Esplode il Testamento dell'Abbé Pierre in guerra di Gabriella Bosco

Parigi, «j'accuse» del religioso nel quarantennale di Emmaus Parigi, «j'accuse» del religioso nel quarantennale di Emmaus Esplode il Testamento dell'Abbé Pierre in guerra IT PARIGI ; NA bomba che farà sal- I tare Notre-Dame, i teso■ I ri del Vaticano all'UneA^Jsco... Sono parole forti quelle contenute nel Testamento del fondatore di Emmaus. A ottantun anni, nell'ora grave in cui l'entusiasmo resta quello di sempre ma la salute comincia a flettere, l'Abbé Pierre ha deciso di mettere per scritto in forma estesa e esplicita le sue ultime volontà. E di renderle pubbliche, perché spingano al molto che c'è ancora da fare, affinché non vada perso il molto che si è già fatto. II libro uscirà la prossima settimana (edizioni Bayard), in concomitanza con il quarantesimo anniversario di una delle prime azioni entrate nella storia, una tra le tante che l'Abbé Pierre ha osato nella sua vita. Il 1° febbraio 1954, allora giovane prete appena imbarcato nell'avventura di Emmaus, prese i microfoni di una radio Radio Luxembourg - e lanciò un appello. La voce era spezzata, dall'emozione e dall'urgenza di quel che doveva dire: «Amici miei, aiuto...». L'Abbé Pierre chiedeva aiuto per i suoi diseredati, i senzacasa. Quell'appello, lanciato per radio a tutto il Paese, senza mezzi termini, con parole già allora dure, incisive, venne chiamato «insurrezione della bontà». A quarantanni di distanza, dopodomani l'Abbé Pierre tornerà a parlare ai microfoni di una radio (Rtl). Lancerà un altro appello, in ricordo di quel primo, ora che la crociata è rimasta sempre la stessa e l'urgenza è tutt'altro che diminuita. Contemporaneamente arriverà in libreria il Testamento. Allora era stata un'insurrezione, quella di adesso sarà una dichiarazione di guerra. La sola guerra che si possa, e anzi si debba combattere: quella alla miseria. I contenuti del Testamento sono forti, molto forti, espressi però anche questa volta con la grande dolcezza che è da sempre l'unica arma dell'Abbé Pierre, pari solo all'estrema, rigorosissima fermezza dei suoi argomenti. E se il messaggio finale è unico, l'Abbé Pierre lo declina affrontando a ritmo incalzante tutti i problemi più attuali attraverso la cui soluzione soltanto potrà venir risolto il problema di fondo, la povertà. La povertà materiale, dice l'Abbé Pierre, è causata dalla colpevolissima povertà spirituale che sta a monte, quella dei responsabili. L'Abbé Pierre ha la libertà di parola che si è guadagnato giorno per giorno sul campo. Non risparmia niente a nessuno, e sciorina i suoi «j'accuse». I mezzi di informazione. «Sono lenti di ingrandimento», scelgono solo alcuni fatti, quelli più adatti a far sensazione, su quelli si fissano e li ingigantiscono trascurando gli altri. E questo è tanto più colpevole, se si considera che tutti noi abbiamo non già il diritto, bensì «il dovere di sapere». Completezza di informazione equivale a presa di coscienza. Quella stessa, dice l'Abbé Pierre, che i senzacasa oggi hanno dell'ingiustizia che subiscono. «Sapendo che esistono i mezzi perché non soffra più, l'umanità sofferente non tollererà all'infinito di soffrire ancora». La bomba che farà saltare Notre-Dame. A furia di non risolvere i veri problemi, sarà sempre più minaccioso il pericolo del terrorismo. I diseredati sanno ormai, gliel'hanno insegnato i potenti, come fare per farsi ascoltare. L'Abbé Pierre ipotizza una lettera che domani potrebbe ricevere non è fantastoria, semplice preveggenza - il Presidente della Repubblica: «Caro signor Presidente, se nel giro di un mese non aprirà i negoziati perché un milione di maghrebini possano venire a coltivare le terre fertili nel suo Paese, faremo saltare Notre-Dame». Il terzo segreto di Fatima. L'Abbé Pierre non si ritiene detentore della parola rivelata, ma spera, immagina e propone. «Il ruolo di ogni essere umano - scrive - è di provare che il mondo non è senza ragione». Dunque - prosegue, ed è uno dei passaggi più incisivi del libro - «sono sicuro che l'avvenire della Chiesa non sarà nella continuità di quello che è stato, di quello che è ancora, nelle apparenze della ricchezza (...). Io sono oggi persuaso che il terzo segreto di Fatima annuncia tempi in cui la Chiesa sarà costretta a essere vera, a essere fedele alla dottrina del Vangelo». Ecco allora la proposta: «Io sogno il giorno in cui, trionfando la ragione, i musei del Vaticano saranno affidati all'Unesco. E' un tesoro dell'umanità, non un tesoro della Chiesa». Il celibato dei preti. L'Abbé Pierre non trascura, perché è alla base di tutto, quella che lui chiama scelta responsabile della fede. Confessa con molta semplicità che dei tre voti di obbedienza, povertà e castità, solo il terzo gli è pesato davve- ro, e molto. «E' il voto che implica la rinuncia alla tenerezza». «Non fosse stata una rinuncia volontaria, non avrebbe avuto senso, sarebbe stata nient'altro che negazione della donna in sé». Essendo una scelta, invece, va rispettata. Lì sta il suo senso. La contraccezione. E' un altro tema che, dichiarando guerra alla povertà, l'Abbé Pierre non può responsabilmente non affrontare. Si è già espresso con chiarezza più volte in proposito, suscitando reazioni di protesta negli ambienti ecclesiastici. Cerca qui di addolcire le parole, certo non il concetto: si può ricorrere al contraccettivo? Se la domanda è rivolta al rappresentante della Chiesa, lui dovrà ricordare «la parte di eroismo» cui chiama il Vangelo. Ma se è rivolta al direttore di coscienza risponderà: «Ricorrete, senza colpevolizzarvi, ai sistemi anticoncezionali». La solidarietà. Ancora provocatorio, l'Abbé Pierre dice che andare in chiesa ogni domenica non è quello che Gesù ha chiesto. «Avevo fame, avevo freddo, ero nudo, ero imprigionato». Gesù non parla di sacramenti: «Hai diviso o non hai diviso? E' su questo che sarai giudicato». L'Abbé Pierre ha ottantun anni e si sente, fisicamente, debole. Termina il suo Testamento con delicatezza, un pensiero molto significativo: chiedere aiuto, quando si ha bisogno, non è vergogna. E' dovere. Gabriella Bosco «Un giorno la Chiesa sarà costretta a essere vera, fedele alla dottrina del Vangelo» Qui a fianco papa Wojtyla. A sinistra l'Abbé Pierre, in alto il fondatore di «Emmaus» in un'immagine giovanile

Persone citate: Bayard, Gesù, Wojtyla

Luoghi citati: Parigi