Discesa mortale per Ulrike Maier

Garmisch, nell'impatto contro un paletto la sciatrice austriaca ha perso il casco e battuto la testa Garmisch, nell'impatto contro un paletto la sciatrice austriaca ha perso il casco e battuto la testa Discesa mortale per Ulrike Maier La campionessa si schianta scendendo ai 100 all'ora GARMISCH. Lutto, dolore e rabbia nel mondo dello sci. Un altro dramma, una tragedia che forse poteva essere evitata. L'austriaca Ulrike Maier, la «mammina volante», 26 anni, è morta ieri pomeriggio all'ospedale di Murnau, a 20 chilometri da Garmisch, in seguito alla frattura delle vertebre cervicali riportata per una caduta durante la discesa libera di Coppa del Mondo sulla pista della località bavarese. Una fatalità che ha riportato subito alla mente il tragico incidente di cui fu vittima Gernot Reinstadler a Wengen nel 1991, quando il giovane austriaco si infilò con lo sci nella rete di protezione e morì a causa delle gravissime lesioni interne. Anche allora, come oggi, scoppiò la polemica sulle misure di sicurezza, benché i due casi presentino in apparenza poche analogie: in realtà la morte della Maier può essere imputata più alla crudeltà delle circostanze che all'incuria degli uomini. Però la pista era ghiacciata e pericolosa, per queste ragioni forse la gara doveva essere cancellata: e poi, perché il paletto per il rilevamento dei tempi intermedi, contro il quale è finita la Maier, si trovava ai margini della pista e non oltre la rete di protezione? Ulrike Maier, con il pettorale numero 32, è caduta a due terzi del percorso, mentre scivolava sul ghiaccio a più di 100 chilometri l'ora. La pista era diventata improvvisamente più veloce per via del sole che scaldava la neve. L'austriaca ha perso il controllo dello sci destro, ha tentato di recuperarlo ma è piombata nella neve fresca, fuori pista a testa in giù, battendo con violenza il capo contro un paletto che sosteneva la cellula fotoelettrica. Nell'impatto ha perso il casco (o forse l'ha perso prima?, anche le riprese tivù non hanno permesso di chiarire la circostanza) ed è rimbalzata esanime in pista. Si è subito capito che l'incidente era grave, che qualcosa di definitivo e terribile era accaduto sul sentiero di ghiaccio della Kandahar. I soccorsi sono stati rapidi ed efficienti, su questo punto niente può essere imputato agli organizzatori, la cui colpa principale, semmai, è quella di aver voluto la gara a tutti i costi malgrado una nevicata notturna avesse messo in crisi il tracciato costringendo agli straordinari gli addetti alla preparazione della pista. Ma nello sci, oggi, gli interessi economici, o di prestigio, contano più della sicurezza degli atleti. In realtà molti passi in avanti sono stati fatti, specie nella disposizione dei teloni di protezione. Ma scendere a oltre 100 all'ora sul ghiaccio vivo può essere molto pericoloso: oltre a ritoccare i pendii, limando asperità ma talora togliendo anche spettacolarità, i signori dello sci dovrebbero effettuare controlli più seri sullo stato delle piste, spesso portate alle condizioni estreme dal mutamento delle condizioni atmosferiche. Ulriche Maier stava là sulla pista, immobile, i capelli corti sparsi sulla neve. Il dottor Karl Flock, che ha prestato le prime cure alla giovane, le ha praticato la respirazione bocca a bocca e il massaggio cadiaco. Il cuore ha ripreso a battere debolmente e il medico, per facilitare la respirazione, le ha applicato un tubo in gola. Con un elicottero, che mediante un cavo di acciaio sosteneva la barella, Ulrike è stata trasportata all'ospedale di Murnau. E' stata ricoverata in sala rianimazione. Non ha mai ripreso conoscenza. Il medico di turno, dottor Guenther Hofmann, ha subito riconosciuto che la giovane campionessa era in condizioni disperate. Frattura delle vertebre cervicali, nel migliore dei casi la povera atleta sarebbe rimasta paralizzata. Alle 16,30 il cuore di Ulrike ha cessato di battere. Gli organizzatori di Garmisch, dopo la morte dell'atleta, hanno deciso di annullare la seconda libera in programma, che avrebbe dovuto svolgersi oggi. Una scelta che non poteva essere diversa. Ma prima che fosse presa la decisione, la squadra femminile austriaca aveva annunciato il suo ritiro dalla prova in segno di lutto per la morte della compagna. Carlo Coscia J6 La sequenza, attraverso le immagini della tv, del terribile incidente di cui è stata vittima la campionessa austriaca Ulrike Maier

Luoghi citati: Kandahar