Chi c'è dietro alla stecca di sigarette; niente trippa per l'ecologia di A. P.

Chi c'è dietro alla stecca di sigarette; niente trippa per l'ecologia LETTERE AL GIORNALE Chi c'è dietro alla stecca di sigarette; niente trippa per l'ecologia L'aspirante boss inizia dal contrabbando In relazione agli articoli sulla nuova nonnativa anti contrabbando, desideriamo fare alcune puntualizzazioni. Troppe volte i mozzi dì informazione tendono a sottostimare questo reato dedicandogli dei pezzi di «colore» che stravolgono i reali dati. Se consideriamo, infatti, i salti acrobatici che il governo, periodicamente, fa compiere ai cittadini, por aggiustare i conti pubblici, i 1865 miliardi di mancato ricavo fiscale rappresentano, già da soli, un capitolo molto importante ed ò quindi non solo giusto ma doveroso che il governo tenti di recuperare tale evasione. A ciò dobbiamo aggiungere che, in un momento di crisi occupazionale, i 492 miliardi di mancalo ricavo per i Monopoli, significano una diminuzione dei posti di lavoro nel settore pubblico ed ecco nascere altri problemi. Come noto l'Azienda dei Monopoli è in fase di privatizzazione e il più grosso ostacolo da superare è quello delle asserite migliaia di posti in esubero. Altro aspetto: il contrabbando rappresenta un'importante forma dì auto-finanziamento della malavita organizzata. Molti boss hanno iniziato la loro «carriera» dedicandosi, con varie mansioni, al contrabbando. Preme ancora sottolineare che una volta tanto che il governo imbocca seriamente la strada per sconfiggere uno dei capisaldi economici della malavita organizzata, quest'ultima trova insperati alleati in personaggi che ancora credono, o vogliono credere e far credere, che contrabbando voglia solo dire il «povero marocchino» all'angolo con la sua stecca di sigarette. Amilcara Boria Goitre Presidente Federazione Tabaccai Lombardia, tanti auguri e niente soldi Ho ricevuto fra gli auguri del nuovo anno la lettera della Re- gione Lombardia, che allego. In tale lettera mi viene annunciato che per la mia e tutte le altre «domande per la concessione ed erogazione di contributo in materia di uso nazionale dell'energia, risparmio energetico e fonti rinnovabili in attuazione degli arti. 8, 10, 3, 13 della legge n. 10 del 9/1/1991» non si può procedere all'istruttoria, «essendo venuti a mancare gli stanziamenti statali destinati alle Regioni per il 1993». Vengo quindi praticamente invitato a rinunciare ai lavori previsti ovvero a rinunciare alle agevolazioni. Credo che la pubblica opinione debba conoscere questi piccoli fatti proprio nel periodo dell'emergenza occupazione. Mentre in alto loco si vuol dare l'impressione di voler far qualcosa, senza peraltro produrre alcuna nuova idea, se non le vecchie proposte di cementificazione ed asfaltizzazione del territorio nell'ottica tangentizia, d'altro lato non si dà seguito a proposte di lavori concreti, già progettati e pronti all'esecuzione, di notevole e immediato impatto economico-ambientale. Per di più, lo sforzo delle amministrazioni regionali di immagine e credibilità verso i cittadini viene buttato alle ortiche. Nessun ministro però ha pagato, neppure sul piano morale, per questi sprechi! L'annuncio del mancato finanziamento ò tanto più grave perché lo Stato italiano viola le proprie stesse disposizioni di legge. Da un lato si invitano i cittadini e le ditte ad investire in azioni di risparmio energetico e fonti rinnovabili, le Regioni predispongono le procedure e fanno pubblicità sui giornali e le televisioni e poi, dopo beri 2 armi (! !) dalla presentazione dei progetti, si annuncia che non c'è trippa po' gatti. Ancora una volta i nostri bravi governanti ritengono i risparmi energetici e la politica ambientale non una importante opportunità di investimento e di lavoro, ma un lusso per periodi opulenti. Questa miope ottica è particolarmente deleteria nel campo dell'uso razionale dell'energia o delle fonti rinnovabili. Se l'Italia sta diventando il Paese europeo in cui le tecnologie degli usi razionali dell'energia sono meno sviluppate che altrove, nessuno si dovrà stupire. Al di la delle chiacchiere, i fatti stanno a dimostrare che non so¬ lo non si