Gascoigne spacca in due la Lazio

Gascoigne spacca in due la Lazio UNA SQUADRA SEMPRE NELLA BUFERA Dopo la lite con il fotografo, Gazza bocciato dal croato: non è un vero leader Gascoigne spacca in due la Lazio Ma Signori attacca Boksic: Paul non si tocca ROMA. Boksic contro Gascoigne, Signori contro Boksic, Gascoigne contro i fotografi. La Lazio è un mare perennemente in tempesta. Placate le polemiche per le sconfitte, con il presidente Cragnotti che questa volta non ha nulla da rimproverare a Zoff, sono i giocatori ad alzare un gran polverone alla viglia del match con la Cremonese, davvero importante per la zona Uefa. Dà il via alle danze giovedì il centravanti croato (che già in campo aveva mostrato fastidio per gli atteggiamenti di Gascoigne) dicendo che alla Lazio manca un leader. Suggerisce l'acquisto di Boli, ribadendo che Gazza non è in grado di guidare i compagni. E Boksic aggiunge un po' di pepe: «In Italia si guadagna tanto, forse troppo. Alcuni hanno stipendi che non meritano». Passano 24 ore e arriva pronta la replica di Signori che invita il centravanti a non occuparsi degli affari altrui: «Gascoigne è più di un leader, è un mito. Però fuori dal campo lasciatelo vivere in pace. E alla Lazio di leader ce ne sono parecchi. Compreso il sot¬ toscritto che torna in campo, dopo tanti infortuni. E anche sui soldi non c'è bisogno di venire a fare i maestri. Non bisogna esagerare. C'è chi incassa più di noi, vedi tennisti e piloti di FI. E poi i nostri ingaggi sono cresciuti proprio per merito o colpa (come volete) degli stranieri». Gascoigne non entra nella diatriba, ha altri guai. Giovedì sera, in una delle strade più alla moda della capitale, via Borgognona, è stato protagonista di un match con alcuni fotografi. Versioni contrastanti, il giocatore dice di essere stato aggredito, i fotografi si dichiarano vittime. La società aspetta che le acque si calmino per intervenire. Gascoigne è stato convocato da Cragnotti, per l'inglese colloquio di un'ora a testa bassa. Poi appello ai giornalisti italiani perché sia dato spazio alla sua versione. Eccola. «Ero a spasso con Sheryl, dovevo cambiare un paio di pantaloni. Tre fotografi ci hanno individuato e seguito. Avranno fatto 50-60 scatti prima che io perdessi la pazienza. Ho cominciato a dire basta, niente da fare. Poi ho spiegato che dovevo entrare in un negozio e che all'uscita non volevo più foto. Allora uno dei tre, Nanni, mi ha messo le mani al collo, e ha gridato al collega: "Adesso scatta". E allora ho reagito. Me lo ha insegnato mio padre a non sopportare le mani addosso. Capisco che bisogna pagare il prezzo della notorietà, ma ci sono limiti. Nella lite la mia compagna è rimasta ferita al volto. Ecco i certificati medici, quello di Sheryl e il mio. Considero conclusa la vicenda. Così però non si può più vivere. Per due volte mi hanno svaligiato la casa di Formello, non faccio che trovare insulti e minacce sulla segreteria telefonica. Speravo che a Roma la mia vita privata fosse più facile, di dimenticare gli scontri con i giornalisti inglesi. Non dico che voglio andare via, ma si è passato il limite, spero che la situazione si calmi». La verità di Gascoigne diventa un cumulo di bugie quando si ascolta «l'avversario», un fotografo di 53 anni. Uno di quei paparazzi che resero famosa la dolce vita romana di tanti anni fa. Si chiama Lino Nanni, dipendente dell'agenzia Globe Photo Italiana, e racconta: «A lui piacerebbe che fosse finita. Io aspetto il mio avvocato, non voglio rischiare di passare dalla parte del torto. Cosa estremamente difficile, visto che ho una sequenza fotografica (grazie alla prontezza di un mio collega) dell'accaduto. Gascoigne è entrato in un negozio borbottando in inglese. Credevo che mi avesse detto di aspettare cinque minuti per le altre foto, invece lui intendeva che se non fossi sparito sarebbero stati guai per me. Infatti, appena uscito si è scagliato prima contro un collega, poi su di me. Ho cercato di fermarlo e lui mi ha steso con un pugno. Ho cinque testimoni. Le sue escoriazioni? Io non l'ho toccato, forse sono stati i poliziotti che lo hanno portato al commissariato. Lui cercava di sparire. Non ho dormito, ho un gran mal di testa. Lunedì parlerò con il mio avvocato, Edmondo Zappacosta, se sto ancora male lo querelo». Piero Serantoni

Luoghi citati: Formello, Italia, Lazio, Roma