Gould, barbone del pianoforte di Sergio Trombetta

Pubblicate le sue lettere: troncati i rapporti col mondo, erano l'unico vero contatto con l'esterno Pubblicate le sue lettere: troncati i rapporti col mondo, erano l'unico vero contatto con l'esterno Gould, barbone del pianoforte «Io l'eccentrico, misantropo e notturno» ESISTE una fitta schiera di luoghi comuni accor- ' gnata da una folta alt i dorica alla quale non potrà sottrarre chi vogL. raccontare di Glenn Gould, il pianista canadese, morto a cinquantanni nel 1982, divenuto presto oggetto di culto e di mi Rosellina Archinto sta pubblii m lo un nutrito epistolario (Gi un Gould, Lettere, 1956-1982). , ir, lo stile con cui elaborare h ^zo» sono liberi, e quanto più originali saranno le «variazioni sul tema», tanto più apprezzabile sarà il lavoro; ma a questi punti fissi non si potrà rinunciare: 1 ) Glenn Gould era da giovane di una bellezza dionisiaca, ma poco prima di morire il suo aspetto era molto simile a quello di un clochard molto malandato in salute: genio e sregolatezza. 2) Nel 1961, il grandissimo interprete pianistico smise di dare concerti e decise di prodursi soltanto in incisioni discografiche spesso, ad onta dei puristi, mescolando abilmente brani di diverse registrazioni. 3) Vestiva in modo trasandato e portava sempre un paio di mezzi guanti neri. Anche d'estate. 4) Dormiva di giorno e lavorava infaticabilmente di notte. Negli ultimi tempi aveva praticamente tagliato tutti i ponti con il mondo civile e preferiva mantenere i rapporti con il resto dell'umanità per telefono. Abitava in una casa stracolma di strumenti per la riproduzione elettronica della musica e si trovava a suo agio nel disordine più indescrivibile. 4 bis) In questa casa lasciava accumulare la posta per mesi senza aprirla. Ma poi spediva lunghe missive ad anonimi ammiratori che gli scrivevano da ogni parte del mondo. Le lettere che spesso non scriveva, ma dettava al telefono a collaboratori, ^rano uno dei pochi strumenti con cui restare ancorato alla comunità civile. E fra i suoi corrispondenti figurano le più grandi personalità del mondo della musica e dello spettacolo. 5) Suonava uno Steinway che egli stesso aveva adattato e continuava a «lavorarlo» per ottenere il suono voluto. 6) Sedeva al piano su uno sgabello bassissimo di cui egli stesso aveva segato le gambe. 7) E' il «protagonista assente» di II soccombente, delirante romanzo di Thomas Bernhardt (pubblicato in Italia da Adelphi) in cui due giovani studenti di piano, suoi compagni di corso ad una scuola di perfezionamento, rinunciano a suonare dopo averlo conosciuto e passano la vita a parlarne e ad intrattenere rapporti a distanza con lui, posseduti da una sorta di ossessione dell'impotenza artistica; sino a quando uno dei due si suicida e l'altro sopravvive per raccontare tutta la storia. 8) Se c'era una cosa che Glenn Gould detestava era la musica pianistica dell'800 che non eseguiva quasi mai: arrivava sino a Beethoven per ripartire da Schoenberg, saltando a pie pari Chopin e Liszt. L'elenco potrebbe continuare. Tuttavia, Luciana Coppini, curatrice dell'edizione italiana delle Lettere per Archinto, rinuncia nell'introduzione ad esibirsi con questo armamentario e se la sbriga con due paginette sufficienti tuttavia ad inquadrare il fenomeno dove afferma tra l'altro: «Eccentrico, egocentrico, misantropo, animale notturno, straordinario interprete bachiano, discusso interprete mozartiano e beethoveniano, la leggenda- Gould ha diffuso l'immagine di un personaggio geniale quanto stravagante, sollecitando quel tanto di benevola indulgenza che si suole concedere alle stramberie degli artisti». Tutto lo spazio è lasciato alle lettere che da sole, senza ombra di dubbio costruiscono «dall'interno» la figura di un protagonista musicale di questa seconda metà del secolo ed al quale, è doveroso ricordarlo, Raitre nel 1990, dedicò una memorabile serie di trasmissioni, curate da Piero Rattalino, mandate in onda a notte fonda per assecondare evidentemente «in memoria» la predilezione notturna del protagonista, e poi replicate di pomeriggio. Glenn Gould scrisse tanto e a molti; ai grandi della musica (Bernstein o Menuhin) e del cinema (George Roy Hill, regista di Butch Cassidy e La stangata) come ad anonimi ammiratori. Pubblichiamo accanto una scelta delle sue lettere. Sergio Trombetta ARoyHill, il regista diButch Cassidy: «Mi attrae Videa di lavorare con lei su una Dresda ironica e barocca. Mandi la sceneggiatura e incontriamoci» Due immagini di Glenn Gould: il celebre pianista detestava la musica dell'800

Luoghi citati: Dresda, Italia