Sisde, prefetti in graticola di Francesco Grignetti

Indagati Improta (Napoli) e Iovine (Palermo). L'accusa è di concorso in peculato Indagati Improta (Napoli) e Iovine (Palermo). L'accusa è di concorso in peculato Sisde, prefetti in graticola Nel mirino anche Orefice e Benso ROMA. Indagato il prefetto di Napoli, Umberto Improta. Indagato anche Mario Iovine, ex prefetto di Palermo e Firenze, oggi componente della commissione regionale di controllo dell'Emilia-Romagna. Non sono i soli. Altri prefetti e questori sono sulla graticola. C'è una coda avvelenata dell'inchiesta-Sisde. L'ennesima destabilizzazione per il Viminale. Stanno per cominciare gli interrogatori, infatti, di quei centoventi tra ufficiali dei carabinieri, funzionari di polizia, ambasciatori, giornalisti e impiegati dello Stato che Broccoletti ha accusato di aver incassato fondi neri del Sisde. Per il momento, sono finiti sul registro degli indagati in venti. Degli altri cento, non si sa. Potrebbero finire tutti nel registro nero, quando si avvicinerà anche per loro l'interrogatorio. Oppure niente, scagionati in partenza dalla procura. L'accusa è di concorso in peculato. Dovranno spiegare ai giudici come e perché hanno intascato i soldi del servizio segreto civile. Ma il danno all'immagine è fatto. Come si ricorderà, quando lo scandalo esplose, Broccoletti e compagnia tirarono fuori dal cilindro una serie di documenti imbarazzanti: per leggo dovevano essere in cenere e invece, maliziosamente, qualcuno li aveva conservati. Uno scandalo nello scandalo. C'era di tutto, in quei fogli. Un nome e una cifra, che poteva anche essere cospicua. Oppure una qualifica, tipo giornalaio, centralino, pilota, ufficio spedizioni, magistrati. Intorno ai nomi, s'è aperta una impietosa caccia. Il generale dei carabinieri Vincenzo Ore- sta, già capo di stato maggiore dell'Arma, poi dirottato su Napoli per un dissidio con l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, per un versamento mensile di 125 milioni: lui spiegò che erano soldi dati dal ministero all'Arma per impieghi misteriosi ma legittimi. Il capo della polizia, Vincenzo Parisi, per 3 milioni al mese, che poi si rivelarono uno stipendio in più, frutto di un equivoco, che nel tempo era stato sospeso e persino restituito. Il defunto onorevole de Mauro Bubbico, per altri dieci milioni mai spiegati. E poi, a scendere nell'elenco dei compensi, i giornalisti Vittorio Orefice e Enrico Benso, autori entrambi di una «velina» per addetti ai lavori, summa quotidiana di indiscrezioni politiche. I due hanno avuto, al riguardo, una reazione diversa: Orefice ha smentito tutto, gridando alla «mascalzonata!»; Benso ha ammesso qualche pagamento saltuario e per questo motivo s'è beccato una reprimenda dell'associazione Stampa parlamentare. In castigo è anche il redattore dell'Agi, agenzia Italia, Domenico Bruno: cronista giudiziario, ex addetto stampa di Amato. Iovine e Improta hanno reagito in serata. «Ho avuto rapporti solo istituzionali con il Sisde», commenta Mario Iovine. «Mi sorprende la pubblicità data all'iniziativa nonostante l'attento e ineccepibile comportamento dell'autorità giudiziaria - sostiene Umberto Improta - e sono consapevole di aver sempre operato nell'esclusivo interesse della pubblica amministrazione». Francesco Grignetti Il prefetto Umberto Improta

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