a carico di Locatelli è una decisione di primo grado, sottoposta a giudizio d'appello» esordisce cauto il sindacato dei giornalisti. Per il quale però «esistono evidenti ragioni di opportunità perché la massima carica nel servizio pubblico sia libera da ogni sospetto». Quindi «l'Usigrai sollecita-il consiglio a trarre le debite conseguenze, attraverso decisioni inequivoche e immediate, volte unicamente alla tutela del servizio pubblico». La soluzione pare ormai individuata. E il presidente Demattè, a consiglio ormai iniziato, vola dai suoi «referenti» Spadolini e Napolitano, per informarli e perfezionare l'operazione. Invece, a tarda sera, tutti, ecco l'annuncio del Consiglio. Spiega il comunicato nel suo burocratese: «Tenuto presente che la decisione dell'Ordine dei Giornalisti di Milano non ha carattere di definitività; che il dott. Locatelli ha espresso la volontà di proporre appello, con conseguente effetto sospensivo della decisione; (..) che nella situazione aziendale attuale l'accoglimento delle dimissioni comporterebbe grave danno all'Azienda per l'interruzione dell'operatività della Direzione Generale (..) il Consiglio delibera, di respingere le dimissioni presentate dela dott. Locatelli». Maria Grazia Bruzzone

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