Dreyfus sulla coscienza

Segreti di Stato, manipolatori di documenti, persecuzioni la memoria. Una ferita aperta per la Francia: cent'anni fa la condanna dell'ufficiale Dreyfus sulla coscienza Spie e traditori, proprio come oggi ■m -ri PARIGI N proviglio di intrighi ad opera di servizi segreti inaI deguati e alti ufficiali corw I ruttibili coadiuvati da consorti o amanti; la ragion di Stato e il prestigio dell'esercito difesi a oltranza, anche a costo dell'illegalità; la parola d'ordine «patria» a coprire qualsiasi misfatto contro lo sforzodella democrazia e intanto un Paese diviso: da una parte l'opportunismo e l'antisemitismo della destra monarchica o nazionalista e del Clero abbarbicati ad una tradizione e un «Ordine» autoritari, dall'altra i valori repubblicani di libertà e giustizia reclamali da borghesia liberale, radicali e sinistra. Infine il peso della stampa, il bisogno di aggregazione e l'impegno politico degli intellettuali. Gli elementi che cent'anni fa provocarono in Francia il caso Dreyfus sembrano storia recente. Sconcertanti sono le analogie con il presente che si scoprono nella minuziosa e avvincente ricostruzione dello storico e accademico di Francia Jean Denis Bredin in LAffaire appena uscito da Fayard arricchito di inediti e nuove argomentazioni rispetto all'edizione di dieci anni fa. In questo fine secolo non è analogo, soprattutto nel nostro Paese, il clima di tensione reso torbido da misteri e segreti di Stato? Per stabilire l'innocenza di Alfred Dreyfus, accusato ingiustamente di alto tradimento, furono necessari dodici anni di patimenti e lotte processuali reclamate coi denti da un pugno di uomini: avvocati isolati e insultati, onesti ufficiali perseguitati e imprigionati, un anziano Zola, processato e condannato al carcere per il suo J'accuse, costretto a nascondersi a Londra per più di un anno. Non si trattava infatti di un semplice errore giudiziario. Fu una congiura di criminali spinti dall'odio per gli ebrei e dall'orgoglio di casta, lo scontro tra ragione e matta bestialità con conseguenze molto più importanti della riabilitazione dello sventurato capitano. Nella primavera del 1894, tutto cominciò con l'intercettazione all'ambasciala tedesca di un biglietto strappato in cui tra l'altro si leggeva: «Sarò di ritorno tra otto giorni. Ecco in allegato dodici mappe generali di Nizza che quella canaglia di D. mi ha dato per lei». Era la copia di una lettera dell'addetto militare Schwartzkoppen al suo collega italiano, nonché spiritoso amante, colonnello Panizzardi, ritrovata in fondo a un cestino da M.me Auguste, agente segreto in gonnella travestito da donna delle pulizie. Quella D. stava per un anonimo Dubois adottato dal comandante di origine austroungarica WansinEsterhazy, uno spregiudicato avventuriero coperto da debiti di gioco, che al diplomatico tedesco s'era offerto come informatore in cambio di un lauto salario. Ma i responsabili della section de Statistique, termine discreto per mascherare il servizio di spionaggio e controspionaggio, quando a fine estate intercettarono con lo stesso sistema un documento che forniva dati tecnici sull'artiglieria francese, attraverso indagini ed expertises risibili non ebbero difficoltà a trovare il giusto capro espiatorio. Nella Francia ancora ferita dalla disfatta di Metz e Verdun dove l'armala riorganizzata sul modello prussiano era considerata un'Arca Santa, baluardo anche contro le minacce di sovversione interna, e dove la forte emigrazione di ebrei russi cominciava ad alimentare un diffuso antisemitismo acuito dalla crisi economica di cui si ritenevano responsabili grande industria e finanza ebraiche, tutti i sospetti non potevano ricadere su uno come il capitano d'artiglieria Alfred Dreyfus. Tanto più che due anni prima, il crack de\YUnion generale (la banca legata alla Chiesa), attribuito alle speculazioni dello «spregevole» Rotschild, aveva scatenato una massiccia offensiva antisemita ed anticapitalista che conciliava destra reazionaria e sinistra populista. Dreyfus era alsaziano, dunque parlava benissimo la lingua dell'aborrito nemico. Era ebreo, dunque «non era francese» ma «uno straniero» - come scrisse a caratteri cubitali la più reazionaria rivista di destra Jm libre parole, ed era ricchissimo, era un «capitalista». Quanto poi al suo successo in campo