Vigorelli: Gepy non sono io di Fulvia Caprara

Vigorelli: Gepy non sono io Vigorelli: Gepy non sono io «Ma somiglia a tanti colleghi come Funari, Scotti e Gardini» ROMA. Irritato? Punto sul vivo? Messo in crisi? Niente di tutto questo: Piero Vigorelli, conduttore su Raidue di «Detto tra noi», programma di cronaca in diretta fra i più noti per la crudezza dei casi esaminati e raccontati con dovizia di particolari, non si scompone davanti alle immagini di «Perdiamoci di vista». Anzi: l'uomo simbolo della tv-crudeltà più che verità, rifiuta quell'etichetta e la scarica su altri colleghi. Impassibile, aggiunge: «E' un film bellissimo: dimostra che tutti i conduttori, compreso il più perfido, hanno un cuore. Peccato che per lanciare la sua pellicola, Verdone abbia usato anche lui il metodo della bugia: ha detto che il suo era un duro attacco alla tv spazzatura e invece ha raccontato una bellissima storia d'amore. Inoltre si è infilato nella scia dei film con protagonisti handicappati, genere che negli ultimi anni va fortissimo: penso a film Oscar come "Rain man" e "Il mio piede sinistro"». Insomma, Vigorelli, lei si riconosce o no nel personaggio di Gepy Fuxas? «Solo nelle cravatte "regimental", ma le mie sono più belle. Verdone ha fatto la parodia di gente come Funari, Castagna, Raffai, Gardini, Gerry Scotti quando conduceva "Ore 12" e anche un po' Costanzo, quando portava in video quella ragazza malata d'invecchiamento precoce». Sì, ma anche lei, proprio come nel film, ha raccontato in raccapriccianti: esorcismi, delit- tv storie possessioni, tacci... «Nella prima edizione, nel '91, il programma si occupava solo di cronaca nera e alcuni critici come Grasso e Vaime, che forse avevano visto solo la puntata sul delitto del "canaro" e sulla morte di un bambino, hanno etichettato la trasmissione in un certo modo. Le cose, dopo, sono molto cambiate: adesso siamo alla quarta edizione, non ci occupiamo solo di nera e io ho accolto alcuni dei consigli ricevuti. Per esempio quello di essere molto "inglese" nell'esposizione dei fatti e di aggiungere alle ricostruzioni riflessioni e tentativi di capire». Però molti continuano a chiamarla «Vampirelli» oppure «Il conduttore che non ride meli»... «A differenza di altri io non ho mai partecipato alle aste di ospiti con casi dolorosi; e poi non ho mai invitato uomini politici in trasmissione. Certo non mi si può dire di aver fatto come la Gardini che a "Caffè italiano", dopo uno svenimento in diretta, passò tranquillamente allo spazio dello sponsor e un'altra volta fece scoprire il tunisino a cui avevano dato fuoco per mostrare meglio le piaghe. Io quando qualcuno si mette a piangere interrompo l'intervista, altri, quando spunta la lacrima, fanno avvicinare la telecamera». Anche lei, proprio come il Fuxas del film, si è spesso occupato di handicappati. «Mi sono occupato dei ciechi di Bologna diventati programmatori di computer, ho invitato i bambini Down campioni del mondo di nuoto. Tratto l'argomento handicappati per darne un'immagine vincente, mai per sollecitare atteggiamenti da elemosina. Metà dei casi che trattiamo vengono proposti dal pubblico, lo sa che molti mi hanno scritto "lei è il Di Pietro della tv?"». E se le capitasse di essere contestato in diretta tv, come succede al protagonista del film? «La scena dello scontro con la ragazza handicappata è assurda: nessun conduttore, nemmeno Sgarbi o Ferrara, si sarebbe comportato in quel modo». L'ossessione per l'Auditel esiste anche per lei? «Quella è una malattia molto diffusa, ci sono registi che lavorano in diretta con i video accesi sui programmi degli altri e, minuto per minuto, cercano il modo per far salire l'audience a scapito dei concorrenti». Gepy Fuxas è anche uno che non legge mai e che non s'interessa di nulla al di fuori della sua trasmissione... «Mi alzo alle 8 di mattina e vado a letto alle 2 di notte, certo di tempo libero non ne ho molto però leggo 8 quotidiani al giorno e un libro a settimana». Fulvia Caprara

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