«lo, reporter antieroe» di Gabriele Beccaria

«lo, reporter antieroe» «lo, reporter antieroe» «Le mie paure tra bombe e cadaveri» PETER ARNETT DELLA CNN LA Bosnia è avvolta dall'indifferenza internazionale. Anche se i reporter uccisi fossero molti di più, non succederebbe proprio nulla». Peter Arnett mi parla alla «Cnn» di Washington. Completo verdone e cravatta sgargiante, il Jean Paul Belmondo degli inviati di guerra - come l'ha battezzato l'amico e premio Pulitzer David Halberstam - mi guarda con il suo famoso sorriso a denti stretti. «I media non sono in grado di fare politica, possono solo raccontare l'evidenza. Non credo che le decisioni dei governi dovrebbero basarsi sulle emozioni trasmesse dal video». Il suo stile è l'understatement. «Ho una regola: non imbarcarsi in niente di pericoloso per il gusto di farlo». E così Arnett ha aperto l'autobiografia, «Live from the Battlefield». E' un principio che non lo ha mai abbandonato durante la trentacinquennale carriera di reporter sotto le bombe stupide del Vietnam e tra i missili intelligenti del Golfo, passando per i massacri a Cipro, in Libano, in Nicaragua e in Salvador. La paura non si cancella. L'ultima volta l'ha colto a bordo di un elicottero che, «sfidando le leggi dell'aeronautica», si infilava tra le gole della valle afghana di Panjsher. Vent'anni prima, un altro groppo in gola l'aveva sorpreso al suo sbarco a Saigon. Malcolm Browne, corrispondente dell'«Associated Press», gli allungò un fascio di fogli: consigli pratici su come coprire la guerra. Obbligatori: aspirina, bende e profilattici. Optional: una pistola. Spiegava Browne: «I vietcong non prendono prigionieri i feriti, li uccidono sul posto. Quasi tutti i corrispondenti in Vietnam portano quindi con sé un revolver per spararsi, nel caso in cui vengano colpiti e abbandonati». Cinque anni più tardi, dopo essere stato sfiorato dalla morte un paio di volte e dopo aver contato i colleghi caduti, Arnett fissò in faccia l'orrore allo stato primordiale. «Fui trascinato nella più sconvolgente esperienza della mia vita, la battaglia per la Collina 875»: «Era notte e cominciai a scavarmi un riparo, ma la pala rimbalzò contro un cadavere. Mi ritrassi terrorizzato e inciampai: scoprii di aver pestato il braccio amputato di un altro marine». Il pomeriggio successivo salì sull'ultimo elicottero della giornata. «Stavo piangendo». Le descrizioni delle atrocità dei vietcong e degli americani, «che distruggevano i villaggi per salvarli», gli valsero l'odio del presidente Lyndon Johnson e il premio Pulitzer. «Importa solo la verità». Lo ripetè a Eddie Adams, sconvolto dopo aver scattato la celeberrima istantanea del capo della polizia sudvietnamita che fredda un presunto comunista. Lui temeva di aver tradito l'America per eccesso di informazione. «Gli dissi che la foto non faceva che descrivere la brutalità della guerra». Raccontare i fatti, nient'altro conta. E così ha pensato quando nell'91 è arrivato in Iraq, alla vi¬ gilia dell'ultimatum dell'Orni a Saddam Hussein. «Presto la capitale sarebbe diventata il posto più pericoloso del mondo. Ma io volevo essere là. Non era una questione di incoscienza. Ero convinto che avrei potuto fare quello che c'era da fare e che sarei sopravvissuto». Pochi giorni dopo, Walter Cronkite apparve alla «Cnn»: «La decisione di restare là è la decisione più straordinaria mai presa da un giornalista». Pensò Arnett: «Non mi aspettavo una battuta del genere da Walter. Perché tutti volevano che me ne andassi?». Non aveva dimenticato la lezione di Browne: «Non fate gli eroi, pensate a salvare il culo e a scrivere il pezzo». Così di articolo in articolo, spinti dal bisogno di vedere e narrare, un impulso più impellente della paura. «Nel '92, mi sentii sollevato quando lasciai l'Afghanistan, ma sapevo che la storia non era finita. Probabilmente avrei dovuto tornarci». Gabriele Beccaria «Anche se in Bosnia i giornalisti uccisi fossero molti di più non accadrebbe nulla» Il giornalista americano Peter Arnett

Luoghi citati: Afghanistan, America, Cipro, Iraq, Libano, Nicaragua, Saigon, Vietnam, Washington