femminile si vollero considerare non chiuse le sue relazioni prematrimoniali per dimostrare che era un dissoluto privo di «senso della famiglia». Cosi, nonostante le note di servizio che lo descrivevano «intelligente», «coscienzioso» e «zelante» e il parere contrario di due dei cinque improvvisati grafologi militari, considerato l'autore di quel biglietto il 22 dicembre fu condannato alla deportazione a vita dopo tre giorni di dibattito a porte chiuse. L'unica prova, non allegata agli atti perché «segreto militare», fu mostrata solo ai giurati. Seguirono, il 5 gennaio del 1895 la cerimonia della degradazione davanti ad una folla inferocita che urlava: «A morte! Morte agli ebrei!» e sci anni all'Isola del Diavolo nella Guyana con ferri ai piedi la notte, doppia e fìtta palizzata intorno alla baracca per escludere la vista del mare, divieto di parlare ai secondini, lettere censurate, febbri, cibo pessimo e scarso: insomma un'agonia. Intanto in Francia, mentre il fratello Mathieu andava tessendo una rete di solidarietà per ottenere l'appello, il comandante Picquart intercettava un biglietto di Schwartzkoppen a Esterhazy e scopriva la verità. Fu boicottato dai superiori che si accanirono a fabbricare dei falsi o a retrodatare e interpolare ad altri documenti frasi che potevano inchiodare Dreyfus in caso di revisione. Picquart non mollò. Fece «cantare» l'amante tradita di Esterhazy che mostrò una lettera in cui erano evidenti i sentimenti filotedeschi del vero traditore. A rivelarne la vera natura, si aggiungeva la denuncia del nipote depredato e raggirato. Ma, al processo che si aprì nel gennaio del 1898, Esterhazy fu scagionato e Picquart poco dopo sottoposto a sanzioni. La verità però era «in cammino» come aveva scritto Zola e i dreyfusardi più agguerriti e numerosi: Leon Blum e Jean Jaurès, Peguy, Gide e Proust, LAurore, Le Figaro, La Fronde neonata rivista femminile, contro i Barròs, i Daudet, La Croix, organo dei gesuiti. La comunità ebraica invece non scese in campo ritenendolo, per prudenza, il problema di un singolo. Finché ecco l'ennesimo mistero. Il comandante Henry, uno dei maggiori accusatori e artefici delY imbroglio, fu ritrovato con la gola squarciata e in mano un rasoio chiuso - suicidio o omicidio? -. A questo punto la stampa si scatenò ma, contro ogni aspettativa, ed evidenza, quando finalmente tra agosto e settembre del 1899 si celebrò la revisione del caso Dreyfus al tribunale di Rennes, il capitano fu ancora giudicato colpevole. Salva la forma, la scappatoia della grazia del presidente del Consiglio e, sull'onda dell'Expo, l'amnistia, gli evitarono il carcere. Che Dreyfus l'accettasse, scontentò e divise il fronte dei suoi sostenitori. Mentre Clemenceau non glielo perdonerà mai, Jaurès che nel socialismo vedeva l'idea rivoluzionaria di considerare l'individuo umano misura di tutte le cose, dalla patria alla famiglia, alla proprietà, alla religione, approvò che l'innocente si rifiutasse di morire in galera. Ma lui, antinterventista, fu assassinato alla vigilia della dichiarazione di guerra e Clemenceau divenne il campione della «causa nazionale» utilizzando le stesse parole d'ordine degli antagonisti di un tempo. L'unione per la difesa della Repubblica e dei valori laici contro la reazione di esercito, Chiesa e congregazioni si era dunque esaurita così presto? Certo le rivendicazioni della classe operaia non l'avevano rafforzata e la fine del potere clericale sancito dalla rottura con il Vaticano, nel 1904, per la legge che sopprimeva le scuole gestite dai religiosi, non la rendeva più così indispensabile. La riabilitazione di Dreyfus venne il 12 luglio del 1906 alla fine di un processo iniziato in marzo. Una settimana dopo, magra riparazione, la rosetta della Legion d'Onore. Sopravvissuto a tutti i principali attori dell'a/faire l'eroe suo malgrado visse fino al 1935 segnato da un'inguaribile malinconia. Paola Decina Lombardi Uno storico propone mediti, nuove tesi e analogie con il presente Segreti di Stato, manipolatori di documenti, persecuzioni A destra: la degradazione. Qui sotto: Clemenceau. In basso: Marcel Proust A destra: la degradazione. Qui sotto: Clemenceau. In basso: Marcel Proust Nella foto sopra: Alfred Dreyfus. Qui accanto: un momento del processo al capitano

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