La sfida al dittatore

La sfida al dittatore La sfida al dittatore «Gli innocenti in carcere, i colpevoli in libertà Qualcuno elimina tutti i comunisti del rione '» 'IT 16 febbraio 1938 ■ EL comitato regionale del ■ partito e nell'Nkvd c'è un ■ gruppo potente, consolida*■ ! I to e clandestino che voleva eliminare tutti i quadri bolscevichi nel nostro rione. Questo gruppo è riuscito a realizzare molti suoi piani. L'arresto dei comunisti del rione Veshenskaja lo conferma. Grazie al suo intervento, compagno Stalin, Lugovoj e i suoi compagni sono liberati e riabilitati nel partito, ma centinaia di persone restano in prigione. Compagno Stalin, bisogna sciogliere questo nodo definitivamente! Ora gli innocenti sono in carcere, i colpevoli sono in libertà, e nessuno osa accusarli. (...) Krasiukov, dal cui arresto è iniziata la campagna contro i comunisti di Veshenskaja, è stato portato nel carcere dell'Nkvd a Rostov il 23 novembre 1936; hanno cominciato a interrogarlo il 25. Il primo interrogatorio è durato ininterrottamente quattro giorni. In quelle 96 ore gli hanno dato da mangiare soltanto due volte. Non ha dormito un minuto... brevi intervalli e poi subito nuovi interrogatori. Gli inquirenti gli dicevano che Logaciov e Lugovoj erano già stati arrestati e avevano già testimoniato contro di lui, lo minacciavano di morte. Ma siccome lui non ha confessato, l'hanno rinchiuso in una cella di cemento lunga due metri e larga uno, senza luce. Dormiva sul pavimento. Lì ha passato 22 giorni. Il 25 aprile lo ha interrogato il capitano Osinin. Gli ha detto: «Non vuoi testimoniare, carogna? Tutti i tuoi amici, Sholokhov compreso, sono rinchiusi in prigione...». Lo interrogavano senza permettergli di sedersi. Stava in piedi finché le gambe lo reggevano, poi cadeva disteso e nemmeno con le botte riuscivano a rimetterlo in piedi. Visto che lui non ha confessato, l'hanno trasferito nella prigione civica di Rostov. Si è trovato in una gabbia costruita per otto persone, dove ce n'erano 60. Si dormiva a turni, faceva così caldo che sembrava di stare in un forno. Anche lì lo hanno torturato, non gli hanno dato da bere e da mangiare per giorni e giorni, lo interrogavano alternandosi anche cinque-sei giorni di seguito. Gli è cominciata una diarrea di sangue e sicuramente sarebbe morto se non fosse arrivato l'ordine da Mosca. Krasiukov dice che la tortura più terribile era non poter dormire: «Mi sforzavo in tutti i modi di non rassegnarmi alla tentazione di lasciarmi morire né di confessare colpe che non avevo commesso...». Lugovoj subito dopo l'arresto è stato messo in una cella singola. Lo interrogavano gli inquirenti Kondratiev, Grigoriev, Markovich. I metodi con cui hanno cercato di esaurirlo fisicamente erano praticamento gli stessi, salvo alcuni particolari. Lo facevano sedere su un banco molto alto e lo lasciavano con le gambe a penzoloni. Doveva rimanere in quella posizione per 40-60 ore, poi lo obbligavano a stare in piedi anche per 16 ore di fronte al tavolo dell'inquirente. Altre variazioni di crudeltà: sputo in faccia con il divieto di asciugarsi, botte a pugni e a calci, mozziconi di sigarette spenti sul viso. Poi sono passati a torture più ingegnose: prima gli hanno tolto il materasso dal letto, il giorno dopo hanno tolto il letto. Per salvare i polmoni Lugovoj cercava di appoggiare la schiena sulla scopa. Gli hanno tolto anche la scopa. Nella sua cella hanno messo un ex funzionario del comitato del controllo del partito, Grishin, diventato matto in carcere: gridava in continuazione e non lasciava dormire Lugovoj. Non avendo ottenuto alcun effetto, lo hanno trasferito in una cella particolare: il letto era pieno di cimici. Era proibito dormire sul pavimento e due giorni dopo aveva il corpo ricoperto da croste. Lo hanno tenuto per una settimana in quelle condizioni, poi l'hanno di nuovo messo in una cella singola. L'oppressione psichica del detenuto veniva realizzata con testimonianze false. Nel cuore della notte veniva a prelevarlo l'inquirente Grigoriev e cominciava a gridare: «Ti facciamo parlare! Sei nelle nostre mani. Se non vuoi parlare, non vuoi denunciare i suoi complici, ti rompiamo le braccia, poi ti rompiamo le gambe. Se non comincerai a parlare, ti rompiamo il costato. Piscerai sangue! Nel tuo sangue starai in ginocchio a chiedere come grazia la morte. Allora ti ammazzeremo e ti butteremo come una carogna in una buca». Logaciov ha subito torture simili. Menavano, umiliavano la di¬ gnità umana, insultavano. Il primo interrogatorio è durato otto giorni; poi, per sette giorni, con i soli indumenti intimi, l'hanno rinchiuso in una cella di rigore, piena di topi. Poi l'hanno interrogato cinque giorni di seguito. L'inquirente Markovich gridava : «Perché non dici niente di Sholokhov? Questo stronzo è stato arrestato e non se la caverà! E' uno scrittore controrivoluzionario, e tu lo copri?». Lo hanno picchiato in faccia. Alla fine ha firmato tutte le carte che gli hanno dato gli inquirenti. Mi ha detto: «Volevo solo una cosa: morire il più presto possibile». Mikhail Sholokhov

Luoghi citati: Mosca, Rostov