Quell'oro si è trasformato in latta

Quell'oro si è trasformato in latta Quell'oro si è trasformato in latta Dai trionfi di Mar adona a 88 miliardi di debiti Il Napoli, ovvero il monumento allo spreco, la dimostrazione di come si trasforma l'oro in latta, realizzando la più grande distruzione finanziaria-economica del pallone: il club partenopeo è il più disastrato d'Europa, lo soffocano 88 miliardi di debiti. Ma come hanno fatto, a Napoli, a trasformare l'oro in latta? Silenzioso e inawicinabile l'ingegnere Corrado Ferlaino (nel suo quasi quarto di secolo di presidenza ha unicamente parlato quando le cose andavano bene, mai nei momenti diffìcili), risponde la sua condotta: ingaggi stratosferici, acquisti tanto cari quanto sballati, un continuo vivere al di sopra delle possibilità ricorrendo ai prestiti delle banche e contraendone sempre di nuovi per pagare gli interessi dei vecchi. Con l'inevitabile risultato che gli interessi si sono accumulati diventando enormi: degli 88 miliardi di debito, ben 63 sono reclamati dal pool di banche che ha finanzialo i sogni di grandeur (il resto è dovuto al Comune per l'uso del S. Paolo, a una legione di fornitori, a calciatori, il solo Fonseca e creditore di 1800 milioni). Tra gli esempi più recenti di questa grandeur velleitaria quanto cieca alla realtà è il centro sportivo di Marianella, nella zona Nord della città. Sarebbe dovuto diventare il «Milanello» azzurro. Investita una barca di miliardi per conseguire questo risultato, oggi esiste solo il campo di calcio, mancano tutte le strutture, la squadra continua ad allenarsi a Soccavo. E intanto gli interessi per il finanziamento dell'incompleta Marianella hanno ingigantito la già gigantesca montagna dei debiti. Altro esempio: nell'estate '92, quando già il deficit sfiorava i 35 miliardi, ecco l'ultimo sensazionale colpo del mercato (ma che cosa controllava la Covisoc?), dal Cagliari in cambio di Pusceddu e 15 miliardi arriva Fonseca: bella (o vergognosa) roba, le finanze erano già collassate ma non ci si curò d'aumentare i debiti, pur di ottenere i servigi dell'uruguaiano. Almeno, Fonseca richiama spettatori allo stadio, rende agonisticamente: bene o male c'è, anche se è molto riposto, un significato nel suo miliardario ingaggio. Ma che dire dei 1200 milioni annui (sempre | al netto) accordati all'inutile Pari (mai utilizzato), dei 650 all'altrettanto inutile Cornacchia, dei 600 del quasi inutile Bresciani, che gioca molto saltuariamente. L'elenco degli inutili beneficiati di grassi ingaggi comprende Corradini e Nela. Di assurde regalie simili abbonda la storia napoletana: sino a quando la squadra vinceva e gli incassi erano record, l'accumularsi del deficit era ancora sopportabile. Però, con il tramonto dei fasti maradoniani, a 4 stagioni dall'ultimo trionfo (lo scudetto) ecco il club costretto a vendere Zola e Crippa al Panna e ridotto a mendicare prestiti: adesso quasi metà scmadra è costituita da giocatori concessi gratis per una stagione da Parma (Bia e Pecchia), Samp (Corini e Buso), Juve (Di Canio), Gambaro (Milan). Elemosina, casse vuote e ancora follie. Pensate: per evitare il disastro Ferlaino ha nominato comandante assoluto l'ex (ed ex odiato) allenatore Ottavio Bianchi: 1000 milioni l'anno. Davvero singolare, al punto che Ellenio Gallo, settuagenario successore di Ferlaino, è sbottato sarcastico: «Mi si chiede di salvare il Napoli, ma a me mica danno un miliardo». Singolare pure la nuova posizione di Bianchi; deve pilotare il Napoli attraverso la tempesta finanziaria che anche lui, seppure in minima parte, ha provveduto ad addensare sulla società azzurra: nel 1989-90 visse dodici mesi con le mani in mano e 800 milioni in banca. Versatigli da Ferlaino che l'aveva cacciato per assumere Bigon. Bianchi non esitò manco un istante, fece il disoccupato di lusso nella sua Bergamo godendosi i soldi che gli spettavano per contratto dall'ingegnere. Insomma, sul dissanguato Napoli si sono ingrassati tutti: a dar retta alle malelingue, e alle denunce per il sacco edilizio del centro storico, chi più ha prosperato è proprio Ferlaino. Tanto che tutti si domandano: ma sarà poi vero che s'è ritirato? E ricordano che una pantomima simile il vulcanico Corrado interpretò già nel '73 e nell'81. E adesso l'ipotesi di un Ferlaino 3 non sembra poi così remota. Claudio Giacchino Ingaggi folli a chi non gioca mai, un centro sportivo fantasma Per costruire la nuova squadra giocatori in prestito gratuito

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