Peres-Arafat adesso è pace davvero di Foto Reuter

.3 Il ministro israeliano all'ex nemico: «Yasser è il simbolo della sofferenza del suo popolo» Peres-Arofat, adesso è pace davvero Accordo sul Medio Oriente a Davos DAVOS DAL NOSTRO INVIATO La pace sta per diventare un fatto concreto in Medio Oriente. In una maratona di colloqui faccia a faccia, con le rispettive delegazioni e con la partecipazione del ministro degli Esteri egiziano Moussa, Shimon Peres e Yasser Arafat hanno raggiunto l'accordo sulla realizzazione dell'autonomia per Gaza e per Gerico. La firma, al Cairo, tra una decina di giorni, massimo due settimane. Soddisfatti e commossi, si sono presentati insieme ieri alle 15,30 alla sessione plenaria del Forum dell'economia mondiale. Pur usando toni ottimistici, non hanno però annunciato formalmente l'intesa, come se fossero sulla dirittura d'arrivo ma con alcuni ultimi probemi aperti. In realtà, secondo fonti attendibili, l'accordo di principio è stato raggiunto sui maggiori punti: dimensione della zona di Gerico, accessi alle due zone, controllo della frontiera tra Gaza e Egitto. Il problema aperto ieri pomeriggio era quello di stendere il testo, discuterne le virgole, scegliere accuratamente le parole. Ad esso ci si attaccherà negli anni a venire. Mentre Peres e Arafat parlavano ai leader politici ed economici qui convenuti, le due delegazioni già lavoravano sulle bozze. Nel pomeriggio e fino a notte essi hanno avuto altri colloqui. Peres sarebbe dovuto partire per Parigi, ma ha annullato il viaggio. Ha lasciato Davos questa mattina alle tre e mezzo per Zurigo, da dove è partito per New York. Arafat va a Berna, ospite del governo. Le delegazioni lavoreranno ancora sul testo definitivo e tra dieci giorni si avrà al Cairo la firma di Arafat e del premier Rabin, sotto gli auspici di Mubarak; non solo per dare il palcoscenico anche a lui, ma perché l'Egitto è stato più che mediatore: per la frontiera con Gaza è una parte attiva. Che l'accordo sia sostanzialmente fatto lo conferma il modo con cui Peres e Arafat sono apparsi, le parole che hanno pronunciato, il tono che hanno usato, l'annuncio della firma al Cairo. Come se la pace fosse già realtà, hanno parlato soprattutto della necessità di sviluppo economico dell'area. Peres arriva ad annunciare per il '94 un convegno economico internazionale ad Amman organizzato congiuntamente, cioè con un Paese come la Giordania col quale Israele non ha per ora neanche relazioni diplomatiche. Nel salone entra per primo Arafat, ma si ferma in un angolo ad aspettare Peres, che segue di qualche metro. Lo prende per mano e tra scrosci di applausi salgono affiancati verso il palcoscenico, sedendosi l'uno accanto all'altro. Vibra la commozione nella platea di consumati statisti e politici di mezzo mondo, di navigati magnati dell'alta finanza e della grande industria. Con i due protagonisti, alla tribuna il ministro giordano del'informazione, Anani, (il principe ereditario ha dato forfait all'ultimo), e la signora Joan Spero, sottosegretario al dipartimento di Stato. Brevissima introduzione del presidente del Forum, Klaus Schwab, poi la parola è ad Arafat. «Voglio informarvi che il ministro Peres e io abbiamo avuto colloqui importanti e molto costruttivi. Abbiamo superato tutti gli ostacoli delle ultime settimane per avere presto, molto presto, gli accordi finali per l'applicazione dell'accordo di pace. Ringrazio il ministro Peres per la sua posizione positiva, che ho sentito, che ho toccato. Continuiamo insieme questa sera per superare ciò che è necessario. Grazie, ministro Peres. Il ministro Moussa è stato di grande aiuto. Speriamo di firmare presto, molto presto, al Cairo, questi accordi». Il volto bello e nobile di Peres è impietrito nell'emozione. Ora tocca a lui: «Ringrazio il presidente Arafat per il supremo sforzo di portare i nostri popoli verso la pace. Abbiamo scalato le montagne della paura, dei sospetti, del sangue, dell'odio, allo scopo di dare alle nuove generazioni pace e prosperità». Afarat ha gli occhi rossi a questi accenti da momento storico ma c'è altro: «Il presidente Arafat - prosegue Peres senza guardarl o- assomma nella sua persona le sofferenze del popolo palestinese. Siamo determinati a fare della storia palestinese una storia di pace, di speranza, di prosperità. Dobbiamo prenderci per mano, noi, egiziani, palestinesi, giordani, e anche la Siria che oggi non è qui, e cambiare il Medio Oriente. Invece che armarci, strappare la terra al deserto, togliere il sale dall'acqua, togliere la violenza dalla vita dei nostri popoli». Altro che la riluttante stretta di mano di Rabm a Washington. Il leader palestinese non nasconde la commozione al riconoscimento da parte di Peres della sua storia personale come emblematica. Ma lui stesso aveva sorpreso gli israeliani, come racconta il ministro Yossi Sarid, vicinissimo a Peres: «Ha aperto i colloqui sabato sera con affermazioni molto costruttive, e con ciò ha dato il tono». I colloqui a due e in delegazioni sono durati fino a notte fonda, nello stesso albergo in cui Peres e Arafat alloggiano, e sono ripresi ieri mattina, con la partecipazione egiziana. Oltre che dormire sotto lo stesso tetto, i due hanno anche mangiato insieme ieri a mezzogiorno. Su questo sfondo di cordialità, si arriva alle altre dichiarazioni di Arafat, che condanna l'estremismo e il fanatismo religioso. «Dobbiamo creare giustizia e eguaglianza fra i popoli della regione, nel rispetto reciproco. Per prevenire l'estremismo e il fanatismo religioso è necessario lo sviluppo economico, eliminare la povertà. E per arrivare a questo è necessaria la cooperazione regionale. Noi e Israele abbiamo fatto un passo coraggioso, l'inizio di un nuovo processo di pace per tutta la regione». E si arriva anche ad altro: quando il sottosegretario americano afferma che i paesi arabi debbono ora metter fine al boicottaggio di Israele, il primo ad applaudire è proprio lui, Arafat. Fernando Mezzetti Il documento sull'autonomia di Gaza e Gerico sarà firmato tra una decina di giorni al Cairo Il leader dell'Olp «Voglio ringraziare Shimon per la sua posizione positiva che ho sentito che ho toccato» Lotf ^A^Ashdod» #R GERUSALEMME rAshqelon^ Beer Sheva Dimona ISRAELE NEGEV INCROCIO TRA STRADA E CORRIDOIO (ponte o sottopasso?) 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