Omaggio a Dallapiccola e poi Busoni e Mahler di Leonardo Osella

BARSHAI SUL PODIO BARSHAI SUL PODIO Omaggio a Dallapiccola e poi Busoni e Mahler SERGIO Sablich, direttore artistico dell'Orchestra Rai di Torino, ha voluto offrire un omaggio a Luigi Dallapiccola impaginando un concerto che lega alla «Piccola musica notturna» del maestro istriano la «Berceuse élégiaque op. 42» di Ferruccio Busoni e «Il canto della terra» di Gustav Mahler. L'occasione per ascoltare queste tre pagine si presenta all'Auditorium giovedì 3 febbraio (ore 20,30), venerdì 4 (ore 21) e sabato 5 (ore 17). Officiante sul podio sarà Rudolf Barshai, una vecchia conoscenza. La «Berceuse élégiaque» fu scritta da Busoni a Londra, sotto l'emozione della morte della madre, la pianista triestina Anna Weiss. Il sottotitolo «Ninna-nanna dell'Uomo sulla bara di sua Madre» è giustificato anche dai quattro versi che precedono la partitura: «Dondola la culla del bimbo, / oscilla la bilancia del suo destino, / svanisce il cammino della vita, / si perde in lontananze eteme...». Come ha sottolineato Sablich, che del musicista empolese è uno degli studiosi più attenti, «il timbro, elemento di maggior novità in quest'opera, risplende di una luminosità opaca che Busoni ottiene prescrivendo per tutta la sua durata la sordina agli archi, sfruttando i registri medi e bassi dei fiati e gli armonici dell'arpa e degli archi, ANCAVA da troppo tempo Maurizio Pollimi da Torino: dal 1989, suo ultimo concerto all'Unione Musicale. amalgamati dagli stati sonori puri, quasi bagni di colore, della celesta e del gong». La «Piccola musica notturna» di Dallapiccola è una breve pagina dodecafonica ispirata a una lirica di Antonio Machado («E' una bella notte d'estate. / Hanno le case alte / le finestre aperte / sull'ampia piazza del vecchio paese. / Nel largo rettangolo deserto / panche di pietra, siepi e acacie / simmetriche / disegnano / le loro nere ombre sull'arena bianca. / Nello zenit, la luna, e sulla torre la sfera, l'orologio; illuminata. / Io passeggio in questo vecchio paese / solo, come un fantasma». «E' soprattutto il grande numero di strumenti a percussione - osserva Dietrich Kamper - che conferisce alla partitura il suo colore caratteristico: timpani, xilofono, arpa, celesta, piatti e tam-tam (di varie grandezze), tamburo e gran cassa (con bacchette tenere e dure) e campane tubolari». La serata si chiuderà con il ciclo liederistico mahleriano «Il canto della terra», basato su testi cinesi: un inno alla vita, alla contemplazione della natura, la cui conclusione si perde in un trasfigurato silenzio. Interpreti vocali ne saranno il tenore Werner Hollweg e il contralto Delores Ziegler. Vi ritorna il 2 febbraio (ore 21 - Auditorium Rai) per saziare quella fame di attesa e di conoscenza che anima da sempre il pubblico dell'Unione. E l'Unione Musicale non delude: anzi, guarda al passato quasi remoto, e insieme con eventi come quello di Pollini, propone per gennaiomarzo, cinque concerti-spettacolo al Conservatorio, «Altre tradizioni». Intanto, musicofili, musicisti e musicologi vivono aspettando Pollini. Vincitore del Premio Varsavia 1960, idolo discreto di coloro che amano la musica «eseguita in un certo modo», Pollini è oggi un'espressione della grande tecnica pianistica del passato proiettata nel presente e nel futuro con grande intelligenza e curiosità. Suona pochissime volte in un anno, si dedica allo studio con certosina meticolosità, sceglie con estrema attenzione ogni evento a cui dedicarsi. Diventa prezioso: non perché non ami concedersi, ma perché facendolo assai Leonardo Osella

Luoghi citati: Londra, Torino, Varsavia