«Un new deal per il lavoro» di Marco Tosatti

«Un new deal per il lavoro» DOCUMENTO DELLA CEI «Un new deal per il lavoro» Dopo i tre cardinali in campo i vescovi ICITTA' DEL VATICANO vescovi non devono parlare di economia? E la Conferenza episcopale italiana pubblica un documento per consigliare in tema di occupazione e sviluppo. Proprio mentre si sviluppa la polemica legata all'intervista che il Presidente della Confindustria ha concesso a «La Stampa» sul messaggio dei cardinali di Milano, Napoli e Torino. Anche il mondo industriale si divide sull'argomento: Benetton, per esempio, è favorevole all'appello; invece Marina Salamon, imprenditrice, impegnata in politica per Alleanza Democratica 10 attacca: «Con i suoi interventi la Chiesa sta rischiando di fare solo della demagogia». «Bisogna privilegiare gli investimenti nel futuro rispetto ai consumi immediati» ed evitare di «usare le risorse attuali solo per difendere l'esistente». Così si esprime una «nota informativa», destinata soprattutto alle diocesi, redatta dall' «Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro» della Conferenza Episcopale Italiana, e approvata il 25 gennaio, giorno della conversione di San Paolo. 11 documento sottolinea il livello non alto del tasso di occupazione italiano (37%) rispetto alla media europea, che raggiunge il 40%. Nel 1991 però solo il 12% dei disoccupati italiani era composto da capifamiglia, contro il 37% della media europea. «E' un dato - scrive la nota - per alcuni versi positivo e che in parte sdrammatizza la situazione della disoccupazione, con attenzione al ruolo della famiglia. Ma il suo complemento è che nello stesso anno il 63% dei disoccupati erano figli del capofamiglia, contro il 38% della media europea, confermando la caratteristica che vede penalizzati i giovani». I vescovi ammettono che si tratta di «una situazione di mercato del lavoro particolarmente chiuso, protetto, con regole che difendono soprattutto chi è già dentro, chi un lavoro ce l'ha già». A breve termine sarà necessario, prosegue la Nota, continuare a praticare «con rigore le scelte dì politica di bilancio e dei redditi» avviate dal governo Ciampi. Ma ci vuole un «new deal»: «Ad esse dovrà affiancarsi uno sforzo eccezionale di ripresa degli investimenti in grandi opere infrastnitturali, che dovranno vedere impegnate non solo risorse pubbliche ma anche un contributo e un ruolo dei privati». Ma ci vuole più flessibilità da parte di tutti. Un maggiore uso dei contratti part-time, per ov¬ viare alla disoccupazione femminile; in Italia sono pochi, negli altri Paesi industrializzati «una percentuale rilevante di posti di lavoro è coperta da donne con contratti a tempo parzia- le». Bisogna portare le fabbriche nel Meridione: «Non è concepibile un maggiore sviluppo del Sud basato solo sui servizi. Una nuova fase di sviluppo dei servizi potrà venire solo dopo una maggiore diffusione delle attività produttive industriali e della cultura che ad esse è collegata. D'altra parte nel Nord ci sono le condizioni perché si ridimensioni il ruolo dell'industria e cresca quello dei servizi». «Posizioni più consapevoli e meno demagogiche», chiede la nota, secondo cui la disoccupazione non è risolvibile con la riduzione degli orari: «Il lavoro di cui si dovrebbero ridurre gli orari per redistribuirlo, sta purtroppo prevalentemente al Nord. Al Sud c'è ancora bisogno di portare le fabbriche». Il documento si chiude con una sottolineatura interessante: «Un giudizio complessivo sul caso Fiat va dato alla luce di queste considerazioni - scrivono i vescovi - La scelta principale di dislocare nel Mezzogiorno, a Melfi e nelle altre areee dell'Iropnia i nuovi stabilimenti, creando nuovi signifciativi poli industriali, va riconosciuta come altamente positiva. Anche se, dato il ridimensionamento complessivo del mercato, questa scelta comporta inevitabilmente dei prezzi da pagare nelle vecchie areee insediative al Nord». Ma la polemica non si placa. L'«Osservatore Romano» difende i cardinali. In un breve articolo intitolato «Ancora critiche pretestuose all'intervento degli arcivescovi», il quotidiano ufficioso della Santa Sede scrive : «è proprio vero: quando i vescovi si fanno voce di coloro che sono in apprensione, diventano oggetto di critiche da parte di tutti. E' infatti ricorrente il tentativo di voler insegnare ai Vescovi come fare i Vescovi. Ed è ricorrente particolarmente da parte di chi, etichettandosi cattolico, crede di avere anche il diritto di indicare ai vescovi quando e come svolgere la propria missione pastorale». Niente nomi, ma è opinione corrente che il riferimento sia il Presidente della Confindustria, Luigi Abete, che su «La Stampa» di ieri aveva definito inopportuno il famoso messaggio. «Il presidente ha solo voluto sottolineare di stare attenti al pericolo che a volte si corre di complicare le cose, se vi sono delle interefrenze», ha dichiarato ieri Giancarlo Lombardi, imprenditore cattolico e Direttore del Centro Studi della Confindustria. In difesa dei cardinali si sono schierati i sindacati, mentre Emesto Gismondi, Vicedirettore del Cnel, non è d'accordo: «I vescovi dovrebbero ocuparsi di benedizioni, non di occupazione». Marco Tosatti Il giudizio di Abete divide anche gli industriali A sinistra, operai in manifestazione A destra, monsignor Camillo Ruini

Persone citate: Abete, Benetton, Camillo Ruini, Ciampi, Giancarlo Lombardi, Gismondi, Luigi Abete, Marina Salamon

Luoghi citati: Italia, Melfi, Milano, Napoli, San Paolo, Torino