«Mio figlio, rovinato in sala parto»
Marco, 18 mesi, ha il braccio destro paralizzato, la madre denuncia i medici Marco, 18 mesi, ha il braccio destro paralizzato, la madre denuncia i medici «Mio figlio, rovinato in sala parlo» La donna: «Il bimbo pesava 5 chili e mezzo Ma non vollero farmi il taglio cesareo» Marco ha 18 mesi, i capelli biondi, gli occhi chiari e la morte in un braccio, il destro. Non lo muove dalla nascita, luglio '92.1 genitori hanno tentato tutte le strade della medicina e della chirurgia: Marco è stato visitato da specialisti di mezza Europa, all'età di 4 mesi è stato sottoposto a intervento in una clinica milanese. Ma niente e nessuno è riuscito a trasmettere un po' di vita dentro quel braccìno che il piccolo tiene penzoloni lungo il fianco, come un elastico rotto. Il danno è, a meno di un miracolo divino, irreversibile. Marco è vittima di un trauma da parto e - accusano i gentori di «una serie di errori dei medici e dell'ostetrica di turno». Pesava 5 chili e due etti il giorno in cui la madre, Cristina Gazzera, 35 anni, di Paesana, provincia di Cuneo, lo ha messo al mondo dopo un parto «naturale» durato una notte di fatica e sofferenza all'ospedale Sant'Anna di Torino; «Essendo così grosso sono state compiute in modo evidentemente non corretto alcune "manovre" che gli hanno leso i nervi del plesso bracchiale», racconta la donna. E ancora si dispera: «Ma perché non lo hanno fatto nascere con il taglio cesareo?». Attorno a questa domanda ruota la denuncia che i genitori di Marco hanno presentato attraverso il loro legale, avvocato Vittorio Nizza, contro l'equipe che ha seguito la vicenda. Un avviso di garanzia per «mancata assistenza» è stato inviato dal sostituto procuratore Vitari al ginecoloco del Sant'Anna Giacomo Vaudano: è lo specialista che ha seguito la signora Gazzera per l'intero periodo della gravidanza e che, al momento buono, non si è presentato in ospedale. Sono invece accusati di «lesione gravissima colposa» l'aiuto della divisione A di Ostetricia, Cesare Mariani, la dottoressa Raffaella Colombero, e l'ostetrica Camilloni. Nell'alloggio al quarto piano del condominio di mezza montagna dove vivono i coniugi Gazzera - travi a vista, pareti bianche, odore di mobili antichi - Marco gioca col trattore di plastica. Afferra il volante con la mano sinistra, barcolla, perde l'equilibrio. Un bambino normale allungherebbe la destra: un gesto d'istinto, per proteggersi. Ma la manina di Marco non risponde ai comandi. Il piccolo cade a peso morto sul pavimento e s'arrabbia. La madre lo raccoglie, se lo prende in braccio e racconta. Dice che l'ipotesi di un parto cesareo le era stata prospettata dal ginecologo Vaudano fin dall'inizio: «Già dalla prima ecografia risultava che il feto aveva dimensioni particolari. Per questo sono andata al Sant'Anna. Sapevo che con Marco avrei avuto qualche problema. Non come con Vittorio, il nostro primogenito, che ora ha 10 anni. Lui quando è nato, al civile di Pinerolo, pesava 4 chili. Un chilo e due etti meno del fratellino». All'una di notte del 17 luglio '92, Cristina Gazzera si presenta al Sant'Anna. «La dottoressa dell'accettazione mi vede ed esclama: "Un parto gemellare, scommetto". Dopo mezz'ora mi trovo in sala travaglio. L'ostetrica mi pratica la rottura delle membrane e un'iniezione per accelerare la dilatazione dell'utero». E l'annunciato parto cesareo? E il ginecologo di fiducia? <cAl ginecologo ho telefonato: mi ha detto che si sarebbe tenuto in contatto con i colleghi e che sarebbe intervenuto in caso di necessità. Quanto al cesareo, nessuno dei medici presenti quella sera me ne ha parlato». Dopo quattro ore di travaglio, la donna viene portata in sala parto. «Lì s'è iniziato, consumato e concluso il mio dramma. Non so che cosa mi abbiano fatto. Ricordo solo un sacco di gente intorno a me, e un medico che faceva strani movimenti per fare uscire mio figlio. Ci sono riusciti, alla fine. Ma il prezzo che ci hanno fatto pagare è un marchio che Marco si porterà addosso per il resto dei suoi giorni». Gianni Armand-Pilon Durante l'intervento l'arto subì danni irrimediabili Quattro avvisi di garanzia per lesioni colpose gravissime Cristina Gazzera racconta il suo dramma in sala parto Il piccolo Marco gioca sereno in braccio al padre Roberto
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