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l'ombra di Boni sui Mondiali
Usa, Canada e Svezia pronte a boicottare se verrà condannato ■ ■■ ■ ■ . ■■ ■ ■ ■ :: ■ ■■ ■ ■ PROCESSO ALL'HOCKEISTA DI AOSTA Usa, Canada e Svezia pronte a boicottare se verrà condannato l'ombra di Boni sui Mondigli «Fu un caso, non omicidio» PER l'omicidio preterintenzionale, il codice penale (articolo 584) prevede una pena dai dieci ai diciotto anni: è quanto rischia Jimmy Boni, se sarà giudicato colpevole. Il mondo dello sport lo ha assolto: è stato un incidente, è stata una maledetta fatalità, in fondo la seconda vittima è proprio lui, per tutto quello che si porta nel cuore da tanto tempo. Ma non basta: il 16 febbraio l'hockeista comparirà davanti alla corte d'assise di Aosta e per lui l'ago della bilancia ricomincerà paurosamente ad oscillare. Il suo inferno dura già da due anni: da quel maledetto 14 gennaio del 1992, quando sul ghiaccio di Courmayeur lo spigolo della spatola del suo bastone colpì in pieno petto Miran Schrott, diciannove anni. Quel ragazzo si accasciò al suolo, perse i sensi, fu trasportato all'ospedale di Chamonix, dove morì. L'incidente più grave mai avvenuto, in Italia, su una pista di ghiaccio. E' un processo che molti giudicano sbagliato. Perché accanirsi così, contro Boni? Che colpe può avere? Azioni di gioco come quella, durante le partite, non sono affatto un'eccezione: la morte di Schrott, dicono tutti, è dovuta solo a un tragico destino. Perché l'imputazione è omicidio preterintenzionale, e non colposo? La morte di quel ragazzo sarebbe andata «oltre» le sue intenzioni: cioè Jimmy è accusato di aver colpito non per uccidere, ovviamente, ma per fare del male sì. Ed è a questa ipotesi che si ribellano tutti: non soltanto lui. Ma ora la ribellione non è più fatta solo di parole, o di dimostrazioni di protesta più a meno efficaci (tempo fa l'inizio degli incentri di campionato fu ritardato di dieci minuti ed i tifosi, anziché spazientirsi, applaudirono). Ora c'è molto di più. I campionati del mondo di hockey quest'anno si svolgeranno in Italia, dal 25 aprile all'8 maggio: prima a Bolzano e a Canazei, poi al Forum di Assago, dove si giocheranno il titolo le prime quat¬ tro di ciascun girone. Ma c'è una minaccia (seria) di boicottaggio: gli Stati Uniti e il Canada, seppur ufficiosamente, hanno già annunciato che, se Jimmy verrà condannato, per protesta daranno forfait; e ora pare che anche la Svezia voglia seguire il loro esempio. E potrebbero essere i primi anelli di una catena destinata ad allungarsi sempre più. Ragioni di solidarietà? Certo, ma non solo. Il ragionamento è semplice: se capita anche a noi un incidente, In Italia rischiamo la galera. Difendendo Boni, in fondo, ciascuno difende anche se stesso. «In Canada e negli Usa - ha spiegato Boni -, la mia vicenda ha suscitato molto interesse e anche preoccupazione. Ha fatto clamore la notizia che l'accusa nei miei confronti fosse di omicidio preterintenzionale. Azioni del genere fanno parte dell'hockey. Ogni anno, in America, muore qualche giocatore durante le partite». Un esempio? Dice Walter Bush, numero uno dell'hockey americano e membro del Council dell'International Ice Federation: «Bill Masterton, in seguito ad una carica, battè la nuca sul ghiaccio e morì: se fosse successo in Italia, sarebbe stata aperta un'inchiesta per omicidio?». Sport Illustrated, il più famoso periodico sportivo americano, ha dedicato al caso Boni un lungo servizio, intitolato «Cruel blow» (schiaffo crudele). E proprio in quell'articolo vengono rese pubbliche le minacce di Usa e Canada di disertare i Mondiali, nel caso Jimmy Boni venga condannato. «A noi - dice Gianmaria Bedendo, capo ufficio stampa della Federazione -, la minaccia di boicottaggio non è arrivata, almeno ufficialmente. In qualsiasi parte del mondo, d'altra parte, scatta la procedura penale, quando un contrasto di gioco porta come conseguenza la morte. Il caso di Boni è stato strumentalizzato. Se Usa, Canada e Svezia confermeranno il loro atteggiamento, sarà un grave errore». Ma secondo altri sarebbe un errore ancora più grave quello di far finire un galera un uomo che la galera l'ha già dentro di sé da due anni. Ir. s.] I momento del tragico incidente, il 14 gennaio del '92; sopra Jimmy Boni
Persone citate: Boni, Gianmaria Bedendo, Jimmy Boni, Miran Schrott, Schrott, Walter Bush
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