Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio PENNE ALIA PANNA. Fermate quel peana. Il culto del Capo trascolora inesorabilmente nel servo encomio. Ma anche nella colossale sciocchezza. Come questa, formulata da uno psicologo, tal Alessandro Meluzzi e ospitata dalla Gazzetta dello Sport: «Berlusconi appartiene a una specie evolutiva che si adatta con velocità impressionante ai profondi mutamenti culturali planetari: una sorta di prototipo di uomo del Terzo Millennio che comunque riuscirà a sopravvivere». E a riprova che la sciocchezza è una creatura trasversale, ecco alcune perle regalate al manifesto da un gruppo di fedeli del Grande Capo Rai Giuseppe Giulietti: «Eri un giovane che credeva nella ricerca della verità, anche se scomoda», con «impegno progressivo» ancorché «generoso» hai lottato «giorno dopo giorno rinunciando a gratifiche e promozioni». E i tuoi nemici, Grande Capo Giulietti, chi sono? Quelli infastiditi dal «tuo continuo e severo ricordare». Alleluja. Alleluja. UN AMERICANO A ROMA. Sull'todipendente l'ex e poco rimpianto sindaco di Roma Pietro Giubilo rivela che nel 1989 il suo ex e poco rimpianto segretario de Arnaldo Forlani lo convocò per comunicare la seguente direttiva: «Telefona a Sordi e cerca di „.,„;..„ „„ x a: Aperto Sordi capire se e di- sponibile» per fare il candidato sindaco. Giubilo, obbediente soldatino, eseguì l'ordine in men che non si dica. Ma dall'altra parte del filo Albertone rispose: «Accetto solo a una condizione: mi dovete dare i poteri di Mussolini». ROTTA CONTINUA. Indispettito per i sospetti di strumentalità piovuti sulla scelta di dirottare il suo Studio aperto in Bosnia, Paolo Liguori scrive al manifesto per protestare contro i «pregiudizi» di Pierluigi Sullo ma soprattutto per la «difesa "pelosa" di Adriano Sofri». «L'argomento» sofriano «secondo cui anche un mostro fa del bene se parla della Jugoslavia mi va stretto»: e si capisce. «Sapendo Sofri innocente del delitto Calabresi», aggiunge Liguori risentito per la freddezza dell'amico, «l'ho difeso con maggiore generosità». La «lobby» di Lotta continua si spacca a Sarajevo? SPLEEN. Confessione di Sandro Viola su Repubblica: «Per anni, i giornali italiani mi hanno annoiato». E per una corretta collocazione cronologica della sua noia fornisce pure un'accorata Elémire Zolla precisazione: «Cominciai a dirlo in pubblico, cioè a scriverlo, nel 1977». IRPINIA FELIX. Non cessa di stupire la lettura dei verbali di Tangentopoli. Riferisce il Messaggero di un particolare inedito contenuto nella deposizione dell'imprenditore Maggiali, «vecchio amico di De Mita», coinvolto oggi in un'ordinaria vicenda di concussione: «colpevole» di aver attaccato su un giornale l'allora leader della de De Mita, un giorno Leonardo Sciascia «venne incrociato al tavolo di un ristorante vicino al Pantheon da Maggiali. Il quale si avvicinò allo scrittore apostrofandolo con male parole». BALLANDO BALLANDO. Arrivano le feste Anni Novanta in cui la «Sinistra» si rilancia «con un boogie-woogie di sfida». Leggere su Repubblica la cronaca del party della nuova Unità per credere. Ecco, «tra prosciutto e sangiovese», il «vino sponsorizzato dalle enoteche romane» (sponsorizzato?), «Petruccioli che si è scientificamente cimentato nel twist» (scientificamente?) e un «abilissimo» (abilissimo?) Stefanini «che si capisce che non disdegna le danze» assieme a un «sorridente Fassino» (sorridente?). Che delizia, «il gioco del "guarda chi si rivede"» messo su da «frotte di cronisti» e da «firme nobili» (nobili?) «del giornalismo di carta e della tivù» con una «fiammeggiante» (fiammeggiante?) Lilli Gruber che «si è trattenuta a chiacchierare con Occhetto, venuto senza consorte» (senza consorte?), «qualche momento prima che il segretario» («che si lancia in pista»: si lancia in pista?) «si lasciasse trascinare in un lento da Letizia Paolozzi». E tutto «per misurare tra uno shake e un lento, i confini delle alleanze possibili». «Alleanze possibili tra uno shake e un lento»?: arida tece De Michelis. LA CADUTA DELLE DEE. Do po averlo accusato (assieme a Vattimo, Quinzio e Severino) di diffondere tra gli italiani i germi di un pernicioso ' «neo-paganesimo», Pierangelo Vassallo sul Secolo d'Italia traccia col veleno il profilo del suo odiatissimo Elémire Zolla: «un borghese» che, «per spaventare i borghesi che lo leggono sulla terza pagina del Corrierone, si fa fotografare vicino alla statua della terribile dea Kalì». Pierluigi Battista SteJ ' Aperto Sordi Elémire Zolla

Luoghi citati: Bosnia, Italia, Jugoslavia, Roma, Sarajevo