UNA PALIZZATA CI SALVERÀ? di Angela Bianchini

UNA PALIZZATA CI SALVERÀ'? UNA PALIZZATA CI SALVERÀ'? Apologo dello spagnolo Tomeo avuto sentore che, al momento di abbandonare la casa, il maggiordomo intende andare a vivere in un altro posto della città. Si tratta del rione al di là della palizzata. Che cosa sia, questa palizzata, non è mai spiegato. Ma è un posto oltre confine, un posto pericolosissimo dove abita un tipo di gente che il padrone di casa (e la gente come lui) detesta. Sono i «cabileni», che vivono in «quartieri inospitali», con «case che minacciano rovina, strade strette e maleodoranti, lampiom* am- tore che ci ricorda Bunuel in «Il maggiordomo miope» di misurarsi con i «diversi» maccati e gatti che frugano nei bidoni della spazzatura che nessuno si preoccupa di vuotare». Insomma, «un disastro». Da queste condizioni di vita dei cabileni discendono anche caratteristiche morali e fisiche che il Sovraintendente giudica assai singolari: amano la vita di famiglia, stanno sempre insieme, tengono radioline attaccate alle orecchie. Insomma, sono strani, sono diversi, sono quasi mostri, sono pericolosi, sono una razza in via di evoluzione o involuzione, secondo il punto di vista. Tanto in via di involuzione che c'è da chiedersi (o, almeno, se lo chiedono, giustamente preoccupati, il Sovraintendente e i suoi amici, ben decisi a difendersi) se questi esseri, ahimè! an¬ cora umani (ma per poco, perché una teoria sembra indicare che Dio, avendo dato l'anima a tutti gli uomini, può anche toglierla a suo piacimento) non stiano muovendo verso una specie animale: oranghi o, nel migliore dei casi, babbuini. L'infelice maggiordomo è costretto a consegnare gli occhiali al padrone, e perciò quasi cieco, investito di continuo dagli sbuffi di fumo dei sigari del padrone stesso, dopo avere subito il dipanarsi di queste divagazioni deliranti per ben quattro ore, acconsente a collaborare al programma di (chiamiamola così) autodifesa delineato dalla coterie del Sovraintendente. Ma non si tratta di nulla di pratico: anzi, come spesso accade nei libri di Tomeo, la trovata finale è più vaga e meno riuscita dell'idea iniziale, e tuttavia non inficia l'angosciosa validità dell'assunto. » Al lettore vien fatto di chiedersi: chi sono i cabileni? Che cos'è la palizzata? E di quale programma di odio si tratta? Difesa della razza, distruzione dei diversi, di coloro che sono extra per antonomasia, sia che vengano da lontano oppure, più probabile, abitino molto vicino e rassomiglino molto a noi? Anzi, ci rassomiglino tanto che vogliamo a ogni costo vederli diversi, e farli diversi, e allontarli da noi, dalle nostre case, dai nostri guadagni, dalle nostre leghe? Consoliamo il lettore: un libro amaro che dà, però, anche la misura della nostra libertà. E, come ulteriore consolazione, citiamo la vendetta del maggiordomo: era stato per anni l'amante della moglie del Sovraintendente, e, dopo l'interminabile colloquio, va a dormire con lei. Angela Bianchini Javier Tomeo Il maggiordomo miope traduzione di Anna Cases Baggiani Bollati Boringhieri, pp. 115, L 18.000.

Persone citate: Anna Cases Baggiani, Bunuel, Javier Tomeo, Tomeo