riesce ad avviare in Italia una coerente e moderna politica energetica, ma che viviamo in uno Stato che non rispetta neppure le leggi che il Parla mento ha approvato e per ottenere le quali molti cittadini si sono lungamente battuti. ing. Flavio Conti, Ispra Un attaccante gratis per Sacchi L'articolista Marco Ansaldo, nel difendere il et Sacchi, conclude ironicamente il suo scritto [La Stampa del 21/1) con questi inter- ( rogativi: «Che farà mai un commissario tecnico della pesca? Insegnerà anch'egli la diagonale e farà marcare le trote a zona?». E ciò a proposito dello stressato vivere del sig. Sacchi a causa dei continui attacchi che è costretto a subire dai media ogniqualvolta apre bocca, tanto da fargli dichiarare la propria invidia nei confronti del collega che dirige la nazionale dei pescatori. Premesso che a me non risulta che qualcuno abbia imposto con la forza al nostro Arrigo di assumere l'incarico che ricopre e tantomeno, con uguale violenza, di conservarlo, vorrei suggerire all'arguto dott. Ansaldo di andare a domandare al et dei pescatori azzurri a quanto ammonta il suo compenso annuale che la federazione gli elargisce, e poi trarne fatti i rapidi confronti - le naturali conseguenze. Mario Giordanengo, Torino Non credo che per il solo fatto di percepire un ingaggio miliardario (e in linea, purtroppo, con i parametri del calcio, come dello show business in genere, dal teatro, al cinema alla musica) Arrigo Sacchi debba subire attacchi gratuiti da chiunque sia in cerca di una popolarità riflessa. Inoltre mi chiedo se non sia più oneroso e ingiustificato per il Coni il (suppongo) modestissimo contratto con il et dei pescatori, di cui non si occupa nessuno, o quello con il et del calcio che lavora per costruire una squadra di cui parla, nel bene e nel male, tutto il mondo, [m. a.) Ricci, De Felice e Mussolini che frena Leggo su La Slampa del 30 gennaio un articolo di Alberto Papuzzi dedicato a Retto Ricci e alla biografia a lui dedicata da Paolo Buchignani. Papuzzi, in particolare, si sofferma sulla chiusura della rivista ricciana L'Universale e sulla censura subita dal regime. E fa sua la tesi di Buchignani ritenendo che l'ipotesi di una chiusura della rivista d'accordo col fondatore, che io sostenni sul Giornale, sia stata smentita da documenti presentati da Buchi¬ gnani. In realtà Buchignani fonda la sua tesi sulla testimonianza di amici di Ricci come Bilenchi, Zangrandi e lo stesso Montanelli, che hanno avuto evidenti, comprensibili ragioni per accreditare la tesi di una censura fascista ai danni de L'Universale. In realtà si confondono due chiusure dell'Universale e si omettono altri particolari. Vi sono altre testimonianze, come quelle di Diano Brocchi e recentemente di Guglielmo Bertolini, che sostengono una tesi diversa; e che attribuiscono lo stesso «disincanto» di Berto Ricci non ad un diverso atteggiamento verso Mussolini ed il fascismo, ma a una vera e propria delusione subita dai suoi stessi amici «arrivisti ed egoisti», «che hanno in bocca e in cuore soltanto io, io, io», come scrisse Ricci in una lettera a Bertolini. Quanto alla prima chiusura de L'Universale, si può dar fede ad ogni versione. Per conto mio dò fede alla versione dello stesso Berto Ricci, che in un appunto autografo scritto ai famigliari sul rovescio della partecipazione di nascita della figlia Giuliana, scrive: <.d,'Universale farà un ultimo numero in questi giorni. Ne ò stata decisa la fine d'accordo tra me, Bilenchi e Galeazzo Ciano». (Allego copia). Papuzzi e Buchignani mi scuseranno, ma ritengo che la fonte del diretto interessato sia la più attendibile. Di censura si potrà parlare solo nel '38 ad opera di Dino Alfieri, ma allora L'Universale aveva perso anima e collaboratori. E in ogni caso la censura non riguardò Ricci che continuò a scrivere sul Popolo d'Italia e su Gerarchia. Marcello Veneziani, Roma La chiusura dell'Universale, secondo lo storico Renzo De Felice fu la conseguenza della «stretta di freni» voluta da Mussolini alla fine del '35, che segnò anche la soppressione; di altre testate. Vedi «Mussolini il Duce», I, pagina 779. [a. p.]

Luoghi citati: Italia, Lombardia, Retto Ricci, Roma, Torino