Ritorna Muti, divampano le fiamme della «Patetica» di Giorgio Pestelli

Ritorna Muti, divampano le fiamme della «Patetica» Trionfale accoglienza alla guida dell'Orchestra Sinfonica Rai: il concerto aperto con la «Prima» di Beethoven Ritorna Muti, divampano le fiamme della «Patetica» Non è mai venuta meno la freschezza di Ciaikovskij, bravissime le parti solistiche TORINO. Al di là delle emozioni artistiche per le pagine di Beethoven e di Ciaikovskij dirette con classe suprema, il ritorno di Riccardo Muti sul podio dell'Auditorium alla guida dell'Orchestra torinese della Rai segna una data importante negli annali della vita musicale cittadina; come Carlo Maria Giulini due settimane fa, la presenza di Muti nel programma della stagione sinfonica, vanto della nuova direzione artistica Rai e del sodalizio con la Fondazione San Paolo, vale più di mille telegrammi di solidarietà a favore delle orchestre radiofoniche italiane: in un momento in cui la Rai ha dovuto annullare, oltre ai Cori di Torino e Milano, l'Orchestra di Napoli e mentre corre la voce, speriamo falsa, di una chiusura anche dell'Orchestra di Milano. D'altra parte nomi e valori come quelli di Muti, Giulini le Sawallisch in primavera) premiano in particolare l'orchestra torinese, la più antica e per opinione comune la migliore delle orchestre Rai. Si è molto parlato di «salvataggio» dell'Orchestra di Torino: senza voler diminuire in nulla il sostegno illuminato e concreto della Fondazione San Paolo, nonché il rinfoltimento delle file con «La Filarmonica di Torino», bisogna dire che l'Orchestra torinese della Rai si è salvata sopra tutto da sola, con la sua tradizione di passione e serietà, oltre che per il suo livello tecnico. Il lettore in attesa della critica perdonerà la digressione, che mi ha preso la mano come testimone delle vicende della nostra orchestra sinfonica; anche se in realtà non ha nessun bisogno di me per sapere quello che già sa da solo. Il concerto è stato splendido e l'entusiasmo del pubblico pari all'intensità e sincerità dell'insegnamento artistico prodigato da Muti. Una «Prima Sinfonia» di Beethoven così resterà per molti un ricordo luminoso; prima dei nove gioielli della famosa corona, viene sempre presa sotto gamba e lasciata nel limbo delle cose fatte per imitazione; ma sentite invece Muti, come la «intona» fin dalle prime battute: Mozart e Haydn escono di scena, se mai s'intravede Cherubini, ma soprattutto viene avanti Beethoven che già a quell'epoca aveva un cuore grande così e tante cose da dire. Il fraseggio, cristallino e organico come un dato di natura, era affettuosamente chiamato alla ribalta nella sua grazia e nei suoi capricci: un Beethoven mai lezioso, sempre spiritoso e come impregnato di un senso di aurorale bellezza e di gioia; a ranghi sfoltiti, l'orchestra si è accordata con spontaneità allo spirito del direttore. Con la sua straordinaria versatilità Muti ha poi cambiato rotta puntando alla Sesta Sinfonia di Ciaikovskij; dopo il tempietto neoclassico ombreggiato di allori, gli spazi asiatici e roventi e il diario interiore solcato di rimpianti. Ma Muti non ha bisogno di cambiare obiettivi e misure e anche qui trova subito il cuore della composizione con l'apparente semplicità della let¬ tura oggettiva: una «Patetica» ansiosa ma senza nevrastenie, dove le fiamme divampano a tempo e luogo, ma senza che la freschezza di Ciaikosvkij, grande settecentista e mozartiano, venga appesantita: così il suo pathos si naturalizza e tanto più struggenti diventano i canti degli archi velati dalla sordina, e quasi umano il discorrere di fagotto e clarinetto (bravissimi l'altra sera); e infine commovente l'ultimo Adagio nella sua luce di agonia: ma anche qui senza immalinconire e trascinare, come guardando le cose dall'alto, come ci fosse un conforto nel supremo rigore dello stile. Accoglienze, come si è detto, trionfali; con gli applausi impazienti di ruzzolare fuori, come da un vaso troppo pieno, ancora prima della fine della «Patetica». Giorgio Pestelli Riccardo Muti a Torino

Luoghi citati: Milano, Napoli, Torino