Occhetto: noi progressisti gioiosa macchina da guerra

Occhetto: noi progressisti gioioso inocchino do guerra I capi della sinistra italiana firmano uno «storico» patto elettorale Occhetto: noi progressisti gioioso inocchino do guerra ROMA. La «storica» foto di gruppo è fatta, la conferenza stampa dei capi della sinistra italiana è finita, sembra arrivato il momento del rompete le righe e invece Achille Occhetto, col suo debole per la spettacolarizzazione, ferma tutti. «Un momento!». E sottovoce: «Non c'è nulla di spettacolare, ma bisogna...». E tira fuori il documento politico col quale gli otto partiti progressisti affronteranno uniti le elezioni. E per dare solennità al momento - alla maniera di George Bush - Occhetto sfila dal taschino la sua stilografica, firma per primo il documento, lo passa a Leoluca Orlando e poi a tutti gli altri. Non siamo a Yalta né a Camp David, eppure fotografi e operatori tv vanno in brodo di giuggiole e Occhetto, gran federatore della sinistra italiana, corona il suo disegno: a 56 giorni dalle elezioni, la nave progressista è salpata. Per due ore, in campo neutro (i locali romani del Parlamento europeo) i leader della sinistra - compresi gli ex litiganti Orlando e Del Turco - si sono ritrovati attorno allo stesso tavolo, hanno firmato un comune documento politico-elettorale e dunque presenteranno un candidato comune in tutti i collegi uninominali del Paese. E avranno simbolo e nome comune: «i progressisti». E così, mentre sul fronte moderato si continua a bisticciare, la sinistra italiana si prepara a presentarsi unita alle prime elezioni della Seconda Repubblica, unita come lo era stata una sola volta nel dopoguerra: ai tempi del Fronte popolare del 1948. E se 46 anni fa tutto si risolse fra due partiti e due leader - Togliatti e Nenni - ieri al tavolone dei progressisti c'erano 27 teste, in rappresentanza di 8 partiti: pds, Rifondazione, psi, verdi, cristiano-sociali, Ad, Rinascita socialista, Rete. E più piccoli sono i movimenti, più gente mandano: mentre pds e Rifondazione erano presenti all'osso, i verdi erano in cinque e quelli di Ad addirittura in sei: oltre ad Adornato, assurto a leader (c'e¬ ra lui nella foto di gruppo finale) ecco Benvenuto (socialista dissidente), Ayala (repubblicano dissidente), Bordon (ala ex pds), Scoppola (ala cattolica), Giovanna Melandri (ambientalista). Una «Babele» politica vissuta in un clima di allegria. Prima della conferenza stampa finale, un Occhetto in gran forma giocherella con un martello di legno, di quelli usati dai giudici americani per riportare la cal¬ ma in aula. Un cronista: «Segretario, manca la falce...». E Occhetto: «L'ha portata Bertinotti...». Un clima così disteso che persino Leoluca Orlando e Ottaviano Del Turco alla fine si sono stretti la mano. E in questo clima, Occhetto, sempre lui, ha potuto pronunciare una delle sue adorate «frasi celebri»: «Abbiamo messo a punto una gioiosa macchina da guerra!». E a Segni: «Ha reso ridicola la questione del premier: ha chiesto di farlo a tutti». E il duo comunista Bertinotti-Cossutta ha sottoscritto un documento che giudica le privatizzazioni «da promuovere», quando «siano effettivamente utili alla collettività». Un'apertura, quella di Rifondazione, che la dice lunga su quanto sarà difficile «scaricare» i comunisti dall'accordo di governo. Scherza Diego Novelli: «Cossutta non si stacca neanche se nel programma c'è l'obbligo di andare a messa due volte al giorno...». La nave dei progressisti dunque è salpata, ma nelle stive c'è ancora fermento. Tra gli otto partiti dello schieramento progressista è partita la corsa al collegio sicuro e nelle riunioni a porte chiuse la trattativa è già incandescente. Nessuno vuole scrivere il manuale Cencelli della sinistra italiana, eppure da ieri si sta ragionando su alcuni numeri, che somigliano ad una tradizionale, fisiologica spartizione tra partiti. Il dato di partenza del «Cencelli dei progressisti» è che la sinistra otterrà il 40% e dunque i «seggi sicuri» da spartire, tra Camera e Senato, sono 375-390. In una prima spartizione informale, al pds andrebbe il 20-22% dei seggi (200-210, rispetto agli attuali 171), alla Rete 25-30 seggi (ora sono 15), a Rifondazione 60-65, ad Ad 15-20, ai Cristiano-sociali una decina, al psi 30-40 (ora sono 141), mentre ai verdi reste¬ rebbero 10-15 seggi (ora sono 20). Una spartizione che ha fatto infuriare Carlo Ripa di Meana, che ieri nella riunione plenaria dei capi ha minacciato: «Se non si riequilibra la situzione, noi potremmo anche non firmare la dichiarazione di intenti...». Occhetto ha provveduto, ma prima di andar via Del Turco si lascia sfuggire: «Sarà una trattativa durissima...». Fabio Martini Presenteranno un candidato comune in tutti i collegi uninominali del Paese E avranno un solo simbolo e nome 27 teste per 8 partiti pds, Rifondazione, Ad, cristiano-sociali, verdi, psi, Rete e Rinascita socialista PROGRESSISTI: IN 27 INTORNO AL TAVOLO ^ m n orlando, novelli, mancuso, mirabelli adornato, ayala, bordon, giovanna melandri, scoppola, benvenuto ripa di meana, mattioli, carla rocchi, ronchi, corleone Foto grande: Ottaviano Del Turco, Achille Occhetto e Leoluca Orlando Qui accanto: Ferdinando Adornato

Luoghi citati: Meana, Roma, Yalta