Catania, vincono Destra e Centro di Alberto Rapisarda

Timori a sinistra, Fini esulta, Martinazzoli e Segni si rafforzano e sperano nel polo moderato Timori a sinistra, Fini esulta, Martinazzoli e Segni si rafforzano e sperano nel polo moderato Catania, vincono Destra e Centro II candidato pds sconfitto: voterò missino ROMA. Nove mesi fa Catania sembrava di sinistra: per la carica di sindaco andarono al ballottaggio due progressisti (Bianco, Fava). Domenica scorsa Catania si è riscoperta di destra-centro nell'elezione del Consiglio provinciale. Al ballottaggio vanno il missino Musumeci (il più votato) e il centrista di Segni e del Partito popolare, Mangiameli. Nella vicina Acireale è primo ancora un missino. Il fronte progressista esce pesantemente sconfitto perché diviso in due. Ma nove mesi fa vinse lo stesso (la Rete mantenne il suo candidato), oggi no. Qualcosa è cambiato e la sinistra è allarmata e inquieta perché i conti non tornano. Questo risultato non se l'aspettava. «Il vento di protesta che portò al ballottaggio i missini a Napoli e Roma è arrivato anche a Catania», constata il sindaco, Enzo Bianco. E' il dato più evidente, che fa gridare al missino Fini, che ha appena compiuto la «svolta» creando Alleanza nazionale: «Da Catania è arrivata la prima vittoria della nuova destra». Destra che a maggio si batté al ballottaggio contro i candidati progressisti ai Comuni di Roma e Napoli e perse. Questa volta dovrà vedersela, al ballottaggio, con un candidato di centro e il duello diventa di importanza fondamentale nelle grandi e confuse manovre in corso a livello nazionale in tutti gli schieramenti in gestazione. Alleanza nazionale è in grado di vincere anche da sola, quantomeno al Sud, senza la Lega e Berlusconi? I progressisti, divisi in tante formazioni, ce la faranno a mettersi d'accordo rapidamente sulle candidature per poter riprendere il dialogo con la gente, che sembra appannato? E l'attrazione del polo progressista verso l'area di centro sarà la stessa anche dopo la perdita di Mario Segni, tornato al «centro» per conquistarsi in proprio quei voti con Martinazzoli, Amato, La Malfa? Il risultato di Catania sembra dire di no. «La sinistra non deve montarsi la testa», avvisa ora Achille Occhetto. E non tanto perché salgono i voti dei missini, riciclati con Alleanza nazionale. La novità vera che emerge dalle elezioni provinciali di Catania è che il «centro», che sognano Martinazzoli e Segni, non è un miraggio, un fantasma, una patetica velleità. Il fronte progressista si sveglia di colpo e vede pararsi di fronte a lui il «centro» redivivo. Il rischio non è sottovalutato al punto che il candidato del fronte progressista sconfitto a Catania (Andrea Scuderi) già anticipa che voterà per il candidato missino al bal¬ lottaggio pur di non far prevalere il candidato di Segni e di Martinazzoli. Pur di non far risorgere il «centro». E ora Martinazzoli si sente più forte. Tanto da poter dire sul Popolo di oggi a Ciriaco De Mita (senza nominarlo) che non è proprio il caso che si candidi. Lo fa invocando «la disciplina e l'umiltà di tutti» e ricordando che «non esistono posizioni singolari». Sono le difficoltà altrui che danno nuove speranze al «centro». Il fronte progressista è stata la prima aggregazione a nascere, ma se la deve vedere con l'irrequietezza di Leoluca Orlando. Intanto ha perso prima l'ex de Segni e ora il repub¬ blicano La Malfa. E la destra fatica a trovare una intesa. Berlusconi vorrebbe un accordo con Alleanza nazionale di Fini, ma Bossi dice no, pur volendo andar d'accordo con Berlusconi. I centristi guardano e tirano un sospiro di sollievo. «Possiamo vincere - dice Segni a patto che ci presentiamo come il raggruppamento liberaldemocratico e riformista e a patto che proponiamo una classe politica nuova». Allarmi, risponde da sinistra il verde Paissan: ((Attorno a Segni e Martinazzoli si sta ricompattando il vecchio pentapartito». Alberto Rapisarda Capovolti i risultati di novembre, allora in finale andarono due «progressisti» Achille Occhetto, segretario della Quercia: il voto di Catania è per la sinistra un campanello d'allarme