Ma i beduini non festeggiano
Ma i beduini non festeggiano Ma i beduini non festeggiano Sfrattati da Gerusalemme, arrivano i coloni LA COLLINA DEI NOMADI CGERUSALEMME INQUECENTO famiglia ebree vivranno presto in nuove ville e palazzi presso l'insediamento Ma'ale Adumin, a Gerusalemme, con una bella vista su quelle che alcuni chiamano le «Colline ebraiche», e altri «Palestina occupata». Il sito delle costruzioni è effettivamente «occupato», non dai soldati ma da ventidue famiglie di arabi beduini. Le loro case, all'ombra degli ingombranti nuovi edifici, sono tende e baracche di lamiere di zinco. Non hanno né elettricità né acqua né servizi igienici. Ma il loro squallido accampamento, dicono, è meglio del sito alternativo loro offerto dalle autorità: uno sperone roccioso presso la più grande discarica di rifiuti di Gerusalemme. L'esito del confronto è prevedibile: i beduini perderanno, come hanno sempre fatto. Queste famiglie appartengono alla tribù jahaleen, espulsa dal deserto del Negev quarant'anni fa, finita nell'area di Gerusalemme dopo qualche anno di parcheggio nella cisgiordana Hebron. L'insediamento di Ma'ale Adumin, avviato nei primi Anni Ottanta e oggi abitato da migliaia di persone, offre continuativamente ai beduini posti di lavoro nelle costruzioni edili. Ma adesso i beduini sono venuti a trovarsi sulla direttrice dell'espansione - nuove case da costruire per altri, al posto delle loro. La maggior parte dei jahaleen si è già trasferita sulla piccola collina qualche centinaio di metri più in là, fuori vista rispetto all'estensione dell'insediamento. Hanno ricostruito fra le rocce i loro tuguri. Le autorità hanno realizzate una strada di accesso e promesso una fonte d'acqua e allacciamenti alle linee elettriche. Ma anche a coloro che hanno cooperato è vietato edificare costruzioni stabili, né hanno la possibilità di far pascolare le capre e le pecore sulle brulle falde di questa collina, che è stata dichiarata riserva naturale. I pochi lembi di terreno in pia¬ no sono già stati occupati e non si vede altra terra idonea a piantare una tenda. Ma le autorità sono inflessibili. «Non è possibile lasciarli stare dove sono. Non è terra loro, è di proprietà dello Stato» dice Elize Shazar, portavoce dell'amministrazione civile della Cisgiordania. «E non è loro nemmeno il sito alternativo». Mohammed Hairsh, che guida le ventidue famiglie beduine da sfrattare, lavorava nell'edilizia come autista di camion, con una buona paga (in lire, due milioni e mezzo lordi al mese). «Siamo stati dei dipendenti fidati per il consiglio amministrativo di Ma'ale Adumin - dice -. Ma loro non ci hanno mai dato niente. Quando abbiamo chiesto l'acqua, ci hanno risposto di andare coi" nostri asini dall'altra parte della collina a raccogliercela da soli». Hairsh, 39 anni, sei figli, ora disoccupato, dice di sopravvivere consumando gli ultimi risparmi. «Quanto verrà a costare tutto questo?» chiede gesticolando verso la nuova strada che stanno realizzando alla base della collina in preparazione della nuova espansione di Ma'ale Adumin. La risposta è 85 miliardi per la costruzione. Quanto al terreno è gratis, essendosene gli israeliani impadroniti con la conquista della Cisgiordania nel 1967. Prima era terra miri (letteralmente: «dell'emiro»), affittata ai privati con diritto collettivo di pascolo. L'insediamento di Ma'ale Adumin, finanziato privatamente, ha provocato inevitabilmente nuove accuse palestinesi sulla volotà israeliana di creare fatti compiuti per rafforzare la loro pretesa di fare di Gerusalemme unita la capitale di Israele. L'accordo di pace fra israeliani e palestinesi esclude Gerusalemme dal periodo transitorio di 5 anni di autogoverno dei territori occupati. Lo status della città verrà discusso quando cominceranno le trattative per la pace definitiva, probabilmente nel 1998. Nell'ultima settimana sia i giornali palestinesi che quelli israeliani sono tornati a parlare di una strategia a lungo termine del governo per nuovi insediamenti ebraici nella parte Est di Gerusalemme, che costituiscano un muro umano fra la città e la nuova entità palestinese. L'autorevole quotidiano Ha'aretz ha pubblicato una mappa dell'ipotetica Grande Gerusalemme, inglobante l'araba Ramallah a Nord e Betlemme a Sud ed estendentesi verso Est fin quasi a Gerico nella valle del Giordano. Il piano è stato attribuito a un comitato di esperti di governo e municipio. Ofrah Preuss, addetto stampa del ministro dell'Edilizia Binyamin Ben-Eliezer, ha detto che il piano per la Grande Gerusalemme non ha un sostegno ufficiale: «E' solo un'idea fra centinaia, finché il mio ministero, il premier e il gabinetto riunito non l'avranno approvata». Derek Brown Copyright «The Guardian» e per i'Italia «La Stampa» Gli insediamenti di coloni ebrei attorno a Gerusalemme tolgono spazio agli abitanti palestinesi
Persone citate: Derek Brown, Elize Shazar, Mohammed Hairsh
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