L'America invita Achille di Andrea Di Robilant

L'America invita Achille L'America invita Achille La prima volta all'ambasciata Usa ROMA. Achille Occhetto ricevuto all'ambasciata americana dall'ambasciatore Reginald Bartholomew? C'era una volta la Guerra Fredda, quando una notizia del genere avrebbe mandato in tilt le redazioni dei giornali, messo in crisi il palazzo della politica e fatto crollare la Borsa. Oggi l'ambasciata americana fa tranquillamente filtrare la notizia e descrive l'evento come un incontro di routine. E dire che fino a poco fa il compito numero uno, anzi la missione, degli ambasciatori americani a Roma, da Claire Booth Luce, che faceva campagna elettorale per la de di De Gasperi nel 1948, fino a Peter Secchia, ultimo ambasciatore della Guerra Fredda, era quella di tenere i comunisti lontani dal potei e e fuori dal cancello di Villa Taverna. Oggi Occhetto è il leader di uno schieramento di sinistra che vuole essere più vicino alla politica di Clinton che a quella del vecchio pei. E il cancello di Villa Taverna può finalmente aprirsi senza provocare terremoti politici. Attenzione a conclusioni troppo frettolose, fanno sapere. E del resto Bartholomew l'aveva detto al suo arrivo a Roma: «Intendo incontrare un'ampia gamma di interlocutori. Ma nessuna interpretazione politica dovrà essere tratta dai miei appuntamenti». E perché non ci siano equivoci dall'ambasciata fanno sapere che questa settimana Bartholomew vedrà anche Mino Martinazzoli, leader del partito erede di quella de che per quasi mezzo secolo ha ottenuto da Villa Taverna una sorta di patente di legittimità (nonostante gli stretti rapporti con piazza del Gesù fossero dettati più da realpolitik che da affetto sincero). Sull'agenda dell'ambasciatore Bartholomew è anche previsto un incontro con Mario Segni, «rising politicai figure» (po¬ litico in ascesa) sul quale l'ambasciata punta già da un paio di anni e che a Villa Taverna è quasi di casa. All'ultima festa data da Peter Secchia fu immortalato in tenuta da cowboy. Bartholomew vedrà anche il Silvio Berlusconi leader politico per saggiare le intenzioni di Sua Emittenza in politica estera? Riceverà Gianfranco Fini in versione neo-gollista? E l'onore/ole celodurista Umberto Bossi, che a Villa Taverna per la verità c'è già stato? Sull'agenda completa dell'ambasciatore cala un certo riserbo, ma si sa che gli incontri saranno numerosi. Ci sono preferenze? Anche su questo punto l'ambasciatore ha già messo le mani avanti: «E' chiaro che alcuni leader possono avere valori che coincidono con i nostri più di altri. Ma io m'impegno a non esprimere giudizi sulla politica italiana». Un altro segno dei tempi. Andrea di Robilant

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