«Stregata» da Alexander jazzista da marciapiede di P. P.

«Stregata» da Alexander jazzista da marciapiede «Stregata» da Alexander jazzista da marciapiede NEW ORLEANS. Con uno strizzo dei suoi occhi spiritati e con la sua cadenza giamaicana, Alexander Mazakia, detto «Mascala», dice di «sentire» che Ylenia è viva «da qualche parte». Sì, perché Alexander, con le treccine grigie incuffiate sotto il berretto rastafariano con i colori della bandiera etiopica, è uno che «sente». Per questo aveva affascinato Ylenia, una ragazza che voleva cambiare il mondo scoprendo un mondo proprio, diverso, trascinandola in quella che probabilmente si rivelerà la storia di una tragica educazione sentimentale, lineare e cupa come un racconto di Heinrich Von Keist. Lei l'aveva incontrato lo scorso luglio, quando i genitori le avevano fatto «scoprire» il torbido fascino di New Orleans e quando lei aveva già nella borsa il manoscritto di un romanzo dedicato ai reprobi, agli esclusi, ai neri, a tutti coloro che sono «diversi», per riscattarli definitivamente. Ylenia aveva già smesso da tempo gli abiti da palcoscenico e il trucco con cui gli italiani l'avevano vista in tv a «La ruota delle fortuna». Aveva buttato giù chili, i capel¬ li erano lisci e trasandati, il suo corpo era fasciato da gonne lunghe spesso a fiori. Era diventata un personaggio diverso, un modo di incarnare a decenni di distanza i suoi eroi preferiti, gli scrittori della Beat Generation, i vagabondi geniali e alcolizzati come Jack Kerouak o gli sperimentatori di acido lisergico come Alien Ginsberg. Alexander fu per lei una rivelazione. Il trombettista da marciapiede con un soprannome da fungo allucinogeno, stagionato di vita e esperienze strane, le apparve come la chiave per entrare in quel mondo diverso che lei cercava. Non le apparve come un principe, ma come un maestro di vita, un «guru». Per questo, quando la famiglia lasciò New Orleans per spostarsi a Venice, California, Ylenia disse che voleva restare ancora una settimana. Voleva restare con Alexander e questo ai genitori non piaceva: l'uomo era troppo vecchio per lei, era equivoco, odorava di torbido. Fu una consolazione per Al Bano e Romina, quando solo due giorni dopo Ylenia li raggiunse, confermando i loro timori: «Ho rischiato di morire», disse al padre, sollevato, per spiegare il mutamento di programma. Ma pochi mesi dopo, alla vigilia di Capodanno, Ylenia telefonò la sua intenzione di ritornare a New Orleans. «Ma come? - le chiese la madre -, Non avevi paura?». «Sì rispose la ragazza - ma adesso mi sento forte». Si sentiva forte. Perché? Era stato forse quel libro che Mascala le aveva consigliato? Si chiama «New Think», nuovo pensiero, un'introvabile broda mitopoietico-paranoide, dovuta alla penna di un certo De Bono, che insegna la via per il controllo, il «potere» sulla propria vita. 0 era dell'altro? Sostanze che le avevano aperto nuovi orizzonti, che le facevano «vedere» di più? O solo un'insopprimibile fascinazione per il nuovo mondo scoperto e il suo anfitrione? Forse non si saprà mai. Non sarà Mascala a rivelarlo, nelle pause dei suoi assoli su un angolo di Bourbon Street. E' ormai esile la speranza che possa rivelarlo lei, quella ragazza bella, giovane, curiosa e generosa che cercava un mondo diverso e ne ha probabilmente trovato uno troppo diverso. [p. p.]

Persone citate: Alexander Mazakia, Alien Ginsberg, Bourbon, California, De Bono, Heinrich Von Keist, Jack Kerouak, Venice

Luoghi citati: New Orleans